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Politica
Pd, la direzione decide il dopo-Renzi. Lui: "Resto nel partito"

"Il mio ciclo alla guida del Pd si e' chiuso. Lascio, sul mio successore decidera' l'assemblea". "No a governi istituzionali, nessuna collaborazione possibile con i 5 Stelle o con le destre". Governo d'unita' nazionale? "Deve giocare chi ha vinto". Cosi' il quasi-ex segretario del Pd Matteo Renzi in un'intervista a Il Corriere della Sera nel giorno in cui la direzione dei Dem deciderà il suo successore per la guida del partito.

"Sono stati 4 anni difficili ma belli. Abbiamo fatto uscire l'Italia dalla crisi. Quando finira' la campagna di odio tanti riconosceranno i risultati. Ma la sconfitta impone di voltare pagina. Tocca ad altri. Io daro' una mano: noi non siamo quelli che non scendono dal carro, semplicemente perche' il carro lo hanno sempre spinto".

"Siamo passati da milioni di voti del referendum ai 6 milioni di domenica scorsa. Abbiamo dimezzato i voti assoluti rispetto a quindici mesi fa. Allora eravamo chiari nella proposta e nelle idee. Stavolta e mi prendo la responsabilita' la linea era confusa, ne' carne ne' pesce: cosi' prudenti e moderati da sembrare timidi e rinunciatari. Dopo un dibattito interno logorante, alcuni nostri candidati non hanno neanche proposto il voto sul simbolo del Pd, ma solo sulla loro persona". Se si fosse votato a maggio forse sarebbe andata diversamente, spiega Renzi. "Sarebbe cambiata l'agenda politica. L'agenda sarebbe stata l'Europa, non altro. Come e' stato per Macron o per Merkel. E prima ancora come e' stato in Olanda per Rune. Sull'Europa non avrebbero vinto le forze sovraniste. Ma poiche' avevo visto per tempo questo rischio e l'ho illustrato piu' volte invano, mi sento io il responsabile delle mancate elezioni anticipate. Nessuna polemica con nessuno". 

"Le mie dimissioni non sono un fake- ha proseguito Renzi - . Ho seguito le indicazioni dello Statuto e dunque sul nuovo segretario decidera' l'assemblea. Rispetteremo la volonta' di quel consesso. Sui nomi non mi esprimo; anche perche' sono tutte persone con cui ho lavorato per anni". Chi fara' le consultazioni? "Il Pd ha sempre mandato al Quirinale i due capigruppo, il presidente e il reggente. Non vedo motivi per cambiare delegazione".

Con la sconfitta alle elezioni del 4 marzo e le conseguenti dimissioni di Matteo Renzi da segretario del Partito Democratico, i dem sono chiamati a decidere il percorso che li portera' ad esprimere il nuovo leader. Un percorso codificato dallo statuto del partito, che ne parla al Capo II, "Formazione dell'indirizzo politico, composizione, modalita' di elezione e funzioni degli organismi dirigenti nazionali", articolo 3, "Segretario o Segreteria Nazionale".

CHI E' E COSA FA IL SEGRETARIO - Il Segretario nazionale, viene sottolineato, rappresenta il Partito, ne esprime l'indirizzo politico sulla base della piattaforma approvata al momento della sua elezione ed e' proposto dal Partito come candidato all'incarico di Presidente del Consiglio dei Ministri. Infine, il Segretario nazionale e' titolare del simbolo del Partito Democratico e ne gestisce l'utilizzo, anche ai fini dello svolgimento di tutte le attivita' necessarie alla presentazione delle liste nelle tornate elettorali.

DIMISSIONI DEL SEGRETARIO - Se il Segretario cessa dalla carica prima del termine del suo mandato, l'Assemblea puo' eleggere un nuovo Segretario per la parte restante del mandato ovvero determinare lo scioglimento anticipato dell'Assemblea stessa. Se il Segretario si dimette per un dissenso motivato verso deliberazioni approvate dall'Assemblea o dalla Direzione nazionale, l'Assemblea puo' eleggere un nuovo Segretario per la parte restante del mandato con la maggioranza dei due terzi dei componenti.

I PRECEDENTI FRANCESCHINI ED EPIFANI - E' quanto accaduto con le elezioni di Dario Franceschini, prima, e Guglielmo Epifani poi. L'attuale ministro dei Beni Culturali, fu eletto segretario dall'Assemblea il 21 febbraio 2009 con 1047 preferenze, dopo le dimissioni di Walter Veltroni, sconfitto alle regionali in Sardegna. Per Epifani si parlo' impropriamente di 'reggente' del Partito Democratico, figura non prevista dallo Statuto. L'ex segretario della Cgil, infatti, fu eletto dall'Assemblea l'11 maggio 2013, dopo le dimissioni di Bersani che non era riuscito a formare il governo in seguito alla cosiddetta "non vittoria" alle elezioni politiche. Epifani fu eletto con 458 voti a favore su 534 votanti, pari all'85,8 per cento del totale. In entrambi i casi, le segreterie durarono lo spazio di pochi mesi: da febbraio ad ottobre 2009, Franceschini; da maggio a dicembre 2013 Epifani.

ELEZIONE DEL NUOVO SEGRETARIO - Al fine di eleggere il nuovo segretario, dunque, il Presidente del partito, in questo caso Matteo Orfini, convoca l'Assemblea per una data non successiva a trenta giorni dalla presentazione delle dimissioni. Nel caso in cui nessuna candidatura ottenga l'approvazione della predetta maggioranza, si procede a nuove elezioni per il Segretario e per l'Assemblea. Il Segretario nazionale in carica non puo' essere rieletto qualora abbia ricoperto l'incarico per un arco temporale pari a due mandati pieni a meno che, allo scadere dell'ultimo mandato, non eserciti la funzione di Presidente del Consiglio dei Ministri per la sua prima legislatura. In tal caso il mandato e' rinnovabile fino a che non ricorrano i limiti alla reiterabilita' dei mandati nella carica di Presidente del Consiglio.

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