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Politica
Referendum, nel Pd si parla del No tra il 55 e il 60%

"Ormai la sconfitta è praticamente certa". "Solo un miracolo può ribaltare il risultato". Così due parlamentari dem di lungo corso fotografano la situazione all'interno del Partito Democratico a due settimane dall'apertura delle urne per il referendum costituzionale. L'impressione tanto al Nazareno quanto a Palazzo Chigi è che la partita sia segnata è che il Sì sia destinato a soccombere.

Resta da capire, pare, soltanto l'ampiezza del successo del No. I prudenti si spingono per un 55 a 45%, i pessimisti-realisti ipotizzano addirittura un 60 a 40%. Ovviamente sempre a favore del No alle modifiche della Costituzione. Ma il presidente del Consiglio si dimetterà o no? Le sue ultime affermazioni fanno pensare che salirà al Colle per lasciare la guida dell'esecutivo ma con Renzi non si sa mai e c'è chi parla di un "bluff" ed esclude dimissioni lunedì 5 dicembre.

In realtà, secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it, all'interno del Pd è in atto una vera e propria battaglia anche tra i renziani sul dopo referendum. Come noto Pierluigi Bersani, che voterà No, spinge affinché il premier resti comunque in sella. Ma tra i fedelissimi del segretario dem le posizioni sono molto differenziate. Luca Lotti e Maria Elena Boschi, ad esempio, sono dell'idea delle dimissioni immediate in caso di vittoria del No e di ritorno subito al voto. Dario Franceschini, Graziano Delrio e Matteo Orfini, invece, insistono affinché il governo vada avanti in ogni caso. Al di fuori del Pd, ovviamente, Angelino Alfano e Denis Verdini remano contro l'ipotesi dimissioni anche in caso di un largo successo del fronte del No. ,

Piercarlo Padoan, ministro dell'Economia in costante contatto con Bruxelles, si tiene in disparte dalla disputa anche perché sa che il suo nome, insieme a quello del presidente del Senato Piero Grasso, è in cima alla lista delle ipotesi di Sergio Mattarella in caso di governo tecnico o di transizione. Probabilmente Renzi deciderà che fare la notte dello spoglio elettorale. Se la sconfitta (qualora davvero dovesse vincere il No) sarà di misura, quasi certamente resisterà qualche altro mese a Palazzo Chigi, ma se il Sì dovesse perdere in modo netto (con un risultato che si avvicina a quel 60 a 40 ipotizzato da molti in queste ore) le dimissioni sarebbe un passaggio praticamente obbligato.

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referendum sì no renzi





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