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Politica
Pd, Franceschini ha 80 parlamentari: nasce una nuova minoranza

Ufficialmente Dario Franceschini ha sciolto la sua corrente, Area Dem, tempo fa ma - dietro le quinte - qualcosa di importante sta accadendo nel Partito Democratico. E stavolta a mettere in discussione Matteo Renzi non sono i "soliti" Cuperlo, Bersani o D'Alema. Il ministro della Cultura, che da doroteo doc nella Margherita era l'uomo delle tessere, si sta lentamente allontanando dal segretario-premier.

I boatos che arrivano dal Nazareno parlano di una frattura che nasce dopo la sconfitta di Piero Fassino a Torino. L'ex sindaco del capoluogo piemontese era ed è un fedelissimo di Franceschini e la vittoria della Appendino (M5S), sulla quale ha pesato fortemente anche il clima nazionale e l'azione del governo, avrebbero spinto il responsabile della Cultura su posizioni critiche nei confronti del presidente del Consiglio.

In realtà, al di là del voto torinese, alla base della svolta di Franceschini - spiegano fonti dem ad Affaritaliani.it - ci sarebbe il nuovo quadro politico. I ballottaggi, dopo la sconfitta a Napoli del 5 giugno, i sondaggi negativi sul referendum istituzionale e il caos europeo legato alla Brexit hanno fortemente indebolito Renzi e il suo esecutivo.

"Quando le cose iniziano ad andare male ci si muove e si cerca di capire come evitare di affondare", afferma un deputato Pd di lungo corso. Traduzione: siccome la situazione politica per il premier non è delle migliori, Franceschini sta iniziando a staccarsi dal segretario per evitare - in caso di flop e di dimissioni con una sconfitta sulle riforme - di venire travolto anche lui dalla fine del renzismo.

Al momento si esclude un'intesa tra il ministro della Cultura e la minoranza di Bersani-Cuperlo, ma certamente Franceschini potrebbe diventare una sorta di voce critica nella maggioranza dem. E anche una spina nel fianco nel partito e nell'esecutivo. A livello parlamentare i numeri sono considerevoli: con l'ex uomo forte della Margherita ci sono infatti una ottantina tra deputati e senatori, distribuiti soprattutto a Palazzo Madama. E quindi questo - visti i rapporti di forza - indebolisce il premier e lo rende sempre più dipendente da Alfano e soprattutto da Verdini.

In seno alla Direzione i fedelissimi di Franceschini sono circa 25, i numeri ballano, non sufficienti per mettere Renzi in minoranza, se sommati a quelli di Bersani-Cuperlo, ma certamente il premier-segretario rischia di non avere più una maggioranza "bulgara" all'interno dell'organo principale del Pd. In prospettiva, quindi, quella del ministro della Cultura è una strategia di posizionamento per svincolarsi dal ristretto cerchio di renziani in vista soprattutto del voto decisivo sulle riforme.

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pd renzi franceschini governo referendum





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