Pd, Renzi tenta la riconquista del Potere
Renzi e le primarie del Pd
Le primarie del Pd di oggi sono un rito abbastanza scontato officiato più per una sorta di sottomissione ad una liturgia tipica del passato comunista che per reale necessità.
Oltretutto si tratta di un rito officiato in maniera frettolosa ed accelerata, un rito nato unicamente dalla necessità di ufficializzare quello che tutti sanno e cioè che Renzi è il segretario del Pd e che i comprimari da “Topo Gigio” Orlando a “Don Michele” Emiliano hanno partecipato giusto per acchiappare qualcosa in termini di potere interno al partito e di deputati alle prossime politiche.
Da qui un certo disamoramento rispetto alle primarie precedenti.
Renzi è in parte responsabile di questo perché una volta al potere si è circondato solo di fisati collaboratori più o meno “magicogicliati” alcuni dei quali sopravalutati come Filippo Sensi che di fatto ha condotto in maniera disastrosa e perdente la campagna referendaria.
Il percorso per la SRDP, Sacra Riconquista del Potere, questa volta è lungo e fatico e non è affatto scontato. Anzi. Renzi se non cambierà strategia, soprattutto comunicativa, rischia la definitiva esclusione e conseguente “craxistizzazione” con fuga (precipitosa) dall’Italia con la magistratura all’era da tempo.