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Palazzi & potere
POPULISMO ITALIAN STYLE

La campagna elettorale francese per le presidenziali e il risultato del primo turno non possono non far venire in mente alcune considerazioni sulla perenne “specificità” italiana. Le linee tendenziali sono le stesse un po’ dappertutto: paura da immigrazione, impoverimento dei ceti medi, anti europeismo e anti globalismo (anche se quest’ultimo è ovunque confuso e contradditorio); crisi dei partiti tradizionali; crescita di nuove formazioni politiche che, facciamola breve, vengono definite populiste.

Ma noi siamo sempre diversi, e direi proprio diversi in peggio. Abbiamo avuto cinquant’anni di governi che duravano meno di un anno, abbiamo miriadi di “nuovi soggetti politici”; abbiamo mille e mille frammentazioni; cambiamo legge elettorale a ogni soffio di vento (e magari adesso non riusciamo nemmeno a farne una qualsiasi); abbiamo la classe politica più rissosa e più di basso livello di tutto l’occidente sviluppato. Ebbene anche nel così detto populismo siamo speciali.

Prendiamo la Francia. Il lepenismo si è visto che vale circa il 22%. Non so cosa succederà al secondo turno ma finora la tendenza è che gli altri fanno fronte comune contro i Le Pen, prima il padre e poi, probabilmente -anche se non si può dire nulla di plausibilmente sicuro sul futuro, la figlia. E la signora Marine, dal punto di vista comunicativo, l’abbiamo sentita parlare di patriottismo, di difesa della Francia utilizzando anche concetti retorico-nobilitanti come “Francia greca e romana” etc. Insomma questa estrema destra francese si affida, per conquistare i cuori, all’idea di nazione, di popolo, di difesa di valori etc etc.

Prendiamo l’Italia. Il complesso del populismo demagogico vale, a occhio e sondaggi alla mano, tra il 45 e il 50%. Si, avete letto bene: si tratta della somma di M5S, Lega e meloniani, indipendentemente dal fatto che si alleino in un prossimo futuro. Il caso è, al momento, unico al mondo. Gli “altri” non sembrano affatto propensi a fare fronte comune contro il partito più forte di questo populismo demagogico, i 5S; anzi la corsa a ingraziarseli sembra ormai inarrestabile e pare a molti nostri concittadini che sia meglio che vincano loro che non gli odiati comunisti (!!!???) o berlusconiani (!!!???).

E i temi comunicativi: forse il nostro 45-50% parla di patria, di nazione, di Italia da difendere (a parte il nome Fratelli d’Italia…), di tradizioni greco-romane? Di popolo da compattare? Di riscatto collettivo da fondare sui nostri animi forti?

Ma non scherziamo. I nostri temi forti sono il “tutti rubano”, il “tutti a casa”, l’Italia da sfasciare definitivamente (in alcune forti e permanenti componenti della Lega), il governare attraverso il click di chi ha più tempo da passare a sparare volgarità sulla rete salvo poi destituire i candidati risultati i più votati dalla rete stessa se non sono simpatici ai soci fondatori della ditta, il non pagare le tasse come gesto fondante della libertà d’impresa e di altro.

Insomma tutto fa pensare che, sia che venga guidata dalla panzer Le Pen, sia che venga guidata dalla bella statuina Macron, la Francia continuerà a fare shopping delle aziende italiane e a contare tanto, ma tanto, più di noi su tutti i tavoli dove si decide qualche cosa.

Angelo Baiocchi

 

 

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populismoitaliafranciamacronle pen





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