Politica, quando il disagio si fa consenso. Le nuove sfide
Politica, il 4 marzo scorso il corpo elettorale ha mostrato di non sopportare più tatticismi inutili
Il Bel Paese transita lungo una china sempre più pericolosa. Come non vedere, infatti, che la nostra società si frantuma alla prova di sfide globali, immigrazione in testa, che incidono in maniera decisiva sul livello nazionale? In questo, la politica, intesa in senso di "casta", litiga e finge di convergere davanti alle luci di telecamere particolarmente interessate al "gossip superficiale".
E' un circolo vizioso che non può far altro che peggiorare. Il 4 marzo scorso, il corpo elettorale ha mostrato di non sopportare più i tatticismi inutili e ha lanciato un messaggio piuttosto chiaro: quanto di quel messaggio sia stato capito è tutto da verificare. La riflessione necessaria, oggi come oggi, è interrogarci sulla profondità di un disagio che si è fatto consenso. Si dirà che nessuno ha vinto (nei termini della possibilità di costituire una salda e chiara maggioranza parlamentare) ma questo non può negare la degenerazione in atto nella realtà.
Il messaggio degli italiani è chiarissimo. I partiti classici, quelli eredi di un mondo che non c'è più, si cristallizzano in salotti non dialoganti con la realtà, neppure lontanamente eredi di quei "soggetti ideologici" che hanno fatto grande il nostro Paese. Non vi è dubbio che nel passato siano stati commessi errori ma ciò che va salvato è la capacità visionaria che la maggior parte dei politici di un tempo aveva. Certo, nel terzo millennio quelle idee non possono più essere pensate per tentare di governare le sfide di un mondo che è cambiato profondamente e che è in radicale e velocissima metamorfosi. Il nostro limite si vede nella voglia di classificare le nuove esperienze politiche in destra, sinistra, centro: è semplicemente assurdo !
Questa fase della globalizzazione - pur avendo moltissimi aspetti positivi - ha messo in grande evidenza, e ha reso ancora più insostenibili, le gravi diseguaglianze che stanno caratterizzando il mondo e i sistemi nazionali. Con i ricchi che sono sempre di meno e sempre più ricchi, i poveri che sono sempre di più e sempre più poveri, il ceto medio si erode progressivamente e, con esso, la colonna portante di molti Paesi occidentali, compresa l'Italia.
In questo contesto, il tema della sovranità degli Stati nazionali ci pone domande fondamentali: nel tempo del digitale e dell'intangibile, ha ancora senso parlare di confini e di territori classicamente intesi e come si declinano le forme della rappresentanza politica ?
In ultimo, anche la democrazia si trasforma. E non appare più sufficiente, in una affermativa cultura del progetto, limitarci a cercare di capire come ridare senso alla democrazia rappresentativa. Dobbiamo ripensare alle forme della democrazia stessa, riattingendo alla storia del pensiero politico ma guardando alle mutazioni della condizione umana nell'incessante innovazione scientifica e tecnologica che la pervade profondamente.
*Università degli Studi "Link Campus University"