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Palazzi & potere
Renzi insiste: vuole una Corte dei conti con meno poteri

Renzi insiste: vuole una Corte dei conti con meno poteri e riscossione più dura. Questo significa rinnovare il paese?

CI AVEVANO già provato con il decreto sulle partecipate, cercando di escludere il ruolo della Corte dei conti dal controllo - appunto - delle società partecipate e di quelle 'in house'. Poi, però, il Quirinale ha fatto sentire la sua voce e il governo ha dovuto cambiare il testo. Ma non tutto è stato considerato perduto a Palazzo Chigi se, come sta accadendo, lo stesso esecutivo è tornato alla carica, attraverso il nuovo regolamento della Corte dei Conti (atto del governo 313, contenente il Codice della giustizia contabile) per cercare di depotenziare il ruolo e l' azione della magistratura contabile.

Un testo disseminato di lacci e lacciuoli procedurali che renderanno, in futuro, praticamente impossibile il recupero del danno erariale, scrive il QN. E anche laddove, per fortuna più che per diritto, la Corte riuscirà ad ottenere una sentenza, ebbene poi non potrà nemmeno più attivarsi direttamente per rientrare in possesso del denaro sottratto all' amministrazione. Perché dovrà essere l' amministrazione danneggiata ad attivarsi, via giustizia civile, per tentare di riappropriarsi del maltolto.

Il motivo per cui il governo sta cercando di limitare l' azione della magistratura contabile non è chiaro - raccontano Massimo Artini e Marco Baldassare di Alternativa Libera - ma fonti di maggioranza svelano la volontà del governo di rendere meno incisiva la repressione del danno erariale soprattutto nelle grandi operazioni che riguardano le più importanti partecipate dello Stato, da Anas a Sogin, passando per le Sgr che si occupano della dismissione dei beni dello Stato. Una mossa che, ovviamente, non piace affatto ai magistrati della Corte dei conti (che hanno rilevato come, nel testo, sia declinata in ben 10 articoli la 'nullità' della loro azione) il cui parere, tuttavia, non è stato preso in minima considerazione dal governo. Più o meno quello che avverrà con l' opinione delle tre commissioni parlamentari a cui è stato chiesto (doverosamente) un 'parere di indirizzo non vincolante'.

L' atto del governo 313, infatti, è ora all' attenzione delle commissioni Giustizia, Bilancio e Affari Costituzionali, ma poi tornerà in Consiglio dei ministri dove difficilmente sarà emendato rispetto all' originaria volontà politica d' intervento.

Eppure ci sarebbe davvero di che preoccuparsi, leggendo il nuovo codice dove ci sono, in particolare, quattro articoli che sono in netta controtendenza con quello che, di questi tempi, sarebbe invece necessario avere sul fronte della lotta alla cattiva amministrazione

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