REDDITO DI CITTADINANZA? NO GRAZIE, MEGLIO L'IMPOSTA NEGATIVA
Uno spettro s'aggira per l'Italia e ce lo ha fatto notare molto bene il fondatore di "Stato Minimo" l'avvocato-commercialista liberale Luca Maria Blasi. È lo spettro pentastellato del c.d. "reddito di cittadinanza", esempio perfetto di una collettività dove ciascuno cerca di vivere a spese degli altri.
In questi interminabili anni di crisi, l'idea si presenta assai appetibile, anche per l'aura di "giustizia sociale" di cui si circonda. Guardando più in dettaglio il ddl del M5S, attualmente all'esame del Senato, saltano subito agli occhi aspetti critici, di cui qui se ne evidenzia solo qualcuno. Intanto l'importo troppo elevato dell'assegno, quasi 800 euro, che disincentiva la ricerca di un lavoro, o peggio ancora alimenta l'idea di una società in cui questo venga sempre più sistematicamente a mancare e in cui la frazione di popolazione professionalmente attiva, sempre più ridotta, divenga anche sempre più una vacca da mungere. In secondo luogo va rilevato il meccanismo incredibilmente cervellotico adoperato per l'individuazione dei parametri che giustificano il riconoscimento dell'elargizione - tralasciamo qui l'esame di alcuni tecnicismi folli - il quale determinerebbe a sua volta costi di gestione occulti aumentando anche la burocrazia necessaria per i controlli. Perciò, e questo è un altro aspetto di criticità, abbiamo serie ragioni di sospettare che i costi preventivati dal progetto, pur ingenti, siano assolutamente sottostimati e la copertura finanziaria prevista, a parte i soliti F35, non esclude ulteriori inasprimenti fiscali ed è del tutto farginosa ed insufficiente.
C'è poi un aspetto non secondario che riguarda i beneficiari, e li trasforma in macchine al servizio dello stato, tramite una serie di adempimenti assillanti, improntati alla smania di certificazione anziché al risultato, culminanti nel "fascicolo personale elettronico del cittadino" e nel "libretto formativo elettronico del cittadino", roba da orticaria burocratica. La stessa misura legislativa che, sottraendo ancora risorse all'economia libera, di fatto drena e riduce il lavoro, è quella che culmina nel paradosso di trasformare il beneficiario a sua volta in un burocrate che deve "lavorare" non meno di due ore al giorno, e certificarlo, per fingere di voler trovare un lavoro.
Per farla breve abbiamo elencato solo pochi aspetti critici, come si era detto. Non vogliamo però apparire degli insensibili, feroci fautori di un darwinismo sociale che si disinteressa dei più sfavoriti, o come si dice qui in Italia dei "turboliberisti", specie in una congiuntura come questa. L'occasione è buona allora per tornare su una vecchia e sempre buona proposta, quella dell'Imposta negativa sul reddito (in inglese NIT, Negative Income Tax). Un'idea semplice, già elaborata nel XIX secolo, e poi fatta propria anche da Milton Friedman (che fu tacciato di socialista, per questo, da alcuni ambienti di pensiero liberista). Si tratta di fissare una soglia di reddito personale, al di sotto della quale, chi percepisce meno, abbia un 'integrazione. Chiunque abbia un reddito inferiore, poniamo, alla soglia di 6.000 €, avrebbe diritto a un sussidio pari a una certa aliquota sulla differenza tra il reddito fissato alla soglia e quello che effettivamente percepisce.
Certo per alcuni, ma sarebbe una minoranza estrema, anche questa apparirebbe una misura comunque redistributiva e assistenzialista. Non bisogna vergognarsene a prescindere, e occorre respingere omologazioni acritiche. Non si può negare che una rete minima di protezione sociale sia necessaria. Questa, però, costerebbe meno, lascerebbe il beneficiario libero da adempimenti e scartoffie, non comporterebbe l'incredibile elefantiasi burocratica, da stato socialista oppressivo in stile Grande Fratello, che la proposta di M5S comporta di sicuro.
Ma forse il M5stelle vuole connotarsi come un partito concorrente alla vecchia sinistra italiana a cui il controllo del popolo, attraverso la burocrazia, è sempre stato un obiettivo, purtroppo, diciamo noi liberali, già assolutamente raggiunto.
Andrea Bernaudo
*presidente SOS partita IVA