Referendum, irritazione del Colle. Nel mirino il duo Renzi-Napolitano
L'appello all'astensione di Renzi e Napolitano era concordato. Insight
Quell'uno-due Giorgio Napolitano-Matteo Renzi contro il referendum di domenica sulle trivelle - concordato a tavolino nei giorni scorsi - non è piaciuto affatto al Quirinale, dove si respira una certa "irritazione", affermano fonti qualificate ad Affaritaliani.it. Sergio Mattarella, che ha fatto sapere di recarsi alle urne senza comunque dire se votarà sì o no alle trivelle, è rimasto quantomeno "sorpreso" per l'uscita del suo precedessore al Colle e del tutto "amareggiato" per le affermazioni del premier e soprattutto per quel "bufala" riferito al referendum abrogativo di questa domenica.
Mattarella, da vecchio democristiano, considera l'appuntamento con le urne un dovere anche in caso di referendum. E' del tutto evidente che i costituzionalisti considerano possibile la scelta dell'astensione, visto che la consultazione è valida solo se si raggiunge il 50% più dei votanti, ma il Capo dello Stato si sarebbe aspettato un maggior equilibrio e più senso istituzionale dall'ex Presidente e da Renzi. Dopo la gestione delle dimissioni di Federica Guidi e la difesa a spada tratta di Maria Elena Boschi è la seconda volta che dal Quirinale filtra "disappunto" nei confronti di Palazzo Chigi.
Ma come è nato l'uno-due Napolitano-Renzi? Nei giorni scorsi, prima della partenza del premier per Teheran, ci sarebbe stata una telefonata nella quale i due avrebbero concordato l'uscita dell'ex Capo dello Stato a favore dell'astensione alla quale, come è poi avvenuto, Renzi avrebbe fatto replicato facendo sue le parole di Napolitano, e infatti nella e-news il premier ha scritto "Napolitano magistrale".
E' chiaro che il presidente del Consiglio non si dimette lunedì anche se viene raggiunto il quorum ma spera fortemente che la partecipazione al voto sia la più bassa possibile. In caso contrario, con un'affluenza oltre il 40% e vicina o oltre il 50, per il premier si aprirebbe una fase molto difficile di polemiche interne e di ulteriore debolezza in vista delle Amministrative del 5 giugno e del referendum costituzionale di ottobre.