Referendum alle porte, ma il governo chi vuole prendere in giro?
Campagna elettorale sfacciata
Non si fa in tempo a commentare qualcosa che già ci sono altre notizie che reclamano doverose messe a punto. Come avviene ogni volta che ci si sente presi per i fondelli. Attività in cui questo governo raggiunge vette di eccellenza.
Ecco due titoli del Corriere di oggi, 2 ottobre 2016: “La mossa di Matteo Renzi: presenterà un nuovo Italicum entro ottobre”. Sottotitolo: “Togliere ogni alibi agli avversari” Poco sotto: “Delrio. Ponte sullo Stretto, una priorità. Siamo pronti a metterci soldi pubblici”. E ancora, nel giornale, si parla di aumenti per le pensioni basse, di quattordicesime ai meno abbienti, di sconto fiscale per le ristrutturazioni antisismiche anche per le seconde case, e non abbiamo certo dimenticato che, per Amatrice, Renzi ha promesso di ricostruire la cittadina “dov’era e com’era”. Che è successo, il governo ha vinto al Superenalotto? Qualcuno lo avvisi che comunque non basterebbe.
Mai si è vista una campagna elettorale così sfacciata. Aspettiamo la promessa di chili di spaghetti e magari la scarpa sinistra prima del 4 dicembre e la destra subito dopo, se ci saremo comportati bene.
Ma chi si vuol prendere in giro? Renzi magari presenta il nuovo Italicum, e certo non c’è il tempo per trasformarlo in legge. Ottiene il “sì” al referendum, e poi il nuovo Italicum non viene approvato. Passata la festa, gabbato lo santo. Si sa, trovare oppositori a qualunque nuova legge elettorale è facile quanto trovare persone scontente del fisco.
Anche Delrio ci prende in giro. Questo governo non ha i soldi per il Ponte sullo Stretto e neppure per molte delle altre cose che promette. Spera, per sopravvivere, che Bruxelles allarghi i cordoni della borsa, e non l’ha ancora ottenuto. Cioè non è ancora finanziata la Legge di Stabilità, e si parla di ulteriori spese? Ma, appunto, si parla. Renzi e gli amici suoi puntano sulla stupidità degli italiani, sapendo che è un cavallo vincente, o almeno sempre piazzato. Ma ci si permetta: alcuni “call ourselves out”, “ci chiamiamo fuori”.
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