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Politica
Referendum, il fronte del sì trema. "C'è uno spostamento verso il no"

PARTECIPA AL SONDAGGIO DI AFFARITALIANI.IT/ Come voterai al referendum del 20-21 settembre sul taglio dei parlamentari?
 

Scatta l'allarme tra i sostenitori del sì al referendum costituzionale del 20-21 settembre per confermare la riduzione del taglio dei parlamentari. Fino a pochi giorni fa il trionfo dei favorevoli al taglio tanto caro ai grillini sembrava scontato, anche alla luce di quanto emerso sul caso dei deputati e dei senatori furbetti del bonus, ma oggi il vento sta cambiando.

 

Dieci giorni fa il sondaggio per Affaritaliani.it di Roberto Baldassari, direttore generale di Lab21 e docente di Strategie delle ricerche di opinione e di mercato all’università degli studi RomaTre, dava il sì al taglio al 72,4%. Oggi, sempre su Affaritaliani.it, Nicola Piepoli rivela che al momento i favorevoli alla riduzione del numero degli eletti è pari a due terzi degli elettori contro un terzo di contrari.

Ma il decano dei sondaggisti italiani avverte: "Stiamo notando uno scivolamento verso il no da parte dell'opinione pubblica. Manca meno di un mese al voto e per ora resta favorito il sì, ma tutto può accadere e non escludo nulla. E' come se una parte rilevante della popolazione intelletuale abbia compreso che il problema non è la numerica dei parlamentari, ma quello che fanno. Anzi, con 400 deputati rispetto a 630 ce ne saranno meno in grado di seguire i territori e i lori problemi".

Poi Piepoli cita due esempi del passato che spaventano il Movimento 5 Stelle e anche il premier Giuseppe Conte, visto che un'eventuale vittoria del no quasi sicuramente segnerebbe la fine dell'esecutivo. Il primo è il referendum costituzionale che il 4 dicembre 2016 bocciò la riforma della Carta voluta dall'ex premier Matteo Renzi, il secondo è quello dell'ex presidente francese Charles de Gaulle che, ormai 79enne e con voglia di andare in pensione, chiamò i cittadini a votare per un referendum sul quale gli istituti di ricerca avevano previsto la vittoria del no.

"Tutto ciò dimostra che quando sono chiamati a esprimersi i cittadini, italiani o francesi, votano contro chi è al potere in quel momento". Ecco perché Luigi Di Maio lancia appelli quotidiani al sì, probabilmente ha capito che la vittoria al referendum non è più così scontata. Basta ricordare che nel 2016, a maggio, i sondaggi erano tutti a favore del sì a Renzi, a giugno 50 a 50 e poi sappiamo come è finita.

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