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PORTOGALLO: UN FULMINE E LA SICCITA’ DIETRO L’INCENDIO

Combustibile, comburente e innesco. E’ questo il cosiddetto triangolo del fuoco, formato da i tre elementi indispensabili alla combustione, una reazione chimica alla base di molti processi vitali. Non ci sarebbe vita senza combustione. Ma delle combustioni   incontrollate, ovvero gli incendi, faremmo   volentieri a meno.

  L’ultimo disastroso rogo, avvenuto in Portogallo, con   62 vittime e 50  feriti, è stato causato molto probabilmente da un fulmine, abbattutosi su un albero, in un bosco inaridito da settimane di caldo torrido e interminabili mesi senza piogge. 

E proprio quel fulmine ha causato tecnicamente la chiusura del triangolo del fuoco. Già, perché senza un   innesco non si sarebbe mai verificato l’incendio. Praticamente in ogni luogo sono presenti almeno due dei tre elementi del triangolo: combustibile e comburente.

Combustibile è qualsiasi materiale atto a bruciare: legna, carta, plastica, di cui siamo contornati ovunque. Comburente è l’ossigeno e dunque l’aria che respiriamo. Dal punto di vista tecnico, dunque, il fulmine ha innescato l’incendio facendo raggiungere al legno la temperatura di accensione prossima ai 300 gradi.

D’altra parte, i fulmini non sono altro che potenti scariche elettriche provocate da differenze di potenziale tra nuvole e terra, che trasferiscono grandi quantità di energia al suolo. Energia elettrica che al momento dell’impatto con la terra si trasforma in calore. E le quantità di energia in gioco sono enormi: fino a 5 miliardi di Joule, l’equivalente di 145 litri di petrolio per intenderci. Fortunatamente non va sempre così.

Nel dramma portoghese si sono verificate contemporaneamente diverse condizioni sfavorevoli. Il fulmine si è abbattuto in un punto in cui la temperatura di accensione del legno si era abbassata proprio a causa delle temperature elevate, attorno i 40 gradi,  e dell’ambiente circostante secco.

La scarica elettrica è riuscita ad innescare l’incendio pur avendo una durata di pochi microsecondi, il forte vento ha favorito la rapida propagazione delle fiamme.

I punti in cui si abbattono i fulmini dipendono esclusivamente dalle leggi della fisica: la scarica elettrica segue il percorso con minore resistenza. Ecco perché in caso di fulmini meglio stare lontano da alberi e oggetti alti ed appuntiti, specie se di metallo: per la corrente sono vie preferenziali attraverso le quali scaricarsi a terra. 

Dunque una sequenza di eventi naturali, seppure perversa e difficilmente ripetibile, è alla base di questo disastro. All’uomo non rimane altro che prevenire. Per esempio affrontando in maniera strutturata la spinosa questione dei cambiamenti climatici, di cui la siccità è solo uno degli innumerevoli volti. E questo disastro una delle tante tragiche conseguenze seppure indirette.

Alessandro Coretti

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