Renzi si prepara per la campagna elettorale e fa il 'lifting' all'immagine
Ora anche Mitterand, il primo socialista ad essere stato eletto presidente della Repubblica francese nel dopoguerra, pare essere stato assunto nel Pantheon del renzismo come fautore di un partito che alla nazione intendeva presentarsi come "forza tranquilla".
Dopo la rottamazione e la post-rottamazione, con la scia di polemiche e lacerazioni che esse hanno comportato, ora si protende a sinistra la sagoma della politica come tranquillità, vero "effetto speciale" di quest'inizio di lunga campagna elettorale, scrive Italia Oggi.
Renzi passa da 'io' a 'noi' ma é solo fiction comunicativa, un modo per fare buon viso a cattivo gioco. La sostanza non cambia, così come non muta il controllo ferreo sul partito: riproverà a fare il premier e al massimo passare la mano solo in caso di grande coalizione. Ma ora è costretto a fare buon viso a cattivo gioco e sfodera la strategia a tre punte con Gentiloni, Minniti e Delrio. Renzi sempre capitano, ovviamente, perché non ha cambiato idea sulla coincidenza delle figure di segretario e candidato premier, coincidenza scritta a chiare lettere anche nello statuto del Pd. "Semplicemente ha deciso di spersonalizzare quello che sarà il confronto elettorale, contrapponendo a M5S e centrodestra non se stesso ma un'intera squadra con l'esperienza di governo di questi anni" fanno notare fonti del Nazareno.
Il problema, però, non è mai l'immagine o la versione adattata alle circostanze, ma il nucleo di verità e quindi di credibilità che un partito possiede (ed esprime). Sotto questo aspetto, la linea di Renzi manifesta per effetto della sua mutevolezza un deficit di verità. Il resto consegue: dov'è la credibilità?