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Palazzi & potere
Renzi, l'importante è esagerare: tra libro e realtà. Con il tabù Napolitano

"Ho voluto mettere i punti sule 'I' perchè restasse agli atti quello che è accaduto per Mattarella, le banche, il passaggio di consegne con Letta, il patto con Berlusconi". E "non sono polemico, racconto dei fatti. Qualcuno si è arrabbiato, ma stavolta non l'ho fatto apposta", dice del suo libro 'Avanti' Matteo Renzi a distanza ormai da una settimana dal lancio ufficiale. Ma c'è molto di più dietro al lancio di un libro, soprattutto se parliamo del 'machiavelli' della politica italiana, Matteo Renzi.

Nulla accade per caso. Soprattutto quando si parla di politica. Dietro al lancio del nuovo libro di Matteo Renzi ha trovato spazio una strategia ben precisa; la volontà era quella, tutta politica, di usare la forte esposizione mediatica per relegare in secondo piano l'attività politica del Premier Gentiloni, un Premier che sta riscuotendo sempre maggiore successo in Italia e in Europa e che sta facendo sempre più dimenticare il 'governo dei mille giorni'.

La paura di Renzi, secondo fonti autorevoli del Nazareno è infatti quella che l'attuale Presidente del Consiglio possa non solo rubargli la scena nell'immediato ma anche la candidatura per un secondo mandato. Gentiloni sta diventando troppo forte per le strategie renziane, rischia oltretutto di diventare troppo ingombrante. La qual cosa potrebbe sfuggire di mano perché quando Matteo volesse in futuro richiamarlo all'ordine, il Conte Gentiloni (come lo chiama quando tra i due si verificano dissapori) potrebbe non rispondere più: obbedisco. Questo è il principale problema di Matteo Renzi.

L'azione di Renzi è quindi un'azione di disturbo e di critica con la speranza nemmeno tanto remota che scuotendo l'albero possano pure arrivare le sempre agognate elezioni anticipate, tanto più che dopo l'estate ci saranno le temute elezioni siciliane dove il Pd avrà scarsissime possibilità di vittoria ed una manovra economica lacrime sangue da approvare magari con i voti di Forza Italia.


"Parlano da sole", dunque, le ultime dichiarazioni del leader dem in tema di Europa e fiscal compact, dichiarazioni che da una parte sono servite per puntare ad una nuova fetta di elettorato ma dall'altra per evidenziare l'inconsistenza di Gentiloni sul piano internazionale; poco importa poi a Renzi se le uscite sul deficit hanno provocato una reazione ben poco diplomatica da parte di Bruxelles. E se Gentiloni venisse rottamato, tanto meglio.

Il libro inoltre serve al leader dem per ridefinire i confini, teoria e prassi, del nascituro PdR, il partito di Renzi. Il libro, con le sue 'intemerate', con la sua narrazione ad uso e consumo di un 'uomo solo', con il suo 'io' spinto alle estreme conseguenze (l'importante è esagerare direbbe Jannacci) dovrebbe portare nelle intenzioni di chi lo ha scritto a favorire altre fuoriuscite dal partito, in particolare dalle parti di Orlando e Franceschini, gli unici veri rivali interni rimasti essendosi Emiliano acconciato a fare la foglia di fico 'sinistra' del leader (nonché disturbatore dell'azione del governo) pronto però a mollarlo se lo stesso dovesse cadere in disgrazia. Perché ormai la strategia di Renzi è chiara: cambiare il DNA del partito occupando il centro dello scacchiere politico, favorire la nascita di un governo Renzusconi per poi successivamente prendere il posto (ed anche i voti) dell'ex Cavaliere quando quest'ultimo sarà definitivamente uscito di scena. In modo da rimanere con un partito di centro tutto suo in grado di condizionare ed essere il perno della vita politica italiana per i prossimi vent'anni. Insomma, Renzi più che scommettere sui 'suoi' scommette sulla dipartita politica di Silvio Berlusconi.

Ma riprendersi la scena in maniera così rapida e virulenta, con un'altissima esposizione mediatica ha consentito anche di cancellare dai radar dei media i movimenti politici di Bersani e Pisapia, i nemici giurati di Articolo 1 (almeno per quanto riguarda Bersani e D'Alema). Non si parla più di alleanze ma di altro. E sulle alleanze il segretario dem stava andando in grande difficoltà, strattonato da un Romano Prodi da una parte e da un Bersani dall'altra. Per non parlare delle' grandi manovre' Orlando e Franceschini, gli amici-nemici interni al partito.

Inoltre, i più attenti osservatori si chiedono come mai abbia deciso di non dedicare maggiore spazio al suo rapporto con Giorgio Napolitano, l'uomo che lo ha creato dal nulla, che da Firenze in pochi giorni lo ha portato a Roma. Chissà perché. Invece nel libro parla di Mattarella, ma più che altro con l'intento di mettere zizzania tra il Capo dello Stato e Berlusconi, colui cioè che attualmente ne segue strenuamente i consigli divenendo così ostacolo per le strategie renziane. Fintanto che il rapporto tra l'attuale inquilino del Colle e Silvio Berlusconi sarà solido, per Renzi lo spazio di manovra istituzionale rimarrà comunque bassissimo.

Insomma, con il lancio di un libro Matteo Renzi, in puro 'Berlusconi style' è riuscito a tornare al centro della scena politica dimostrando ancora una volta che per lui la comunicazione non è solo un contorno all'attività politica ma una parte fondamentale di questa. Oltre ai lauti guadagni che dal libro arriveranno, ovviamente, perché come ha detto in una delle sue molteplici interviste: "Io sono uno di quelli che dall'11 dicembre, quando e' uscito da palazzo Chigi, non ha piu' uno stipendio, non ha immunita'...". Già, l'immunità parlamentare. Sembra quasi un 'lapsus', una voce dal 'sen fuggita'.

Che sia stato proprio questo il motivo della ricerca spasmodica di elezioni anticipate?

 

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