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Politica
Professore Zagrebelsky, la democrazia è individualismo e competizione

Di Ernesto Vergani

Deve aver lasciato l’amaro in bocca nei telespettatori il confronto condotto da Enrico Mentana sul referendum costituzionale del 4 dicembre, tra il presidente del Consiglio Matteo Renzi, fautore della riforma, e il giurista ed ex presidente della Consulta Gustavo Zagrebelsky, bandiera del fronte del no.

Ciò perché gli italiani, che hanno capito le ragioni del sì, ribadite ieri da Renzi (abolizione del bicameralismo paritario ossia ridefinizione del Senato, riduzione dei costi e del numero dei parlamentari e dei consiglieri regionali, abolizione del Cnel, modifica del Titolo V della parte II della Costituzione ossia semplificare e centralizzare alcune competenze in sanità, trasporti, energia togliendole alle Regioni) non solo rimangono confusi sulle ragioni del no, ma per il concetto emerso per così dire riduzionista della attuale Costituzione.

Ciò che colpisce è la visione ideale della Costituzione di Zagrebelsky. Questi ha parlato di quadro d’insieme, di contesto. Ha detto che bisogna riformare il corpo politico. Che la Costituzione è come un vestito e che se si mette su un corpo deforme non funziona. Che la riforma costituzionale deve nascere dal confronto. Che in democrazia non si vince. Ha portato come esempio di utilità della attuale Costituzione il fatto che la Democrazia Cristiana - (che può a dire il vero anche essere definita partito del compromesso e del clientelismo, che ha portata al dissesto finanziario l’Italia, con conseguenze che pagano ancora oggi i giovani) - ha garantito continuità nonostante i governi duravano il tempo di un’ estate.

Un punto di vista di democrazia, quello di Zagrebelsky che non è di tutti. Ce ne è un altro, quello che si rifà strettamente alla Grecia antica, dove è nata la democrazia. I greci erano individualisti e ipercompetitivi, vivevano per il merito e la gloria (si pensi ad Achille che sceglie la fama in cambio di una giovane morte). Principio di democrazia attualissimo, si pensi agli Stati Uniti d’America, il paese più ricco del mondo, dove la Costituzione prevede il diritto alla felicità e il successo è un valore morale.

Per completezza, va ricordato quanto i giornali titolano, quello che alla fine, per come è andata la trasmissione, è sembrato uno slogan di Zagrebelsky: questa riforma determinerà un’oligarchia. E’ vero rimane il dubbio della legge elettorale (Italicum, che non sarà oggetto del referendum), che insieme alla riforma costituzionale ingenererebbe un esecutivo troppo forte. Il che è opinabile – e il premier Matteo Renzi si è detto disposto a modificare la legge elettorale.

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renzi zagrebelsky democrazia referendum





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