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Palazzi & potere
Renzi e De Benedetti: la Procura di Roma introduce la "modica quantità"

In data 11.1.2018, la Procura di Roma, confermando di perseguire i giornalisti che pubblicano i fatti, non i colpevoli di gravi reati, ha aperto un fascicolo contro ignoti per capire come sia arrivato alla stampa il contenuto della conversazione tra Carlo De Benedetti e il suo broker, con la quale venivano decisi acquisti di titoli delle banche popolari nei giorni precedenti all’approvazione del decreto che obbligava alla trasformazione in spa. La procura ha chiesto e ottenuto dalla commissione l’elenco dei parlamentari che hanno consultato gli atti depositati in commissione dalla procura di Roma.

Sulla contestata riforma delle Banche Popolari (bocciata anche su ns. ricorso dal Consiglio di Stato ed al vaglio della Consulta), Adusbef in data 26 gennaio 2015, depositò esposti denunce alla Procura della Repubblica di Roma, ipotizzando l'insider trading, uso di informazioni privilegiate per conseguire ingenti guadagni sui mercati a colpo sicuro, operazioni anomale quantificate dall’ex presidente della Consob Giuseppe Vegas in 10 milioni di euro di plusvalenze. Ascoltato dal parlamento il 12 febbraio 2015, Vegas spiega come la Consob «ha rilevato la presenza di alcuni intermediari con un’operatività potenzialmente anomala» con acquisti prima del 16 gennaio, cioè prima che si sapesse «dell’intenzione del governo di adottare il provvedimento». Tra i casi citati c’è anche quello del finanziere Davide Serra, che avrebbe ottenuto guadagni con la sua Algebris. Gli atti Consob vengono trasmessi alla Procura di Roma che iscrive nel registro degli indagati Bolengo e nel maggio successivo interroga lo stesso De Benedetti e Renzi come persone informate dei fatti. Confermano di aver avuto contatti in quei giorni, ma negano lo scambio di informazioni privilegiate. In particolare Renzi assicura che «alla riforma delle banche si dedicarono cenni del tutto generici e non fu riferito a De Benedetti nulla di specifico su tempi e strumento giuridico».

Nell’audizione davanti la Commissione banche del 14 dicembre 2017, l’ex presidente Consob, aveva dichiarato che alcuni giorni prima del via libera al decreto sulle banche popolari del 20 gennaio 2015, «ci furono dei colloqui tra De Benedetti con il dottor Panetta di Bankitalia e con l'allora presidente del consiglio Matteo Renzi» (avvenuti tra il 15 ed il 19 gennaio 2015), sottolineando che «anche la procura di Roma con Pignatone ha avviato un'istruttoria, archiviando la posizione di Renzi, mentre quella di De Benedetti non è stata ancora convalidata dal Gip.

Poco dopo, la procura di Roma ha reso noto che «Con riferimento alla notizie diffuse dalle agenzie di stampa e concernenti le dichiarazioni rese oggi alla Commissione Banche dal presidente della Consob Giuseppe Vegas, si precisa che la Procura di Roma non ha istruito alcun procedimento a carico di Matteo Renzi e Carlo De Benedetti». La ricostruzione degli avvenimenti, antecedenti e conseguenti al decreto, nell’esposto dell’Adusbef del 16 gennaio 2015 integrato il 12 febbraio 2015:

“Venerdi 16 gennaio 2015, le prime indiscrezioni trapelate sulla riforma delle banche popolari, rilanciate dall’Agenzia Ansa alle ore 17,58:” In arrivo norme per riformare la governance delle banche popolari e del credito cooperativo (Bcc) e favorire un consolidamento del settore. Secondo quanto si apprende da diverse fonti le misure sarebbero contenute nel provvedimento 'Investment compact' che il governo varerà la prossima settimana. Martedì 20 gennaio 2015 il Consiglio dei ministri presieduto da Matteo Renzi ha approvato un decreto legge definito “Investment compact”. "Ingenti flussi di capitali si sarebbero mossi da Londra già prima dell' annuncio della riforma. Da lunedì 16.1.2015 i titoli sono schizzati alle stelle, con rialzi a due cifre nonostante il calo di venerdì 12 gennaio: a guidare la lista la Popolare dell' Etruria (+62,7%), il cui vice-presidente è il padre del ministro Maria Elena Boschi, seguita dal Credito Valtellinese (+30%), Bper (+23,9%), Banco Popolare (+21,2%), Bpm (+20,7%) e la Popolare di Sondrio (+18,8%)".

Alcuni giorni prima del via libera al decreto del 20 gennaio 2015, ci furono dei colloqui tra De Benedetti, che utilizza le istituzioni come proprie dependance, con il dottor Panetta di Bankitalia e con l'allora presidente del consiglio Renzi.

Per spiegare il contesto all'interno del quale sono avvenuti gli incontri con Renzi e Panetta, De Benedetti racconta ai funzionari della Consob delle sue frequentazioni politiche. «Io normalmente con Renzi faccio, facciamo breakfast insieme a Palazzo Chigi. Quando lui era ancora sindaco di Firenze, ha chiesto di conoscermi. E mi ha detto: "Senta, io avrei il piacere di poter ricorrere a lei per chiederle pareri, consigli quando ne sento il bisogno". Gli ho detto: "Guardi, va benissimo. Non stacco parcelle, però sia chiara una roba: che se lei fa una cazzata, io le dico: caro amico, è una cazzata"». Tra i consigli dati a Renzi, ci sarebbe anche quello di varare una riforma del lavoro in stile Jobs Act. Racconta De Benedetti: «Il Jobs Act gliel'ho suggerito io, come una cosa che poteva essere utile».

I funzionari della Consob chiedono a De Benedetti se abbia avuto incontri con qualcun altro dello staff della presidenza del Consiglio. De Benedetti risponde di no, ma poi aggiunge: «Io sono molto amico di Elena Boschi, ma non la incontro mai a Palazzo Chigi. Lei viene sovente a cena a casa nostra ma non... io, del governo, vedo sovente la Boschi e Padoan. Anche lui viene a cena a casa mia e basta. Perché poi sa, quello lì si chiama governo, ma non è un governo, sono quattro persone, ecco». Alla luce dei fatti esposti, acclarati e non smentiti accaduti venerdì 16 gennaio 2015, giorno cruciale per ricostruire gli eventi, come riportati nei documenti depositati dal presidente di Consob Giuseppe Vegas, con Carlo De Benedetti che chiama al telefono il suo investitore finanziario, Gianluca Bolengo, amministratore della società IntermonteSim (telefonata agli atti del procedimento di Consob, inviata alla Procura della Repubblica di Roma) dalla quale emerge che l’imprenditore ed editore vuole comprare azioni delle Popolari, in quanto è stato Renzi in persona a dirgli dell’imminente emanazione del decreto, con l’acquisto di azioni da sei diversi istituti di credito, antecedenti al 20 gennaio successivo, con Renzi che annuncia in conferenza stampa, la riforma delle banche Popolari in società per azioni, con Intermonte Sim che rivende le azioni, consentendo a De Benedetti di ottenere plusvalenze per circa 600mila euro, era doverosa l’iscrizione di entrambi nel registro degli indagati. Il pm Stefano Pesci introducendo la modica quantità nel reato di insider trading ed aggiottaggio, ha archiviato senza mai iscrivere sul registro degli indagati Renzi e De Benedetti, mentre solo per Balengo il Gup deve ancora esprimersi. 

Utilizzare i guanti bianchi, verso due potenti come Renzi e De Benedetti, che dovevano essere iscritti sul registro degli indagati come previsto dalle norme di legge e dalla ‘giustizia uguale per tutti’, di sovente violata per i potenti, applicata pedissequamente per comuni cittadini e ladri di polli sbattuti in galera senza tanti complimenti se non messi alla gogna, scardina la fiducia dei cittadini verso lo stato di diritto e le istituzioni. Adusbef che ha già attivato e studiato contromisure, ed opportune iniziative giuridiche che saranno depositate lunedì 15, per non far archiviare il gravissimo scandalo “Renzi-De Benedetti”.

 

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