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Politica
Rai, su Affari l'affondo della Lega. Perché Salini ignora Stand By Me?
Fabrizio Salini (foto Lapresse)

Intervento per Affaritaliani.it del deputato leghista e segretario della Commissione di Vigilanza Rai Massimiliano Capitanio

 

Un piano industriale ambizioso, ma al momento rimasto sulla carta. Una anomala e preoccupante fretta nell’anticipare l’attuazione del piano con una serie di nomine dal marcato profumo renziano e piddino. Un laissez faire concesso al Movimento 5 Stelle che ha spaziato dagli istrionici flop di Freccero su Raidue alla spericolata gestione dell’informazione nel Tg1. La Rai è cambiata? Non in meglio (per ora), e alcune volte in peggio. Il Tg1 perde ascolti, la Rai ha perso la Champions League (e con questa un vagone di milioni di euro), Conte interpreta la prima intervista fake in prima serata (doveva parlare di Erdogan, ha parlato del suo Governo), il confronto televisivo dell’anno tra Renzi e Salvini finisce in seconda serata, gli speciali elezioni emigrano su RaiTre, un conduttore antileghista di RaiDue apre una finestra nella sua trasmissione per lanciare il servizio (giornalistico?) di un collega antileghista di RaiTre. Ok il motto “di tutto e di più”, ma forse così è troppo anche per stare educatamente a guardare.

massimiliano capitanio   Massimiliano Capitanio
 

Sono queste le cose che non vanno nella gestione di Salini, senza entrare in quello che succede negli uffici e nei corridoi di viale Mazzini dove il risiko del potere radiotelevisivo compone a volte alleanze inimmaginabili.

Salini è un professionista che, per curriculum, non ha nulla da dimostrare. Il suo lavoro a Fox International Channels Italy, a Sky Italia e per La7 è il certificato che l’ha portato in Rai come amministratore delegato con le carte assolutamente in regola (a proposito di cv, sorprende il fatto che la sua stringata biografia su Wikipedia trascuri il suo passaggio professionale in Stand By Me). Se Salini avesse gestito la Rai come un’azienda privata, lasciando fuori la politica, avrebbe compiuto il capolavoro, e lo dice un rappresentante della Lega che, senza tema di smentita, non ha pressoché mai lasciato traccia di occupazione negli anni di governo. Invece la politica (M5S e PD) hanno bussato eccome alle sue porte, facendogli insorgere una immotivata allergia non tanto per la Lega, quanto per quei temi e quei personaggi che raccontano il mondo in cui si riconosce ormai più del 50% dell’elettorato.

La fine del primo Governo Conte, poi, ha mandato in cortocircuito la cabina di regia di viale Mazzini. Mentre scrivo ho appena assistito all’intervista del ministro Luigi Di Maio a UnoMattina: 14.30 minuti (mi ricordavo che il Tg1 non fosse molto interessato a interviste politiche in questo contenitore…) contro i 12 in scaletta per liquidare in pochi secondi, e senza commozione, l’attentato ai nostri militari in Iraq e concentrarsi subito sulla favola dell’Iva che stava per aumentare e su altre bugie governative a cui nemmeno gli elettori dell’Umbria e dell’Emilia Romagna credono più.

Facciamo così, riavvolgiamo il nastro. Raccontiamo il paese reale, mettiamo professionisti al loro posto, sgombriamo il campo da ogni conflitto di interesse e diamo un senso (mentre pensiamo a come ridurlo) al canone che pagano gli italiani. W la Rai!

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