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Palazzi & potere
Per chi suona la campanella?

Per chi suona la campanella? Il 22 febbraio di due anni fa la campanella suonò per Enrico Letta, il quale fu costretto a passarla a Matteo Renzi. Adesso l' attuale inquilino di Palazzo Chigi teme che sia venuto il suo momento. Nonostante in pubblico ostenti sicurezza e si faccia forte della mancanza di un' opposizione, il presidente del Consiglio si sente accerchiato. Non passa giorno infatti che non guardi con sospetto ogni mossa, in particolare quelle di coloro che ritiene gli emissari dei cosiddetti poteri forti, che il premier ovviamente identifica in Bruxelles, l' Europa, la Germania, la Francia e così via. Per questo ha risposto piccato e con inusitata durezza alle critiche neppure troppo urticanti di Mario Monti. Per Renzi l' ex rettore della Bocconi non è altro che il portavoce della Cancelliera e dunque un nemico giurato, uno da tenere a debita distanza e soprattutto sotto controllo. Ma a impensierirlo non ci sono solo le manovre dell' ex presidente del Consiglio del governo tecnico, ma pure le manovre del nonno della Repubblica, uno che pur avendo lasciato il Quirinale continua a sentirsi il presidente della Repubblica in carica (anche perché chi lo ha sostituito è scarico). Giorgio Napolitano, anche da ex, si dà da fare con le riforme e con le Unioni civili, facendo sentire la sua voce e il suo peso.

Che il già capo dello Stato abbia incontrato Jean Claude Juncker, ossia il presidente della Ue con cui Renzi ha scambiato carinerie al vetriolo, ha fatto ovviamente rizzare le antenne al nostro capo di governo, il quale ha visto nell' insolito rendez vous un motivo in più di preoccupazione. Se poi si considera che l' ex uomo del Colle è stato l' uomo delle mille trame che hanno portato alle dimissioni di Silvio Berlusconi (che ci fossero interessi convergenti a far cadere il Cavaliere lo dimostrano anche le recenti rivelazioni sulle spiate degli americani) e che il suo ruolo nel golpetto del 2011 è ormai acclarato, si capiscono le preoccupazioni di Renzi. Il quale sa di aver perso in parte il vento a favore che soffiava nelle sue vele appena un anno fa e allo stesso tempo è conscio che le cose economiche vanno molto meno bene di quanto la propaganda di Palazzo Chigi e dintorni faccia credere agli italiani attraverso giornali e tv.

Insomma, il premier si sente accerchiato e più debole di prima. Non si fida dei suoi, ma non si fida neppure degli altri. Dopo mesi di scintillante ascesa, per lui è cominciata la stagione delle ombre. Diffida dei banchieri, soprattutto di quelli che un tempo avremmo definiti di area: i grandi vecchi sono sempre pronti a cambiare bandiera. Diffida dei molti che essendo saliti in fretta sul carro del vincitore, cioè il suo, nell' ora in cui sentissero cambiare il vento sarebbero pronti a scendere.

Non meglio, scrive belpietro su libero, va con certi direttori di giornale, pur essendo stati installati sulla tolda di comando per rendere più domito il mezzo loro affidato, adesso sembrano aver cambiato padrone. Tradotto: non sono tempi facili a Palazzo Chigi. Nei corridoi si avverte un' aria carica di elettricità, un condensato di tensione.

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