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Palazzi & potere
Referendum, ha vinto la democrazia: parla Ferdinando Imposimato

L'analisi del grande magistrato; seguire l'insegnamento di Aldo Moro

Hanno vinto la democrazia e la  capacità di  giudizio  degli italiani, che hanno detto NO alla distruzione della Costituzione repubblicana.  Contro una marea di inganni,  false promesse,  menzogne ,  leggi ad personam, provvedimenti truffaldini, bombardamenti  quotidiani delle TV di Stato a votare una riforma che avrebbe ucciso ogni speranza,  contro le comparsate di servi del potere  e le pagine intere dei giornali e testate internazionali un tempo mitiche  come  NYT ,  Washington Post, e  Wall Street Journal,    quesiti truffaldini, le proroghe illegittime  dei vertici della magistratura, i provvedimenti a favore  di  capibastone proni ai voleri del capo, i viaggi della Ministra Boschi  in tutte le ambasciate del pianeta, la mobilitazione della Merkel , di Holland, di Obama, dell'ambasciatore Philips,  del  vertici dell'Unione Europea, dei grandi banchieri mondiali, dei neoconservatori, l' intervento di Eugenio Scalfari  - che non ne  azzecca una -per diffondere il SI del Presidente Mattarella  alla riforma liberticida. Nè è bastato il controllo delle gerarchie universitarie che ha imposto un silenzio illegittimo, le intimidazioni degli studenti. Nè hanno influito sulla scelta degli italiani le  servili  sortite di grandi artisti come Roberto Benigni e  di tanti altri. Si voleva imporre una riforma che favorisse i grandi gruppi bancari internazionali.

La nostra è una Costituzione migliore di quella americana, dotata di potenzialità straordinarie  sol che si rispettino le regole e i principi. Al sua centro è l'eguaglianza, finora vilipesa. E l'utilità sociale delle grandi opere, il lavoro e non il profitto.   L'eguaglianza  ha contribuito allo sviluppo delle nazioni e ha fatto grandi molti paesi dell'antichità e dell'era contemporanea. L'eguaglianza è il pilastro della democrazia, la molla che ne favorisce la diffusione: « tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali, senza distinzione di sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni personali e sociali” ( art 2). La Repubblica rimuove gli ostacoli di ordine economico e sociale, che limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese » ( art 3). L'antitesi della democrazia è la dittatura che distrugge le potenzialità dei singoli uomini per esaltare quelle del tiranno. Ma nessun uomo è disposto a impegnarsi e a valorizzare le proprie potenzialità creative nell'interesse di un dittatore.  Ma bisogna agire per rendere effettiva e concreta l'eguaglianza, fonte di sviluppo e di progresso. Lo predicava Aldo Moro nel 1959, “ occorre  perseguire l'effettiva eguaglianza dei diritti e delle possibilità degli uomini . Si vuole una società che non abbia settori marginali, zone d'ombra alle quali , quasi per una congenita e insuperabile diversità , sia riservata una sorte meno fortunata, una partecipazione meno intensa al valore della vita sociale , una diseguaglianza di posizione, un incolmabile dislivello sotto ogni riguardo”.  Egli sosteneva che la democrazia è l'impegno di tutta la società  a provvedere al proprio sviluppo, e a un'eguale partecipazione  di tutti, un'eguaglianza collettiva di diritti- diritto al lavoro dignitoso, alla casa, alla istruzione , al reddito sociale all'ambiente,- che dia ad ogni uomo, in rapporto alle sue possibilità e ai suoi meriti , il posto che gli compete nella società.  Lo vuole la nostra Costituzione che è programmatica  non astratta, Seguiamo l'insegnamento di Moro.  Noi possiamo rinascere , partendo dalla scuola e dai giovani.  Essa richiede  una seria azione di lotta democratica  rivolta  a rendere possibili  ed accettabili le   rinunce   ai privilegi, a riequilibrare progressivamente la situazione  a  realizzare l'estensione dei diritti  e l'espansione vitale della intera società” . Contro  la resistenza come angustia di meschini interessi  e di posizioni di vantaggio e di isolamento  da difendere.  In vista di  una società che non abbia settori marginali, zone d'ombra alle quali , quasi per una congenita e insuperabile diversità , sia riservata una sorte meno fortunata, una partecipazione meno intensa al valore della vita sociale , una diseguaglianza di posizione, un incolmabile dislivello sotto ogni riguardo”.
“La democrazia è l'impegno dello Stato e di tutta la società  a provvedere al proprio sviluppo, e a un'eguale partecipazione  di tutti, un'eguaglianza collettiva di diritti- diritto al lavoro dignitoso, alla casa, alla istruzione pubblica , al reddito sociale per i disoccupati involontari,- che dia ad ogni uomo, in rapporto alle sue possibilità e ai suoi meriti , il posto che gli compete nella società”.
, (Aldo Moro  Milano 3 ottobre 1959)
Tra gli impegni fondamentali dei partiti Moro pose il problema della scuola. Egli disse  “un impegno che tocca a un tempo la difesa della libertà, la concreta attuazione della dignità umana, la soddisfazione degli interessi di sviluppo e di ordinata crescita della società, è quello attinente alla scuola. Esso riguarda lo sviluppo della vita democratica  in Italia e  assicura, colmando grado a grado enormi dislivelli, la necessaria espansione della scuola in tutti gli ambienti, o  affronta  problemi del rinnovamento strutturale e dell'adeguamento tecnico e didattico della scuola italiana, sempre nel rispetto, voluto anche dalla Costituzione, della libera iniziativa scolastica come fondamentale espressione, essa pure , della libertà umana” (Moro il congresso di Firenze del 1959) “Ma non si può negare che mano a mano i problemi della scuola, della sua dimensione, della sua struttura, della sua qualificazione, della sua espansione, siano diventati particolarmente urgenti e preminenti parallelamente con lo sviluppo  straordinario della scienza e della tecnica, con la elevazione del livello tecnico del lavoro, con il maturare progressivo della coscienza democratica che comporta il diritto di tutti a partecipare ai beni della cultura e al dovere sociale di rendere questa espansione possibile>>(il congresso di Firenze 1959)
Possiamo rinascere a partire dalla scuola e dai giovani.

Ferdinando Imposimato

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