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Politica
Pensioni, che cosa accade dopo Quota 100. Facciamo chiarezza

Riforma delle pensioni entro fine anno, quando scadrà Quota 100. Interessante analisi del sito www.donnesulweb.it. Ecco le sei possibili ipotesi per le pensioni dopo Quota 100.

 

Riforma pensioni 2022 cosa cambia

Il destino della riforma pensionistica è ancora lontana dall’essere definito. Tuttavia esistono già 6 idee o proposte che il governo Draghi prenderà sicuramente in considerazione, prima di fare un scelta definitiva.

Di seguito quali sono e in cosa consistono le possibili novità per accedere alla pensione anticipata dal primo gennaio 2022.

1) Pensione anticipata a 64 anni

Si tratta di una proposta arrivata direttamente dalla Corte dei Conti, per garantire ancora flessibilità in uscita dal lavoro. In sostanza per andare in pensione sarebbero necessari il compimento di 64 anni di età e il versamento di almeno 20 anni contributivi. A patto però di aver già raggiunto un importo pari a 2,8 volte quello dell’assegno sociale.

2) Quota 41 per tutti

E’ l’idea avanzata dalle parti sociali, per permettere a tutti i lavoratori di accedere al prepensionamento al raggiungimento dei 41 anni di contributi, a prescindere dall’età anagrafica. Attualmente questa misura è riservata solo ai lavoratori precoci. Ma estenderla a tutti rischia di avere costi insostenibili per le casse dello stato, come confermato dalla Corte dei conti.

3) Rafforzare i contratti di espansione

Questa ipotesi mira a favorire un ricambio generazionale nelle aziende con molti dipendenti, con prepensionamenti dei più anziani e successive assunzioni. In pratica con questi contratti le aziende stringe accordi volontari con i lavoratori a cui mancano 60 mesi alla pensione di vecchiaia. Chi li accetta riceve un’indennità fino al raggiungimento dei 67 anni e poi un assegno pensionistico di importo minore, rispetto a quello pieno.

4) Proroga opzione donna

Opzione donna, lo scivolo che permette alle lavoratrici di accedere alla pensione anticipata, potrebbe diventare strutturale. Se così fosse sarebbe possibile andare in pensione con un assegno calcolato con il metodo contributivo, a 58 anni (59 per le autonome) e 35 anni di contributi.

5) Proroga Ape Sociale

Anche in questo caso sarebbe una proroga, che garantirebbe l’uscita anticipata dal lavoro (a 63 anni) per le categorie lavorative svantaggiate, che ne fanno richiesta. L’Ape sociale prevede un assegno pagato dallo Stato fino ai 67 anni, per un importo massimo di 1.500 euro su 12 mesi.

6) Pensione anticipata lavori gravosi

L’ultima idea del Mef è quella di rendere più agevole l’accesso alla pensione pe le categorie lavorative impiegate in mansioni usuranti (lavoratori notturni, conducenti di veicoli eccetera). In questo caso potrebbe bastare un’età di 61 anni e 7 mesi uniti a 35 anni di contributi versati per uscire anticipatamente dal lavoro.

Queste in sintesi le 6 idee su cui stanno ragionando il Ministro del lavoro Orlando e l’intero esecutivo. Con il trascorrere del tempo queste possibilità si fanno sempre più concrete, ma non si possono escludere novità completamente diverse quando la discussione della riforma pensioni entrerà nel vivo. Probabilmente in autunno.

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