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Palazzi & potere
De Meo (La rete del Sì) ad Affari: "Le buone ragioni per cambiare prevarranno"

AD AFFARITALIANI PARLA MASSIMO DE MEO, COORDINATORE NAZIONALE DELL'ASSOCIAZIONE "LA RETE DEI SÌ"


In questo ultimo scampolo di campagna referendaria abbiamo incontrato Massimo de Meo, esperto di tecniche legislative, direttore della rivista Iter Legis, che a marzo 2016 ha lanciato un movimento civico per il sì alla riforma costituzionale.

De Meo come sta andando questa campagna? C'è spazio anche per realtà non partitiche come La Rete dei Sì?

In Italia c'e tanta fame di spazi di discussione. Noi siamo partiti in poche decine da Roma a marzo con zero euro di budget ma con la consapevolezza che non potevamo appaltare il nostro futuro ad altri. È bastato aprire un sito internet, laretedeisi.it, un profilo su facebook e uno su twitter e i contatti si sono moltiplicati. Abbiamo condiviso un metodo fondato sull'etica della trasparenza e così abbiamo attirato realtà associative e cittadini singoli di diversa estrazione politica, sociale e professionale in tutta Italia. Oggi abbiamo federato oltre 30 comitati da nord a sud che stanno portando avanti una grande campagna di educazione civica. I partiti spesso parlano per slogan, fanno appello alle paure, alla pancia degli elettori. Noi vogliamo discutere sempre e solo nel merito delle cose. Mettere i cittadini in grado di non essere preda delle suggestioni.

Ha parlato di  Educazione Civica che una volta si insegnava nelle scuole fin da piccoli. Voi avete deciso come vostra scelta distintiva di andare nelle scuole superiori a parlare della Riforma. Che tipo di attenzione avete avuto dagli studenti?
Più di quella che si possa pensare. Sia tra coloro che sono favorevoli al Si sia tra quelli che invece sostengono il No. Da entrambe le parti nel mondo studentesco vi è una ricerca di informazione non mediata, di notizie vere, non modificate ad arte dal web o da altri media, per arrivare a costruire una opinione certa e motivata sul tipo di Riforma Costituzionale che è al voto il prossimo 4 dicembre. in particolare mi piace ricordare l'esperienza ispirata da nostri comitati ed aderenti nel Trentino, che in modo autonomo e rispettoso delle istituzioni scolastiche, hanno realizzato un progetto formativo ed informativo interessante. Infatti prima dell'inizio del percorso educativo, gestito in autonomia dagli studenti di alcune scuole previa illustrazione della metodologia di coinvolgimento, pochi conoscevano il merito dei quesiti e quindi erano orientati a non votare. Quindi si sono preparati ad un dibattito pubblico , simulando comitati a favore del Si e del No e poi invertendo i ruoli per verificare congruità argomentazioni a favore e contro, ed  infine dopo un mese e mezzo hanno organizzato un vero contradditorio con tutti gli studenti dell'Istituto, con il massimo dell'interesse e della partecipazione.



Nonostante i vostri sforzi, e quelli degli altri comitati per il sì, gli ultimi sondaggi disponibili danno in netto vantaggio il No anche tra i giovani. Come se lo spiega?

Intanto diciamo che il 2016 non è stato un anno molto felice per i sondaggisti. Hanno sbagliato clamorosamente con la Brexit prima e con Trump poi. Senza che me ne vogliano, io spero che si sbaglino ancora. Ci sono due dati che però mi interessano molto dei sondaggi: il primo è che gli indecisi sono ancora tantissimi, tra il 15 e il 25% a seconda degli istituti, e che il No è radicato generazionalmente sopratutto tra gli under 40. Tutti i cittadini de La Rete dei Sì stanno lavorando proprio su questi due fronti. Da un lato dare agli indecisi gli strumenti per poter votare consapevolmente il 4 dicembre e dall'altro capire il segnale di protesta che arriva dai giovani. Io penso che quel No dei giovani non sia un No alla riforma costituzionale ma un segnale di disagio a un sistema che ha fatto pagare loro il prezzo più alto della recessione con disoccupazione, precariato, bassi salari. Noi vogliamo dire loro che votando No non miglioreranno la loro condizione, non risolveranno neanche uno dei problemi che affliggono il nostro Paese. Daranno solo un altro grande alibi di immobilismo alla politica.

Lei pensa quindi che questa  riforma sia  solo il meno peggio come spesso si sente dire, ho  ha  qualche argomento specifico da sottolineare,?

Sì, io penso che questa riforma affronti e risolva molti problemi di funzionamento gravi della nostra democrazia, e che nel contempo introduca alcune novità importanti come il principio dell’equilibrio della rappresentanza riconoscendo che "il popolo sovrano è composto da uomini e donne". e che le leggi  che stabiliscono le modalità di elezione delle Camere "promuovono l'equilibrio tra donne ed uomini nella rappresentanza". Su questi temi abbiamo svolto un convegno nazionale a Roma, la scorsa settimana, al quale hanno partecipato numerose parlamentari, confrontandosi con i nostri comitati  ed aderenti da Pavia in Basilicata, da Foggia a Trento, dove è ancora in discussione al Consiglio della Provincia Autonoma la legge sull'introduzione della doppia preferenza di genere.  Credo che già questo sia un importante passo in avanti. In più con la  modifica del rapporto tra Regioni e Stato, che rimodula funzioni e decisioni, avremo finalmente  un'applicazione omogenea su tutto il territorio nazionale delle normative che riguardano non solo  il mondo femminile, ma che possono fare la differenza sulla qualità della vita delle famiglie. Possiamo fare senz'altro l’esempio delle politiche sociali, inoltre con la riforma approvata, si riuscirà a far partire finalmente un piano contro la violenza e il femminicidio, senza doversi scontrare come ora con le difficili applicazioni regione per regione.


I sostenitori del No però accusano la riforma di ridurre gli spazi di democrazia. Voi cosa rispondete?

È vero esattamente il contrario, ed è il motivo per cui è nata La Rete dei Sì. Da subito noi ci siamo resi conto che la riforma aumenta la qualità della nostra democrazia in due modi: innanzitutto, abolendo il bicameralismo paritario, fa in modo che diminuisca lo spazio di manovra dei partiti. Basta Governi che si fanno e si disfano ogni 1-2 anni. Lei pensi che in oltre 200 anni di storia gli Stati Uniti hanno avuto 45 Presidenti, che sono anche a capo del governo. In 70 anni di repubblica l'Italia ha avuto 63 governi! Con una sola Camera che dà la fiducia è finalmente realistico un sistema in cui i cittadini scelgono, gli eletti governano per 5 anni, e dopo 5 anni gli elettori giudicano se le promesse fatte sono state rispettate o meno. Dal 1948 ad oggi non è successo neanche una volta. Neanche Berlusconi è riuscito ad avere un governo che sia durato 5 anni. C'è poi una grande apertura al dialogo con i cittadini, al loro protagonismo: vengono introdotti i referendum propositivi, le consultazioni pubbliche, viene abbassato il quorum per i referendum abrogativi e viene sancito il principio che le proposte di legge di iniziativa popolare debbano essere discusse e votate dal Parlamento. 

È vero, ma chi vota No accusa la riforma di triplicare le firme necessarie per presentare una proposta di legge popolare, da 50.000 a 150.000. 

Queste sono le mezze verità che vengono brandite da chi sostiene il No per fomentare la confusione. È vero che le firme vengono aumentate. Ma a fronte di cosa? A fronte dell'obbligo per il Parlamento di discutere e votare quelle proposte. Oggi quell'obbligo non c'è e infatti vuole sapere quante proposte di iniziativa popolare sono diventate legge dal 1948 ad oggi? Nessuna! Zero! Chi vota No si tiene il sistema attuale in cui le proposte dei cittadini possono essere ignorate. Noi ci siamo stancati della tracotanza di certa politica e per questo diciamo un convinto Sì all'aumento degli spazi di partecipazione dei cittadini.

E i pericoli di deriva autoritaria di cui parlano alcuni?

L'unica deriva che io vedo è quella della partitocrazia che si vuole tenere un sistema fatto apposta per ignorare la volontà degli elettori e decidere tutto ex post nelle stanze dei palazzi romani. Nessuno degli articoli della prima parte della Costituzione, che riguardano i nostri diritti e le nostre libertà, vengono toccati. Nessuna delle garanzie che ci sono oggi viene meno, anzi. Chi vincerà le elezioni alla Camera, anche con l'attuale legge elettorale, non potrà eleggere da solo il Presidente della Repubblica, perché il quorum è stato aumentato, non potrà modificare la Costituzione, perché servirà il voto vincolante del Senato e non potrà monopolizzare la Corte costituzionale, in cui 12 dei 15 giudici saranno eletti dalla magistratura, dal Presidente della Repubblica e dal Senato. 

È un messaggio che sembra faccia fatica ad attecchire.

La materia costituzionale non è facile, per questo noi continuiamo a discutere con tutti, nelle piazze reali e in quelli virtuali, dei contenuti. Vogliamo contribuire ad evitare che il 5 dicembre i cittadini si rendano conto di essere stati portati a votare No da chi, estrapolando qualche frase dal testo della riforma, ha alimentato la paura e il rancore che covano nella nostra società dopo 8 anni di recessione. 
Vogliamo dare a tutti gli strumenti per capire e giudicare autonomamente. Per questo le nostre piattaforme internet e social sono aperte al confronto civile. Non abbiamo nessun secondo fine. Non prendiamo soldi da nessuno. Crediamo solo che questa sia un'occasione troppo importante per lasciare alla politica il monopolio della discussione sul nostro futuro. Vogliamo essere un megafono delle istanze civiche e per questo stiamo preparando le proposte di implementazione delle tante parti della riforma che necessitano norme attuative. 

Pensa che il Sì ce la possa ancora fare? 

Ovunque vado, dopo mezz'ora di discussione pacata sui contenuti reali della riforma, io trovo grande disponibilità, per cui dico sì, sono convinto che le buone ragioni per cambiare un sistema istituzionale vecchio e malfunzionante prevarranno. Tutti quelli che hanno a cuore il futuro dei nostri figli e dei nostri nipoti, però, ora si devono impegnare. Impegnarsi a informarsi e a informare senza pregiudizi e senza demagogia. Il 4 dicembre votiamo per l'Italia dei prossimi 30-40 anni. Le centinaia di volontari de La Rete dei Sì l'hanno capito per primi e per questo lavoreranno fino all'ultimo giorno per far sì che, comunque vada, questa campagna sia un'occasione di crescita culturale per il Paese. 

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massimo de meo





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