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Palazzi & potere
Governo istituzionale con Monti: così Napolitano pensa al dopo-Renzi

"Mario, tu andresti all' Economia?". Manovre al Senato - Colloqui riservati per un governo istituzionale con Monti ministro.  A Napolitano non interessa più il destino del premier.

Nella magmatica palude del Senato, ossimoro che somma trasformismo e convenienze personali, sempre in evoluzione, al Senato, dicevamo, il Grande Gioco del Dopo è una mania ludica che vale quella dei famigerati Pokemon. E così la futurologia politica è uno degli aspetti prevalenti di questa campagna referendaria. Sia che vinca il Sì, sia soprattutto che vinca il No, ormai la data del 4 dicembre 2016 è assimilabile al 21-12-2012. Ricordate? Era quattro anni fa e ci fu una palpitante attesa universale per la fine del mondo pronosticata dai Maya.

Nel piccolo cortile italiano, scrive Fabrizio d'esposito sul Fatto, gli aruspici del 4-12-2016 sono parlamentari di lungo se non infinito corso che si baloccano con il fatidico dopo-Renzi. Il più preoccupato e angosciato, e non poteva essere altrimenti, è il sempre attivo Giorgio Napolitano. Il presidente emerito, qualche giorno fa, è stato sorpreso in aula a Palazzo Madama con un altro senatore a vita, Mario Monti. Il siparietto tra i due ha attirato l' attenzione di un noto ex ministro, oggi antirenziano, che ha un' abilità particolare: riesce a leggere il labiale dei suoi colleghi. Di qui una clamorosa rivelazione attribuita a Re Giorgio, durante il serrato colloquio con l' ex premier Monti: "Mario, ma tu andresti a fare il ministro dell' Economia?". Consegnando, appunto, la sostanza della frase alla scienza della futurologia, le parole del presidente emerito indicano uno stato d' animo diffuso e trasversale. Per la serie: cosa accadrà dopo, soprattutto se dovesse vincere il No?

A Napolitano, raccontano, da tempo non interessa più il destino del premier. Anzi. Il secondo ha rifiutato più di una volta i consigli del primo e qualche amico di Re Giorgio ricorda sconsolato quando il presidente ancora in carica si riferì pubblicamente a Renzi come a un uomo che deve salvarsi da se stesso, innanzitutto. Il resto lo ha fatto la campagna referendaria, distorta e forse compromessa dalla personalizzazione renziana. Sostenuto dalla sua visione realista o togliattiana della Storia, Napolitano si è messo allora a elaborare ipotesi e scenari del dopo, non solo ludicamente. E il sondaggio fatto con Monti, simbolo della sobrietà in loden verde ma anche primo ministro della monarchia di Re Giorgio, conduce probabilmente all' idea di un governo istituzionale guidato da Pietro Grasso, presidente del Senato.
Nei conversari di Palazzo Madama si rievocano finanche i due recenti precedenti storici che vanno in questa direzione, entrambi quando al Quirinale c' era Francesco Cossiga: il governo Fanfani del 1987 e il tentativo Spadolini di due anni dopo. Ma l' ipotesi istituzionale è solo una delle quattro che circolano tra i futurologi del 4 dicembre.

Le altre tre sono: Renzi bis, governo per la crisi economica, esecutivo politico con un esponente del Pd. La prima è quella che unisce i due epigoni della Ditta democrat, Pier Luigi Bersani e Massimo D' Alema, divisi su tutto ma non su questo. La loro visione comune è di scuola comunista: con la vittoria del No, sarebbe sufficiente che Renzi mollasse il partito, non Palazzo Chigi. Questione di tattica. Un premier dimezzato e sconfitto si logora e si distrugge senza grandi difficoltà. La paura dell' ecatombe economica, poi, tra banche e mancata ripresa. Come già scritto mille volte, qui il prescelto è Pier Carlo Padoan, oggi titolare dell' Economia. La quarta e ultima ipotesi riguarda infine un altro banalissimo governo a guida democratica. Il nome più gettonato, anche questo uscito miliardi di volte, è quello di Dario Franceschini, attuale ministro della Cultura. Sintomatica la battuta che gli ha fatto Pier Ferdinando Casini, incrociandolo: "Dario ti stai preparando?".

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