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Politica
Pd "chiuso" per ferie. Choc Pd. Ecco che cosa accade nel Pd

 

Non si sa più se ridere o piangere con il Pd e Leu, i due principali partiti “fratelli-coltelli” della sinistra che in piena estate fanno notizia non per l’opposizione al nuovo governo gialloverde ma per la bega da pollaio dei parlamentari morosi, in particolare per l’ex presidente del Senato Pietro Grasso condannato con decreto ingiuntivo a pagare al suo ex partito 83.250 euro per quote mai versate. Una vicenda paradossale quanto squallida, sul piano politico e personale. Così volano gli ultimi stracci in una rissa da bettola che vieppiù dimostra la levatura dei personaggi e dei rispettivi partiti. Dove sono quei compagni di base una volta dediti al tesseramento e alla diffusione casa per casa de l’Unità, volontari nelle feste di partito quando, oltre a impegnarsi gratis, erano fieri di pagare di tasca propria il piatto di tortellini consumato a fine giornata? La querelle Pd-Grasso&C ripropone una costante dei partiti di sinistra e dei loro dirigenti: la denuncia. Ieri come oggi “questi” denunciano sempre, puntano il dito per accusare gli altri dall’alto della loro arroganza e di una superiorità morale e politica sempre smentite dai fatti. Vogliono cambiare tutto e tutti tranne se stessi esigendo sempre e comunque la virtù, ma degli altri. La crisi della sinistra non ha sbocchi perché le sue due facce (le beghe Pd-Grasso e i bravi e onesti compagni di base dell’ex Pci) fanno parte della stessa medaglia mal coniata nell’equivoco di poter fare (anche) in Italia quel socialismo che altrove è saltato sotto il peso di un fallimento storico e politico senza appello. Come in passato non c’era un comunismo dal volto umano, non c’è oggi in Italia una nuova sinistra democratica e di governo che fondi le sue radici in quel Pci cui l’Italia deve molto ma che è stato un bene per tutti (comunisti compresi) che non sia mai andato al potere. Renzi era ed è consapevole di questa tara storica della sinistra ma è stato travolto dalla sua megalomania e dalla mancanza di visione ideale e politica.

L’esperienza di governo con il Pd baricentro ha scoperchiato il pentolone vuoto dimostrandone tutta l’inconsistenza politica, un bluff teorico e pratico. Renzi ha usato la “rottamazione” organizzativa per far fuori gli indesiderati e non lo “strappo” culturale indispensabile per tracciare un nuovo percorso e aprirsi al nuovo che avanza, colto invece – pur fra contraddizioni e spinte anche politicamente e istituzionalmente rischiose – dal M5S e soprattutto dalla Lega di Salvini, ora col vento in poppa. Questo il Pd. Idem, o peggio, Leu&C, avvitati su se stessi e rivolti a un passato sepolto. Riunendo la “nuova” segreteria nazionale – un male assortito appiccicaticcio correntizio di soliti noti – nella periferica romana Tor della Monaca il Pd pensa che escamotage e furbate possano sostituire la mancanza di una analisi sulle gravi sconfitte elettorali e l’inconsistenza di un progetto politico innovativo e credibile. Le annunciate primarie e il nuovo congresso 2019 riapriranno i giochi, con una ennesima guerriglia interna, specie se Renzi se ne andrà davvero dal Pd formando con la Bonino, Tabacci&C il nuovo partito anti populista,centrista ed europeista. Per il Partito democratico e per le altre sparute formazioni a sinistra già impegnate a fare peggio del Pd, potrebbe essere il de profundis. Un film già visto. Un finale scontato. Un disastro annunciato che rischia di cancellare la sinistra italiana di cui, invece, il Paese ha bisogno. Non si vive di solo governo. Ma l’opposizione non c’è. Pd e sinistra hanno affisso un cartello: “chiuso”. Per ferie, o, causa fallimento, per cessata attività?

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pd renzi





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