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Politica
Pd pronto a governare con il M5S. Ecco come si è arrivati alla svolta

Il dado è tratto. La stragrande maggioranza del Partito Democratico si sta orientando verso l'apertura a un governo politico e di legislatura con il Movimento 5 Stelle e LeU. Matteo Renzi, che all'inizio aveva proposto un esecutivo salva-conti per impedire l'aumento dell'Iva il primo gennaio 2020 e poi tornare subito al voto, ha modificato la sua posizione rispondendo "non mi impicco alle formule" di fronte alla domanda su un eventuale governo che duri quattro anni.

A segnare un'altra svolta sono state le parole di grande apertura da parte di Goffredo Bettini che, come sanno bene nei Palazzi romani, quando parla interpreta la posizione di Valter Veltroni e in parte anche di Romano Prodi, leader dell'Ulivo. Fondamentale anche l'ok di Dario Franceschini che, stando alle ricostruzioni che fanno si fanno in casa dem, significa anche un sostanziale via libera anche del presidente Sergio Mattarella quantomeno al tentativo di portare avanti la legislatura. A loro si sono aggiunti poi anche Graziano Delrio, Andrea Orlando e Maurizio Martina, altre figure rilevanti nel potere del Nazareno. E non a caso il segretario Nicola Zingaretti sono giorni che non pronuncia più la parole "elezioni" ma, sibillino, si affida alla saggezza del Capo dello Stato.

L'unico a restare contrario sembra essere Paolo Gentiloni (e insieme a lui la vice-segretaria del Pd Paola De Micheli), l'ex premier che in caso di elezioni anticipate tra fine ottobre e l'inizio di novembre sarebbe stato in pole position per guidare la coalizione di Centrosinistra. Dato per scontato l'ok di LeU (come spiega ad Affaritaliani.it Stefano Fassina), ovvero di Massimo D'Alema, Pierluigi Bersani e Piero Grasso. Ma che cosa faranno i 5 Stelle? La situazione all'interno nei grillini viene definita "fluida".

Luigi Di Maio, che specularmente a Renzi dovrebbe fare un passo indietro a causa dei veti incrociati (troppo forti le accuse in questi mesi, vedi ad esempio 'il partito di Bibbiano', solo per citare un esempio), preferirebbe il ritorno alle urne in tempi brevi, nonostante i sondaggi al momento sfavorevoli, anche grazie all'ipotesi di deroga alla regola del doppio mandato che gli consentirebbe di ricandidarsi. Davide Casaleggio e ancora di più Beppe Grillo (che ha subito chiesto di fermare il "barbaro" Salvini), però, sembrano propensi ad aprire al dialogo con i dem, almeno per provare a vedere se ci sono le condizioni per evitare le urne in autunno. Anche se la mossa di Salvini in aula al Senato sul sì al taglio dei parlamentari frena l'ipotesi accordo Pd-5 Stelle.

In caso di esecutivo con il Partito Democratico, una parte del M5S pensa all'ipotesi Conte-bis, ovvero che l'"avvocato del popolo" possa guidare anche questa nuova fase senza la Lega e con Pd e LeU. Non a caso il presidente del Consiglio ha sempre tenuto un profilo molto basso e non ha mai usato parole forti contro Renzi e in generale il Partito Democratico. Ma fonti parlamentari dem tendono ad escludere l'ipotesi Conte-bis (anche se Renzi a rimandato ogni decisione al Capo dello Stato), "chi ha guidato il governo con la Lega è ovviamente fuori dai giochi", osservano dal Pd. Le stesse fonti dem non credono nemmeno all'ipotesi Roberto Fico premier, "troppo complicato, serve una figura più neutra e meno schierata".

Tra i dem circola, ad esempio, il nome del solito Carlo Cottarelli come premier o quello di Raffaele Cantone, l'ex presidente dell'Anac, un nome che dovrebbe piacere a buona parte dei pentastellati. Fonti M5S sottolineano come si stia lavorando a quest'operazione ma che, se andasse in porto, vedrebbe l'ingresso nel governo di figure meno mediatiche e che hanno meno drammatizzato in questi anni lo scontro tra 5 Stelle e Democratici.

Tra i renziani sicuramente esponenti di spicco come Maria Elena Boschi e Luca Lotti non potrebbero far parte del governo, ma si pensa invece a figure come Francesco Bonifazi che non si è mai distinto particolarmente per attacchi contro i grillini. Allo stesso modo, oltre a Di Maio, tra i 5 Stelle necessariamente non potrebbero far parte dell'esecutivo i ministri Danilo Toninelli (vicenda Tav Torino-Lione a parte), Riccardo Fraccaro, Alfonso Bonafede e Barbara Lezzi. Come ultimo elemento, ma non certo per importanza, c'è da considerare la paura di moltissimi peones, soprattutto M5S, delle elezioni.

Sondaggi alla mano i parlamentari pentastellati rischiano di restare più che dimezzati da eventuali elezioni e, quindi, sarebbe in molti a pensarci bene prima di lasciare lo scranno di Montecitorio e di Palazzo Madama. Stesso discorso per i renziani che in caso di voto subito verrebbero falcidiati nelle liste di Zingaretti e che non avrebbero il tempo per costruire un loro partito guidato dall'ex premier ed ex sindaco di Firenze in grado di ottenere risultati elettorali soddisfacenti.

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