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Politica
Perchè la destra ha paura di Fassino leader dei Dem?

Dalla banca al supermercato, da Telekom Serbia alle intercettazioni delle scarne telefonate con Giovanni Consorte all'epoca in cui era presidente di Unipol, non c'è politico più frainteso di Piero Fassino. Negli anni lo hanno accusato di tutto (e del suo contrario) cercando di metterlo smaccatamente nell'angolo: ogni volta, è storia, la cosa si è risolta in niente.

Adesso alla vigilia della presentazione del suo nuovo libro "Pd-Davvero" (La nave di Teseo) oggi a Roma, domani a Milano, riparte l'attacco mediatico proveniente dal centro destra. Adesso, visto che fra gli sponsor dell'evento milanese con Maurizio Martina ed Antonio Polito, risulta (accanto a Banca Caripo) la mitica Esselunga del fu Bernardo Caprotti, hanno tirato fuori che Fassino è il "traditore" delle Coop.

Eh sì perchè, crollato il comunismo ed affermata finalmente la laicità di certe scelte, secondo la Novacoop, l'ultimo segretario dei Ds dovrebbe esibire una coerenza di stampo paraconfessionale soprattutto nella scelta degli sponsor di una delle tante manifestazioni legate al libro che racconta (visto con gli occhi di uno dei padri fondatori) i 10 anni del Pd.

"Ma mi faccia il piacere"commenterebbe sarcastico ed efficace l'onorevole Trombetta nel famoso film di Steno datato 1952 "Totò a colori". E basterebbe questo a liquidare una polemica sostanzialmente sterile (non inutile se analizzata con gli occhi delle coop che hanno funzionato storicamente da "cinghia di trasmissione" insieme alla Cgil dell'ex Pci) che, tuttavia, non fa ridere. Intanto perchè Fassino ha un carattere assai complicato e delicato insieme (logico che una cosa cosi appanni il suo entusiasmo della vigilia, succederebbe a chiunque) poi per un altro motivo più profondo: esiste, è provata, una paura da parte del centro destra del ritorno in campo di leader come Piero che hanno "statura" non solo fisica, ma paradigmatica, metafisica, politica ed esistenziale. Se con Matteo Renzi giovane rampante scalpitante eppur molto capace, l'opposizione può minimizzare ("suvvia, sò ragazzi" si direbbe a Roma), con Fassino che ha una storia esemplare, si arriva subito al redde rationem. Insomma, con il Lungo non si scherza. Se gioca lui, la squadra va in rete.

Lasciamo perdere Torino perchè quello è un altro discorso e poi Piero -notiziona- non si sarebbe voluto neanche candidare. Ma si sacrifica per l'unità (del partito, della famiglia, del paese in genere) e solitamente viene premiato. Ora ripartono gli attacchi perchè i torinesi dello Spiffero (sì, proprio loro, informati e non certo totalmente di parte) hanno scritto quel che accadrà: Fassino sarà giustamente candidato da Renzi ed in caso di partnership Pd-Berlusconi potrebbe fare il presidente del Senato. Lo farebbe bene, è lucido, puntiglioso, razionale, ottimamente rappresentativo dal punto di vista istituzionale. Però ha un lato debole, è nervoso. Anzi, si incavola per un nonnulla dunque che cosa c'e di meglio per gli avversari se non fargli saltare i nervi con i "prezzi corti" della mitologica Esselunga?
 

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piero fassinodemlibro fassinofassino esselunga





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