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Politica
Pd, Martina? Assenza di coraggio


Prova a mettere ordine, Lorenzo Guerini.
Lo fa con il solito stile misurato, ragionato ma fermo nello sviluppo della logica politica che propone: "Disponibili a confrontarci sulle Presidenze delle Camere se saranno individuate figure di garanzia, basta chiacchiere intendiamo discutere sul merito di proposte per il Paese incluso il tema dell'ammodernamento dello Stato".

Dopo 10 giorni dal voto, dopo un'effervescenza di interviste, dichiarazioni, conferenze stampa, tattiche e protagonismi vari, si comincia finalmente a delineare un iter che ha il sapore di politica.
Il voto consegna un Paese spaccato, flat tax al nord e reddito di cittadinanza al sud. Proposte che si elidono a vicenda, per ovvie ragioni certo, ma pure perchè esiste una programmazione di bilancio che dallo Stato innerva le Regioni e i Comuni e su cui la Commissione UE per bocca di Moscovici ha speso parole di apprezzamento quanto al rapporto crescita - riduzione del debito. Almeno fino al 2019.
E' chiaro dunque, e lo rende esplicito Giancarlo Giorgetti, che il primo vero banco di prova per comprendere il futuro della legislatura è il voto parlamentare sulla risoluzione del documento economico finanziario.
L'impostazione dei governi Renzi-Gentiloni soddisfa i parametri di inversione di tendenza dalla crisi ad oggi, ma non massimizza i risultati. Una linea economica che ancora non riconsegna fiato alla domanda interna, intesa prima di tutto come rilancio degli investimenti privati finalizzati allo sviluppo e all'occupazione, senza cui l'incremento dei consumi è un dato velleitario.

Qualche segno di avvicinamento in effetti si era già visto giorni fa: fondamentale a riguardo l'uscita di Grillo che annuncia la disponibilità a discutere di Olimpiadi a Torino. Per i più l'ennesimo atto di una recita, in realtà un fatto politico rilevante al quale affiancare solo le dichiarazioni di Di Maio sull'equilibrio tra i poteri dello Stato avvenuta in piena campagna elettorale.
Beppe Grillo provoca nei fatti l'interlocutore considerato più adeguato a sbrogliare la matassa fisco, Carlo Sangalli.
Il Presidente di Confcommercio infatti per giorni è apparso silente, senza commenti sull'esito del voto nè dichiarazioni sull'evolversi della situazione.
Ma non è solo questo, è dalle amministrative che Sangalli non si stanca di lavorare per un rapporto osmotico, reciproco, collaborativo tra Milano e Torino, in questo si inserisce anche il tentativo, purtroppo tardato e ancora non concretizzato, di esponenti Dem di riaprire una riflessione presso i centri culturali della città del Sindaco Appendino.
Sangalli, ieri, riceve Luigi Di Maio.
Andiamo avanti dunque, "passo dopo passo" come dice Bassolino a Napoli nella prima iniziativa di ricostruzione culturale in città (presenti il segretario del PD locale e soprattutto il Presidente del partito partenopeo) fiduciosi in Mattarella Presidente.

Eppure qualcosa stona. Che cosa? Stonano Berlusconi e Lupi che pensano di affrontare una dialettica politico-sociale senza un partito.
Ritardare la costituzione del Partito Popolare in Italia continua ad essere una mancanza colpevole, la ragione principale che ci ha condotto all'attuale riorganizzazione del sistema dei partiti, avendo permesso a Renzi di giocare più parti in commedia finendo poi per essere punito dagli italiani.
L'idea che possa esistere la politica senza i partiti non funziona più e prima Berlusconi e Lupi se ne rendono conto meglio è per tutti: non funziona una politica che è vissuta come occupazione di posti di potere e non come un'offerta sincera di valori e benessere.
Lega e Cinque Stelle presenti nel territorio al nord come al sud ogni giorno ogni ora, non solo sotto campagna elettorale. No, è stato illudersi pensare che il PD fosse l'unico partito strutturato. In fondo la proposta di Legge Guerini, Mazziotti e D'Alia già confermava che il ventaglio dei modelli organizzativi non determina l'essenza del ruolo partitico.
Ancora, stona l'avvio di Martina alla reggenza del Partito Democratico.
Forse in pochi ricordano la dichiarazione di Matteo Salvini subito dopo l'esito definitivo del voto: il leader della LEGA cita la vittoria a Bergamo, la città di Maurizio Martina appunto.
Serve un segnale politico da parte del PD che non può essere solo parlamentare, occorre un messaggio forte all'Italia che certo non è l'annuncio da parte del reggente che si torna a discutere nei circoli. Con la massima stima per il Ministro Maurizio Martina, la sua proposta comunica solo assenza di coraggio politico, l'idea di un ulteriore ripiegamento identitario.
In Lombardia c'è un messaggio chiaro che non è stato valorizzato: ci interessa rilanciare la ripresa della produzione, ci interessa sostituire ampie aree urbanizzate abbandonate con trasformazioni urbanistiche che riportino le imprese, quelle manifatturiere, edili e tecnologiche.
Infine il voto degli italiani all'estero dice una cosa chiara soprattutto alla Lega di Salvini-Giorgetti: "siamo lontani, ma pronti anche da qui a dare il nostro contributo di idee, energie all'Italia senza vivere una dicotomia tra il luogo in cui studiamo, lavoriamo e il Paese da cui proveniamo perchè in fondo piaccia o no siamo la generazione degli Italiani Europei". Sono tanti ragazzi del sud in giro per il mondo, non così diversi da altri prima di loro mandati a far la gavetta per tornare e reggere le imprese familiari in meridione. Forse sul punto si può imparare da Maroni che quest'estate scelse giustamente di incontrare il Presidente della Regione Campania De Luca favorendo quell'accordo in legge di bilancio che permette di rendere proporzionale il sostegno allo sviluppo con il rientro del debito. Senza quell'incontro oggi il presidente di Confindustria potrebbe affermare con minor agilità che la flat tax è un concetto di per sè da approfondire. Senza quell'incontro non ripartirebbe una riflessione sulla local tax. In sintesi senza l'incontro di Maroni con De Luca l'essenza del federalismo inteso come processo di responsabilizzazione diffuso, sarebbe più debole.
Andiamo avanti dunque. Prossima tappa l'elezione dei capi gruppo. Passo dopo passo, senza fretta con Mattarella Presidente.

 

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