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Palazzi & potere
Queste elezioni europee sono una presa per i fondelli: ecco spiegato perchè

Fra tre giorni gli elettori dei 28 paesi del Vecchio continente saranno chiamati a eleggere il Parlamento europeo. In Italia, in questa campagna elettorale, esilarantemente tragica, si è divagato, prendendola alla larga. Si è infatti parlato soprattutto d'altro. I giornali, scrive Pierluigi Magnaschi su Italia Oggi, hanno discettato fra sovranisti e comunitaristi, guardandosi bene dallo spiegare che cosa, in realtà, esprimessero, in concreto, questi due termini. Una scusante i media ce l'hanno, perché nessuno, in effetti, sa che cosa questi termini significhino. Sono infatti usati come dei passepartout per partecipare al dibattito riuscendo a dire niente. Sono degli scioglilingua per stupire il popolo e fargli capire che ci sono dei sancta sanctorum nei quali il popolo non può azzardarsi ad entrare anche perché, parliamoci bene, loro ritengono che non ne capirebbe niente.

Per indorare la pillola-placebo della divagazione permanente all'insegna del motto «mi spezzo ma non mi spiego», il dibattito politico, soprattutto televisivo, si è sviluppato sugli epiteti (mi stava scappando di dire, pardon: sui concetti) di razzismo e di fascismo, distribuiti come il pepe sulla cacciagione (non fanno mai male, si dice in certi ambienti) . Se questi ambienti potessero parlare come sentono loro le cose, essi direbbero che i razzisti (che sono dappertutto, salvo che a casa loro) sono dei subumani che portano l'anello di osso al naso, ma poi rischierebbero di diventare a loro volta razzisti, sia pure a danno di bianchi, e quindi il paragone se lo tengono per loro, ma ce l'hanno ben chiaro in testa, anzi nel loro foro interiore, come si diceva un tempo.

Per dare la misura dell'intossicazione di vaghezza promossa sull'Europa da questa campagna elettorale europea scipita, che si sta concludendo in queste ore, faccio emergere alcuni interrogativi rispondendo ai quali, in un modo o in un altro, si costruirà un'Europa futura che sarà in un modo oppure in un altro. Eccoli:

Bisogna abbandonare l'euro?

Bisogna armonizzare la fiscalità fra i paesi dell'Unione europea?

Bisogna ratificare i nuovi accordi di libero scambio?

Bisogna instaurare la tassa carbone alle frontiere della Ue?

Bisogna introdurre un salario minino europeo adattato però ad ogni paese?

Bisogna abbandonare la regola del 3% del deficit pubblico sul pil?

Bisogna applicare una tassa adeguata anche ai giganti di Internet?

Bisogna abbandonare la politica agricola comune?

Bisogna rivedere gli accordi di Shengen?

Bisogna uscire dai trattati europei attualmente in vigore?

Bisogna fare entrare altri paesi nella Ue? E quali?

Bisogna creare un servizio civico europeo obbligatorio?

Bisogna ripartire dalle quote per coloro che domandano l'asilo in Europa?

Bisogna creare una Ue a più velocità?

Bisogna creare una forza armata europea?

Bisogna rendere possibile il referendum europeo di iniziativa cittadina?

Sono sedici temi cruciali. Ognuno grosso come una casa. Sui quali sarebbe stato necessario conoscere l'opinione dei vari partiti per poter poi esprimere un voto maturo, motivato e consapevole. E invece questi temi non sono nemmeno stati elencati, non dico discussi.

L'elettore italiano vota quindi nella nebbia, seguendo le sirene di parole d'ordine piene di niente, al massimo riempite di emozioni allo stato puro e prive di impegni. Pare che, per i partiti e per i grandi media, specie i grandi network tv, l'importante non sia spiegare ma intrattenere, divagare, menare il can per l'aia, in base al principio che un tempo era vergato nei cartelli esposti nelle carrozze dei tram che dicevano: «Non disturbare il manovratore». Che, se prende degli impegni, poi rischia di doverseli rimangiare come capita agli M5s adesso. Invece, se non prende nessun impegno, è libero di fare quel che vuole. A seconda delle circostanze. Le sue, però.

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