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Politica
Pisapia: centrosinistra con programma e leader condivisi

Il lavoro, i voucher, soprattutto il rapporto con il Pd e il futuro del centrosinistra alla sfida elettorale con i movimenti populisti. A Milano è il giorno di chiusura di Fondamenta, l'iniziativa di Articolo 1-Mdp, il nuovo movimento politico fondato dai fuoriusciti dal Partito Democratico (e non solo). Una giornata in cui si alternano le presenze e gli interventi della leader Cgil Susanna Camusso, dell'ex sindaco di Milano (e fondatore di Campo progressista) Giuliano Pisapia, applauditissimo all'arrivo, alternati a quelli dei volti del nuovo movimento.

Il tema delle elezioni e della riforma elettorale ad agitare la sinistra. Pisapia, dal palco della convention lancia la proposta:  "Dopo le amministrative diamoci, al più presto un appuntamento nazionale fondativo di un nuovo centrosinistra: dico noi, e non io, come molti si aspettano, perché credo nel noi e non nell'io. Siamo di fronte a un enorme sfida, ma se siamo credibili, forti e uniti per ragionare sul futuro allora riusciremo a creare quel soggetto che tanti aspettano: non più le tende ma le case, una nuova casa per tutti".

L'ex sindaco prova a parlare di unità: "Lo dico e lo ripeto: c'è stato un piccolo passo avanti, Prodi dice 'meglio un osso che niente', io che il bicchiere è mezzo pieno, ma dico insieme a voi che non accettiamo furberie: il centrosinistra è un programma condiviso, un cammino condiviso, un leader condiviso". E ancora: ""E' un errore sempre dividersi sulle parole e sulle persone ma ancora più grande dividersi sulle speranze e sui progetti. C'è bisogno di un immenso sforzo collettivo per lavorare con chi ci sta vicino, ma, guardando lontano, dobbiamo superare le lacerazioni e fare di tutto per trovare la sintesi su un programma. Non sono un sognatore, ma non mi rassegno e non voglio lasciare il paese alle destre e al populismo. E qui credo sia iniziato un cammino comune che può portare lontano".

Dal Movimento democratico progressista che vede tra i suoi fondatori Pierluigi Bersani e Massimo D'Alema (intervenuti ieri con attacchi molto duri a Matteo Renzi) arriva però più di un segnale di chiusura. A Pisapia risponde Roberto Speranza: "In un paese normale ci sarebbe il centrosinistra, ma la realtà è che il centrosinistra si è rotto non su questione personali ma per scelte politiche sbagliate.
Capisco il tentativo di riunire nelle parole di Giuliano ma serve chiarezza limpida: serve un'alternativa, qui non si tratta di addolcire il renzismo ma di superarlo". Massimo D'Alema prova a dettare i tempi a Mdp e a chi vorrà unirsi al progetto: "Leggo di un accordo per andare a votare ad ottobre, quindi bisogna riunirsi con chi c'è e fare le liste, perchè senza le liste non si prendono i voti".

"Ci opporremo con ogni energia al progetto di un Parlamento fatto di nominati, dal prossimo fine settimana ci mettiamo in moto ricominciando con banchetti la raccolta di firme per una petizione popolare contro un parlamento di nominati, chiamando a raccolta il mondo straordinario del 4 dicembre", dice Speranza, riferendosi alla data del referendum costituzionale perso dal Pd. E continua: "Il punto non è Renzi, ma come sia possibile che la sinistra mondiale sia senza parole contro la disuguaglianza: siamo apparsi quelli dalla parte di chi vinceva e non di chi non ce la faceva, negli ultimi anni abbiamo perso una parte del nostro popolo e bisogna ripartire dai valori di fondo non dalle sigle e dai nomi". Anche Francesco Laforgia, capogruppo Mdp alla Camera, attacca: "La sinistra non può essere una spruzzata di profumo per rendere gli ambienti più accoglienti, non possiamo pensare che "siano i partiti che predicano chiusure protezionistiche a difendere le istanze di milioni di cittadini impoveriti e a predicare di fare delle coalizioni costituzionali contro i populisti, salvo non pensare che proprio queste larghe intese hanno fatto crescere i populismi in questo paese e in Europa".

Un messaggio chiaro è rivolto al governo, e riguarda proprio i voucher: "Oggi siamo di fronte al fatto che in Parlamento, con poca trasparenza, si sta facendo una discussione sui voucher che era stata accantonata qualche tempo fa. C'è un problema di democrazia se si decide che i cittadini non devono votare al referendum e poi dopo 20 giorni si torna ad affrontare il tema in Parlamento", ha attaccato dal palco dello spazio Megawatt Susanna Camusso. Ancora più chiaro Francesco Laforgia: "Se qualcuno pensa che prima, per evitare di essere travolti dal referendum, si eliminano i voucher e poi si possano far rientrare dalla finestra quello che sì fatto uscire dalla porta noi ci riterremo con le mani libere verso il governo Gentiloni: è una questione di responsabilità". Con lui la capogruppo al Senato Maria Cecilia Guerra: "Non vogliamo che i voucher siano reintrodotti surrettiziamente con la manovrina: sono stati una forma estrema della flessibilità del lavoro che non prendeva in considerazione la persona, ignoravano ogni tutela per malattie, ammortizzatori sociali e pensioni".

La richiesta al governo della nuova sigla della sinistra guarda al lavoro: servono "politiche più radicali sul tema della riduzione degli orari di lavoro" (Camusso) e questa sarà "l'ossessione positiva della nostra iniziativa" (Laforgia). La segretaria della Cgil attacca anche le politiche fiscali e la possibile manovra di ottobre: "Torna un tema che fu di Berlusconi, due aliquote Irpef, un grande inganno per i redditi medio-bassi: viene un moto di ribellione quando ormai è scontato che qualsiasi manager può guadagnare 500 volte di più, questo è un modo di fare la guerra tra i lavoratori".

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