Stop dal Colle all'attivismo di Renzi
Anche il Giornale conferma le insiscrezioni di Affaritaliani Palazzi&Potere
Pensare che proprio domenica mattina, poco prima di salire sul palco dell' assemblea nazionale del Pd, Matteo Renzi aveva chiamato Sergio Mattarella per rassicurarlo. Nessuna accelerazione sulle elezioni anticipate, pieno sostegno al governo e, soprattutto, un approccio responsabile e propositivo per risolvere lo stallo sulla legge elettorale: questi, aveva anticipato l' ex premier al capo dello Stato, sarebbero stati i cardini del suo intervento d' investitura per il bis alla segreteria del Pd, scrive il Giornale.
Passata a malapena un' ora, le cose sono andate esattamente nella direzione opposta, con Renzi che ha rimandato la questione legge elettorale sulle opposizioni («la riforma dipende dagli altri») e ha di fatto commissariato Paolo Gentiloni (annunciando una cabina di regia sul governo).
Due sortite che al Quirinale hanno interpretato quasi come un' imboscata nei confronti di Mattarella.
Non è un caso che anche la telefonata che ci sarebbe stata ieri tra il capo dello Stato e l' ex premier pare sia stata piuttosto freddina.
D' altra parte, la lettura del Colle è legittima anche e soprattutto per i modi nei quali Renzi ha deciso di affondare il colpo.
Non tanto la chiamata mattutina poi smentita dai fatti, quanto i toni così ossequiosi dal risultare sarcastici al limite dello scherno.
Insomma, continua il Giornale, nonostante Mattarella e il leader del Pd ieri si siano sentiti per cercare di appianare le divergenze, dire che sul Colle l' abbiano presa bene sarebbe un grossolano eufemismo. Tanto che dal Quirinale è stato recapitato a Renzi un messaggio inequivocabile: se cade Gentiloni ci sarà comunque un altro governo.
E - dicono i ben informati - nel caso si arrivasse a questo punto, sarebbe un esecutivo guidato da Dario Franceschini. L' obiettivo del Colle, d' altra parte, è quello di provare a placare la smania del segretario del Pd che, rilanciato dal successo delle primarie, pare tornato a essere il leader spregiudicato che a forza di forzature finì rovinosamente a sbattere contro il referendum del 4 dicembre.
Il voto a settembre, infatti, è considerato una strada impraticabile visto che tra il primo e il 15 ottobre va presentata in Parlamento la legge di bilancio e «solo un irresponsabile» può pensare di rischiare che in quelle settimane le istituzioni siano nel guado di un risultato elettorale dal quale potrebbe non uscire un vincitore e quindi un governo (ipotesi questa per nulla di scuola).
Uno scenario, peraltro, che si porta dietro l' incognita dell' esercizio provvisorio qualora la situazione si incartasse al punto che le Camere non siano in grado di approvare la legge di bilancio entro il 31 dicembre.