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Politica
Referendum, D'Alema scatenato contro il premier

L'aula di Montecitorio è convocata per ascoltare Matteo Renzi sull Consiglio europeo della prossima settimana, ma inevitabilmente lo scontro tra premier e opposizione slitta anche sul referendum del 4 dicembre. Con un botta e risposta duro. Renato Brunetta, in polemica costante con il capo del governo, afferma che Renzi fa "carne di porco della democrazia". All'attacco anche Lega e Movimento 5 Stelle. A loro il presidente del Consiglio - replicando agli interventi dei deputati dagli scranni del governo - risponde: "Ho sentito parlare di dittatura 2.0, ma le parole sono importanti e siccome in quest'aula 90 anni qualcuno mise fine alla democrazia e altri hanno pagato con la vita, dico che potete pensarla come vi pare sul referendum, potete votare sì o no, ma questa è una democrazia e metterla in discussione significa insultare l'Italia e non ve lo permettiamo. Abbiate rispetto delle parole, della libertà e democrazia del Paese che si chiama Italia, nonostante voi".

Nel pomeriggio è, però, Massimo D'Alema a tornare all'attacco del premier e a parlare di "clima di paura e intimidazione" avvertito da chi ha intenzione di votare 'No': "Per il 'Sì' c'è uno schieramento abbastanza vasto, minaccioso, che lancia insulti che non dovrebbero appartenere al confronto cui siamo chiamati, alimentando un clima di paura e intimidazione da far sentire in colpa chi è per il 'No' come se portasse il Paese verso il baratro", ha detto nel corso del suo intervento all'iniziativa delle fondazioni Magna Carta e Italianieuropei per una riforma della costituzione alternativa a quella del ddl Boschi. E di questo schieramento, sostiene, fa parte un "blocco di potere", compresa buona parte del "sistema dell'informazione".

D'Alema non si ritiene "un pericoloso fomentatore di disordine". Al contrario,è convinto "di difendere i valori fondamentali del partito al quale sono iscritto, ancorchè chi lo dirige li ha dimenticati" e spiega che il suo tentativo è di "cercare di stare nel merito di una riforma sbagliata che non supera il bicameralismo: lo mantiene con una sorta di Camera di serie B". Quindi annuncia: "Ci sarà un appello ai parlamentari per cominciare a raccogliere le firme e dare corpo a una proposta che potrebbe essere incardinata già dall'indomani del referendum".

Poi respinge al mittente l'accusa che, chi vota 'No', apre la strada al Movimento 5 stelle: "Chi accusa il fronte del 'No' al referendum di tirare la volata a M5s dovrebbe ricordare che è stato il Pd a consegnare la capitale del Paese a Grillo". Spesso questo è avvenuto "con operazioni che resteranno scritte nei manuali della politica, come quella compiuta a Roma: resterà nei manuali per spiegare come non si fa la politica. Un minimo di riflessione autocritica, prima di rilanciare accuse".

Se c'è qualcuno che ha mostrato dispezzo verso la Carta dei valori del proprio partito, ha proseguito D'Alema, quello è Renzi: "Con l'approvazione della riforma costituzionale a maggioranza il segretario del Pd, Matteo Renzi, ha contraddetto il Manifesto dei valori del partito, che impegnava il Pd ad approvare solo riforme condivise. Il disprezzo verso la Costituzione si vede anche da questo".

Intanto Pier Luigi Bersani annuncia che la minoranza del Pd entrerà nella commissione proposta lunedì in direzione dal premier-segretario per studiare eventuali modifiche all'Italicum da incardinare in Parlamento dopo il referendum. Una proposta giudicata dall'opposizione interna al partito tardiva e insufficiente e pertanto non capace di modificare la scelta di votare no il 4 dicembre sulla riforma costituzionale, ritenuta inaccettabile se abbinata a questa legge elettorale. "Ho detto che in commissione era giusto starci, andare a vedere le carte", afferma Bersani nei corridoi di Montecitorio. "Poi - aggiunge - sarà consentito mantenere un po' di cautela e anche un po' di scetticismo".

Dal canto loro i grillini dopo le polemiche in aula ribadiscono la loro opposizione alla riforma Boschi. A margine della riunione dell'Anci in programma a Bari, la sindaca di Roma Virginia Raggi ribadisce: "Certo che siamo per il no su un referendum e una riforma costituzionale fatte da un Parlamento che probabilmente come stabilito dalla Consulta non ha legittimazione, su una riforma fatta con Verdini e altri condannati che peraltro complica

le cose e crea una serie di dissonanze". E sulla stessa linea resta il sindaco di Parma, Federico Pizzarotti, fresco di divorzio dal Movimento: "Sono contrario non contro le persone, ma perché questa riforma non aggiusta niente e non rende più governabile l'Italia".

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