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Politica
Qatar-gate, D'Alema: "Le banconote un'indecenza. Io consulente, non affarista"

D'Alema: "Quelle banconote un’indecenza, Panzeri è persona che stimavo"

"Non avrei mai potuto sospettare una cosa del genere e infatti la trovo un’indecenza, che merita una riposta ferma in difesa del Parlamento europeo". Massimo D'Alema interviene sulo scandalo Qatar-gate in un'intervista al Corriere della Sera e usa toni molto duri:  "Devo dire che ho molti dubbi sul fatto che questo tipo di pressioni abbia impedito all’Europa di prendere le sue decisioni. Condivido l’intransigenza di Roberto Speranza e del Pd. Non trovo però accettabile che si prenda questa vicenda e la si usi come una clava per demolire una storia e una classe dirigente".

D'Alema si dice "colpito e addolorato". Su Panzeri e gli altri coinvolti: "Sono persone che conosco da anni e che ho stimato. Nel caso di Panzeri parliamo dell’ex segretario della Camera del Lavoro di Milano. Una figura con una storia sindacale importante alle spalle, non certo l’assistente di D’Alema". 

Sul suo rapporto con il mondo degli affari, rifacendosi anche al pensiero espresso dal vicesegretario del Partito Democratico Giuseppe Provenzano, spiega: "Sono d'accordo con Provenzano: non si possono accettare porte girevoli tra politica e attività economica. Io però non faccio né l’affarista né il lobbista. Da diversi anni ho un’attività di consulenza prima di avviare la quale, è agli atti, ho scritto al segretario Speranza una lettera di dimissioni dagli organismi dirigenti di Articolo 1. Non ci sono nel mio caso porte girevoli; ma diverse stagioni nella vita che devono essere scandite da un rigido principio di incompatibilità. Io le ho scandite, diciamo".

Sui suoi rapporti con Colombia e Qatar si difende dalle accuse: "Ho dato una mano a un imprenditore con una qualche imprudenza, lo ammetto. Ma se avessi partecipato a una compravendita di armi sarei stato oggetto di attività giudiziaria. Parliamo di reati. Reati che, non a caso, nessuno mi contesta. Sull'aiuto che starei dando al governo del Qatar per l'acquisto di Priolo, anche qui, quante bugie. Una cordata di investitori internazionali, tra cui è presente un imprenditore qatariota, si è rivolta anche a me per l’acquisizione della raffineria. A loro ho dato un consiglio: vi interessa? Bene, come prima cosa andate a parlare col governo. Massima trasparenza. Vogliono mantenere livelli occupazionali, rilanciare l’area, rispettare i paletti europei della transizione energetica. Se poi si decide il principio che non si possono accettare investimenti che provengono da Paesi non democratici, sarò il primo ad attenermi".

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