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Politica
Pd, Napoli: oltre De Magistris e De Luca, esiste terza via per il cambiamento
Marco Esposito, Responsabile "Reti e Sapere"
Segreteria Metropolitana Pd Napoli

Marco Esposito, responsabile "Reti e Sapere" della Segreteria Metropolitana del Pd di Napoli ci scrive questa lettera aperta che pubblichiamo di seguito.

Gentile Direttore,

le confesso che il recente fermento politico che prende mosse dalla pronuncia dei magistrati contabili in ragione dei debiti accumulati dalla città di Napoli durante la gestione De Magistris, da un lato, e dal morbo della divisione oltre il senno della ragionevole collaborazione che il Partito democratico riesce magistralmente ad autoprodurre affliggendosi, da un altro lato, ha catturato la mia attenzione più viva, ma, altrettanto sinceramente, posso confermarle che il dibattito è irrimediabilmente svilito, avvitato su sé stesso, in attesa di una destabilizzazione, magari esterna, che possa sparigliare le carte. Si assiste, per intenderci, ad un "ribollir de' tini" proprio di questo periodo, o quasi.

Certo, la politica ben figurerebbe se nel gioco delle metafore acquisisse il valore del mosto caldo, ma così non è, e chi meglio dei napoletani può saperlo? In condizioni diverse, potrebbe persino risultare simpatica la proposta di una moneta partenopea o dello sportello a cui rivolgersi quando parlano male della città se poi, però, esistessero servizi scolastici dignitosi, risorse destinate ai disabili (inferiori a quelle destinate per le feste cittadine, così recita il bilancio consuntivo comunale), un patrimonio immobiliare produttivo, l’A.N.M. funzionante, solo per dirne alcune.E, come se non bastasse, la sensazione, e non solo quella, è di una città generalmente sporca, ma evidentemente è il tributo da pagare alla rivoluzione.

Se queste sono premesse, comprendo appieno la funzione giornalistica di ricercare, mediante sondaggi, il "nuovo" della politica. Anche se, oggi, più che programmi e idee, ad alcuni importa del nome, il proprio, possibilmente. I politici credono che basti sostituire il capopopolo utilizzando simboli di attrattiva popolare. Dalla bandana al pallone il passo è breve!  , in tutto questo, ai napoletani, stremati, non resta che l’attesa. Tanto, ci sono i cinque stelle sempre che non decidano di rinunciare a Napoli.

Ma c’è dell’altro.

Quel perverso senso rappresentato dalla "morale inversa" dove l’utile sta all’inutile, come la candidatura di un familiare sta alla agibilità politica che fa prendere le distanze da chi, in fondo, ha avallato il nepotismo. E poi esiste il mito del giovane che elemosina la benevolenza di un sindaco ostile confondendo, in quella figura, l’inizio con la fine della sinistra napoletana.

Se questo è il quadro, c’è da chiedersi, allora, se il populismo non sia in fondo un moto di ribellione dei cittadini verso l’indegnità politica e non rappresenti altro che un meccanismo di difesa dei cittadini nei limiti della frontiera della tolleranza. E poi la politica riscopre, più o meno a cavallo delle elezioni, la "società civile" non come ricorso puro, ed opportuno, a quest’ultima, bensì come una sorta di delega ideologica attuata dai partiti nell’abdicare alla fase visionaria che precede quella della mediazione con le forze territoriali.

Certo, messa in questi termini la scelta socialdemocratica nella città di Napoli è tra il sopravvivere o morire. Tuttavia, dovrà pur nascere da qualcosa il desiderio di riformare la città di Napoli con cose, poche semmai (devi imparare a camminare, prima di poter correre), ma al posto giusto.

Così, in ragione della annunciata riforma del regolamento comunale, si valutasse l’idea di superare le municipalità così come lo sono oggi, per composizioni, ruoli e funzioni, magari basandosi su meccanismi di alternanza e cooperazione divisi tra tempo istituzionale e territoriale di eletti ed elettori.

Una tale riforma rappresenterebbe per la politica l’occasione di garantire meno sé e di più i cittadini che potrebbero decidere di votare diversamente dal male minore.

Marco Esposito

Segreteria Metropolitana PD Napoli

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