Palazzi & potere
TRUMP: NIENTE DI (PARTICOLARMENTE) NUOVO?
E’ giustissimo fare analisi approfondite sulla vittoria di Donald Trump e cercare di coglierne i caratteri di “svolta storica”. Né io voglio banalizzare nulla di quello che si dice. Mi limito ad aggiungere che, prima di andare a fondo sulle svolte, ci si potrebbe soffermare un momento sul dato elementare che si vota per una persona, per una faccia (oggi tutti gli analisti politici parlano di personalizzazione della politica). E in questo caso scatta come non mai la meccanica della faccia che non va, che non sfonda, che alle volte quasi irrita, specie quando la si vede tentare le strade della leggerezza e della confidenza: quella di Hillary Clinton. Con la sua ineliminabile aria di artificiosità se non di falsità, anche ben la di là della realtà, che è quella semplicemente di un politico scaltro e di lungo corso.
Ha perso anche là dove Obama alla seconda elezione aveva stravinto (e dove, chissà, avrebbe anche rivinto); e la seconda elezione di Obama non era più un rito di speranza messianica come la prima, ma un voto normalmente politico. Ha perso come ha perso Rutelli contro Alemanno là dove Veltroni aveva stravinto pochi mesi prima: non si è trattato di grandi mutamenti della società o di momento storico avvenuti in così pochi mesi: si è trattato di candidature sbagliate (come la minestra riscaldata di Rutelli, pur vincente pochi anni prima).
Altra quasi ovvietà: in America non è frequente che, specie dopo due mandati, a un presidente di un partito ne succeda un altro dello stesso partito. Una sorta di fisiologica legge del pendolo, o dell’alternanza.
Altro carattere di continuità: si risentono le litanie sul fatto che non ci sono più destra e sinistra, che la novità epocale è che la neo destra populista si afferma parlando di redistribuzione delle ricchezze, conquistando i ceti medi e la piccola borghesia tuonando contro il così detto establishment e così manda per aria la lunga storia destra–sinistra cui eravamo abituati. In verità le stesse cose le dicevano più o meno il cav. Mussolini (plutocrati e non establishment) e tanti altri dopo di lui ieri e oggi. Una volta la piccola borghesia aveva paura di chi la insidiava dal basso, il movimento operaio, e contemporaneamente dei capitalisti e dei banchieri. Così andava a destra. Oggi, insieme agli operai che sono in tutto e per tutto piccola borghesia, ha paura di chi la insidia dal basso: gli immigrati che, non è colpa loro, sono oggettivamente sempre più destabilizzanti nei paesi occidentali, e contemporaneamente la finanza, i giovani ricchi delle tecnologie. E va a destra. Nulla di (particolarmente) nuovo sotto il sole.
Ultima cosa: come prevedibile, Trump una volta vittorioso ha fatto un discorso pacato e presidenziale, diversissimo dalla campagna elettorale. Giusto, ma i voti li ha presi per quello che ha detto in campagna elettorale. E, questo si è nuovo, ha insidiato alcune sacralità della cultura politica americana. Ma questo è un altro discorso.
Ha perso anche là dove Obama alla seconda elezione aveva stravinto (e dove, chissà, avrebbe anche rivinto); e la seconda elezione di Obama non era più un rito di speranza messianica come la prima, ma un voto normalmente politico. Ha perso come ha perso Rutelli contro Alemanno là dove Veltroni aveva stravinto pochi mesi prima: non si è trattato di grandi mutamenti della società o di momento storico avvenuti in così pochi mesi: si è trattato di candidature sbagliate (come la minestra riscaldata di Rutelli, pur vincente pochi anni prima).
Altra quasi ovvietà: in America non è frequente che, specie dopo due mandati, a un presidente di un partito ne succeda un altro dello stesso partito. Una sorta di fisiologica legge del pendolo, o dell’alternanza.
Altro carattere di continuità: si risentono le litanie sul fatto che non ci sono più destra e sinistra, che la novità epocale è che la neo destra populista si afferma parlando di redistribuzione delle ricchezze, conquistando i ceti medi e la piccola borghesia tuonando contro il così detto establishment e così manda per aria la lunga storia destra–sinistra cui eravamo abituati. In verità le stesse cose le dicevano più o meno il cav. Mussolini (plutocrati e non establishment) e tanti altri dopo di lui ieri e oggi. Una volta la piccola borghesia aveva paura di chi la insidiava dal basso, il movimento operaio, e contemporaneamente dei capitalisti e dei banchieri. Così andava a destra. Oggi, insieme agli operai che sono in tutto e per tutto piccola borghesia, ha paura di chi la insidia dal basso: gli immigrati che, non è colpa loro, sono oggettivamente sempre più destabilizzanti nei paesi occidentali, e contemporaneamente la finanza, i giovani ricchi delle tecnologie. E va a destra. Nulla di (particolarmente) nuovo sotto il sole.
Ultima cosa: come prevedibile, Trump una volta vittorioso ha fatto un discorso pacato e presidenziale, diversissimo dalla campagna elettorale. Giusto, ma i voti li ha presi per quello che ha detto in campagna elettorale. E, questo si è nuovo, ha insidiato alcune sacralità della cultura politica americana. Ma questo è un altro discorso.
Analyticus
*Storico, docente di dottrine politiche, consulente di comunicazione politica