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Politica
Quirinale, il Pd non fa nomi? Aspetta il flop di Silvio ed evita la conta
Enrico Letta

Il Pd scommette sul flop di Berlusconi e punta al successivo tavolo per arrivare a una candidatura condivisa

Continua a bollare come divisiva e irricevibile la candidatura al Quirinale di Silvio Berlusconi. Ma oltre questo, il Pd non si spinge. Escludendo l’ipotesi di un Mattarella bis o di un trasloco di Mario Draghi al Quirinale, è tutto fermo a un generico identikit della personalità che dovrebbe salire sul Colle più alto. Nei mesi scorsi - visto che gli allenamenti per questa decisiva finale di partita sono iniziati da tempo -, il segretario del Pd, Enrico Letta, si è affannato a ripetere a ogni occasione che era presto per fare dei nomi.

D’accordo. Ma a una settimana dal primo scrutinio in Parlamento è mai possibile che sia ancora presto? Perché non fare un nome, magari altrettanto di parte, come ha fatto il centrodestra? “Sarebbe contradditorio e incoerente rispetto a quanto abbiamo sempre sostenuto”, spiega ad Affari una fonte qualificata del Pd. Senza contare, inoltre, che “un nome significherebbe poi fare la conta ed è quello che vogliamo evitare”.

Quella che passa per assenza di strategia, però, in realtà non lo è. Sono in molti in casa dem, infatti, a pensare che alla fine, una volta che Berlusconi si sarà bruciato alla prova del voto – se deciderà di andare fino in fondo –, il centrodestra dovrà andare a Canossa. E cioè “al tavolo con tutti. E a quel punto sarà più facile – continua la fonte – per noi e pure per loro”, soprattutto per Salvini e Meloni che al momento hanno le mani legate.

Quirinale, nel Pd doppia opzione: niente voto o scheda bianca per mettere in diffcoltà il centrodestra

Morale della favola: il centrosinistra, e il Pd in primis, preferisce aspettare in riva al fiume che passi il 'cadavere' politico Berlusconi. Non a caso, come confermano al nostro giornale, “anche se ancora nulla è stato deciso e si aspetta di capire cosa accadrà in questa settimana”, al momento le strade da percorrere restano due, entrambe finalizzate a far emergere le difficoltà del centrodestra: una è non votare e l’altra è dare, come accade a ogni tornata presidenziale, il proprio sostegno all’‘Onorevole Bianca’. Insomma, replicare in qualche modo quello schema che consentì al centrodestra di snidare l’harakiri del Pd - con i famosi 101 traditori - sulla candidatura di Prodi, poi appunto affossato da fuoco amico.

Quirinale, Il Nazareno scruta le mosse di Renzi. Con uno schema da Conte due il centrosinistra avrebbe più grandi elettori del centrodestra

Pure ammesso che la tattica funzioni e che si arrivi a un tavolo, il nodo dei nomi però rimarrebbe. Anche perché nel centrodestra non ne mancano altri di riserva, a cominciare da Letizia Moratti, Marcello Pera ed Elisabetta Casellati. “Ma ci sarebbero, per dire, anche quelli di Marta Cartabia, Giuliano Amato e Pier Ferdinando Casini”. Proprio su quest’ultimo, ragionano diversi dem a Palazzo, un confronto si potrebbe aprire, “anche perché sarebbe un nome che potrebbe avere l’appoggio di Matteo Renzi”.

Al leader di Rignano e alle sue mosse guarda con attenzione il Nazareno. Proprio oggi, per esempio, non manca chi esulta tra le file democratiche  per l’apertura del leader di Iv nei confronti di Letta riguardo la sua proposta al centrodestra di un  accordo da qui al 2023. “Mettiamola così - ragiona un deputato Pd -: con Italia viva e quindi con uno schema da Conte due, avremmo 451 grandi elettori, mentre il centrodestra 443. Altro che grande diritto di prelazione da parte del campo avversario”.

Peccato, però, che la mission di Italia viva sia tagliare fuori il M5s. Il sogno renziano neanche tanto recondito è quello di una specie di maggioranza Ursula, magari allargata alla Lega, ma senza i Cinque stelle. E se si arrivasse a un nome in grado di convogliare i consensi di tutti tranne che del partito di Giuseppe Conte, il Pd cosa farebbe? “E’ difficile adesso ipotizzare questo scenario - conclude il parlamentare -. Certo è che in tal caso per noi sarebbe complicato dire di no”.

 

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