Pd, Martina a Di Maio: "Ok autocritica, resta ambiguità". M5S: "Passi avanti"
Il segretario reggente: "Ma la linea non cambia". Di Maio: "Comunque un passo avanti"
"L'autocritica nei toni è apprezzabile, l'ambiguità politica rimane evidente e noi continuiamo a pensare che la differenza la fanno i contenuti e sui contenuti abbiamo presentato anche al Quirinale il nostro percorso e la nostra agenda fondamentale per il Paese. Noi ripartiamo dai temi sociali, dall'occupazione, dal lavoro dalle grandi questioni europee, da temi delicati come il governo dei fenomeni migratori. Da questo punto di vista non vedo grandi novità. Quel che è certo è che centrodestra e M5s devono dire chiaramente cosa intendono fare. Il tempo dell'ambiguità è finito". Quindi, la linea non cambia.
Non è una totale chiusura, come vorrebbe invece Matteo Renzi, quella del segretario reggente dei Dem Maurizio Martina al M5S. Stamane in un'intervista rilasciata a Repubblica, il capo politico pentastellato aveva chiesto al Pd di "deporre l'ascia di guerra". Tanto che lo stesso Di Maio "registra" comunque come "un passo avanti", dice a margine di Sum#02, "come sono ben consapevole - aggiunge - che Matteo Salvini sappia che, al Quirinale o ci vai con il 17% o con il 37% in ogni caso non hai il 51% e quindi la maggioranza". Ma "so - sottolinea il capo politoco e candidato premier del M5s - che da una parte e dall'altra (centrodestra e Pd, ndr) ci sono delle evoluzioni, e noi le attendiamo".
Nel Pd, più possibilista il ministro della cultura, Dario Franceschini: "Di fronte alla novità dell'intervista, serve riflettere e tenere unito il Pd nella risposta. L'opposto di quanto sta accadendo". Franceschini evoca risposte di diverso segno all'offerta di Di Maio. E in effetti di tono diverso sono le parole dell'ex segretario Pd, Matteo Renzi: "Nessuna svolta nei rapporti con i 5Stelle", dice. E il renzianissimo capogruppo al Senato, Andrea Marcucci, rincara la dose sui social: "Gli appelli di Di Maio sono imbarazzanti per le sue patetiche giravolte".
Dagli ugualmente renziani Sandro Gozi, Matteo Richetti e Michele Anzaldi fino a Gianni Cuperlo è un coro di no, nonostante sempre stamane Repubblica, giornale molto vicino ai Dem riferisca di un Matteo Renzi pronto a sedere al tavolo della trattativa con i cinquestelle (anche questo retrosceno smentito direttamente dall'ex segretario del Nazareno). "Non abbiamo cambiato idea ne' posizione, rispetto a M5S e consultazioni. Non esiste ne' si sta ragionando su alcuna svolta nella trattativa con i 5 Stelle a differenza di quanto riportato da La Repubblica oggi", dice il sottosegretario alle Politiche europee Sandro Gozi.
"La nostra posizione è e resta chiara. Indicheremo come fatto nel corso del primo giro di consultazioni le nostre priorità per il Paese e per l'Europa, senza trattative parallele. Questi sono i fatti, questa è la coerenza del Pd", conclude Gozi.
"Di Maio continua a dare la responsabilita' della sua incapacita' di trovare un accordo per il governo alla legge elettorale. L'ha gia' fatto, lo rifara' ogni volta che non sa che dire", è la stoccata invece di Ettore Rosato, vicepresidente della Camera in quota Pd. "Io mi limito a ricordare che si poteva far meglio- aggiunge-, ma i 5 Stelle in Parlamento hanno cercato solo il peggio. Hanno osteggiato e impedito le riforme costituzionali che prevedevano un sistema con una sola camera che desse la fiducia al governo (come in Germania o in Francia da lui citate) e si sono sempre battuti per una legge elettorale proporzionale pura, definendo antidemocratico il premio di maggioranza. Di certo e' che con la loro legge avrebbero avuto meno parlamentari di oggi".
"Di Maio - aggiunge - invece di girovagare per le alchimie della Prima Repubblica, in cui mi sembra si trovi particolarmente a suo agio- dice ancora-, quando ci chiede un incontro per fare insieme un governo, dovrebbe prima spiegare non a noi, ma ai suoi elettori, che forse le cose che diceva negli ultimi tempi e che Mattia Feltri ha riepilogato ieri su La Stampa non le pensava veramente...".
"Al momento non mi sembra ci siano possibilità per un governo M5S-Pd. Non vedo grandi elementi di novita'", nell'intervista di Luigi Di Maio dice invece Gianni Cuperlo della minoranza Pd che non ha mai risparmiato dure critiche alla gestione reziana del Pd. "Noi abbiamo assunto una posizione chiara, riconoscendo il successo delle forze che hanno ottenuto piu' voti - aggiunge Cuperlo - e l'abbiamo portata alle consultazioni".
Sulla stessa linea Matteo Orfini, che in un tweet definisce "strumentale" l'invito al dialogo di Di Maio. "Siamo alternativi al m5s per cultura politica, programmi e visione sul futuro del paese. Non sarà certo un appello strumentale a cancellare tutto questo. Parleremo con chi riceverà l'incarico e daremo il nostro contributo da forza di minoranza parlamentare" scrive il presidente del Pd. Lorenzo Guerini, invece, invita a un confronto interno faccia a faccia, evitando esternazioni sui social. "Twitter non mi sembra il luogo ideale per una riflessione unitaria e non affrettata. Io resto all'antica: #circoli #direzione #gruppiparlamentari".