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Politica
Referendum, no ancora in testa. Ma gli indecisi sono quasi il 50%

Referendum costituzionale e Italicum: ecco qual è l'opinione degli italiani

Di Renato Mannheimer

Nelle cronache politiche il referendum costituzionale previsto per novembre (o per dicembre?) trova sempre largo spazio. E un risalto analogo è assunto dal dibattito sulla nuova legge elettorale, il cosiddetto Italicum, che, come si sa, è distinto dalla riforma costituzionale, ma è spesso associato a quest’ultima nel dibattito politico. Tanto che diversi leader del centrosinistra, ma anche alcuni settori del centrodestra, condizionano la scelta di voto nella consultazione referendaria ad una modifica dell’Italicum.

Malgrado tutto il parlare che se ne fa – assolutamente giustificato dal rilievo dei provvedimenti in questione – l’elettorato appare ancora oggi perlopiù disinformato – e talvolta perplesso – su entrambe le questioni.

Il nuovo sistema elettorale, l’Italicum, risulta – assai comprensibilmente, data la estrema tecnicità della materia – sconosciuto ai più. Solo poco più del 15% dichiara di conoscere “abbastanza bene” i contenuti del meccanismo di voto. (I dati emergono da un sondaggio effettuato nei giorni scorsi dall’istituto Eumetra Monterosa su di un campione rappresentativo di italiani al di sopra dei 17 anni di età). Questi “informati” si trovano ovviamente in misura maggiore tra chi possiede titoli di studio più elevati: ma anche tra i laureati superano di poco il 30%.

ECCO I RISULTATI COMPLETI DEL SONDAGGIO

Conoscenza della nuova legge elettorale: Italicum 

Gli italiani e il referendum costituzionale

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Sondaggio
Eumetra Monterosa S.r.l.

Campione rappresentativo della popolazione italiana maggiorenne

Metodo:
CATI (telefono fisso + cellulare)

Casi:
00

Data di rilevazione:
14 Settembre 2016

Margine di errore: 3,5%

La documentazione completa è disponibile sul sito
www.sondaggipoliticoelettorali.it 

ITALICUM E REFERENDUM: PREVALE L'ASTENSIONISMO

C’è poi un segmento molto più ampio (31%) che afferma di conoscere solo “a grandi linee” la nuova legge elettorale. Costoro sono più numerosi nelle classi di età centrali (tra i 30 e i 50 anni) e, specialmente, nell’elettorato del Pd (e in qualche misura in quello del Movimento Cinque Stelle).

Ma la maggioranza non sa nulla del provvedimento. Il 31% dichiara di averne sentito parlare, senza però essere al corrente dei contenuti. E il 22% – vale a dire più di un italiano su cinque – ignora anche il fatto che sia stata approvata una qualche legge elettorale. Questi ultimi risultano più numerosi tra i giovani sotto i 35 anni, specie se in possesso di bassi titoli di studio. Nell’insieme, dunque, più del 50% non conosce la riforma. Buona parte di costoro, peraltro, esprime l’intenzione di non recarsi alle urne in caso di consultazioni politiche.

Anche sul prossimo voto referendario lo scenario appare nebuloso. Oltre a una parziale non conoscenza del tema (una quota non indifferente, seppure sempre più minoritaria, di intervistati dichiara ancora oggi di non sapere della consultazione programmata per novembre), si registra una fortissima indecisione, se non uno spaesamento. A tutt’oggi una netta maggioranza, oltre il 60%, non ha ancora maturato la propria scelta di voto. Nel dettaglio, più del 10% ha già deciso di non andare a votare (ma, naturalmente, gli astenuti saranno assai di più, in quanto molti nei sondaggi sono restii a “confessare” la propria intenzione di disertare le urne), un altro 20% è indeciso se recarsi a votare o meno (quindi per ora l’astensionismo potenziale è al 30%) e il 29%, pur preannunciando l’intenzione di esprimere un voto, si dichiara ancora insicuro sulla scelta da compiere tra il Sì e il No.

 

Insomma, per il referendum l’indecisione – o la voglia di astenersi – sembrano ancora prevalere. Entrambe risultano più diffuse tra le persone meno giovani, con una accentuazione dell’intenzione a non recarsi alle urne tra chi ha oltre 65 anni (ove essa tocca il 50%) e una più ampia indecisione sul voto tra chi ha più di 50 anni. L’incertezza è presente nell’elettorato attuale di tutti i partiti, ma – e questo è probabilmente il dato più significativo – specialmente tra quelli schierati per il No. Si va infatti da un 13% di indecisi rilevabile all’interno dei votanti per il Pd al 30% presso gli elettori del Movimento Cinque Stelle, sino al 37% riscontrato nella base elettorale di Forza Italia. È soprattutto il fronte del No, dunque, a dovere ancora convincere e persuadere pienamente i suoi sostenitori potenziali.

REFERENDUM: NO ANCORA IN TESTA

Nonostante questa circostanza, restringendo l’analisi solo a chi ha già deciso il proprio voto, l’opzione che respinge la riforma proposta e che quindi vota "No" continua a mantenere il vantaggio relativo, già registrato anche su queste colonne prima dell’estate. Oggi il No si attesta al 53%, con una distanza dunque di 6 punti dalle quotazioni del Sì. Naturalmente – è forse scontato ribadirlo – non si tratta di una previsione dell’esito finale della consultazione, che dipende dalla scelta che faranno gli indecisi, che abbiamo visto essere ancora numerosi. Ma la conferma già da diverse settimane (e ribadita dalla gran parte dei sondaggi apparsi sui media) della prevalenza dei No mostra come quest’ultima sia, per ora, un dato acquisito.

I Sì sono, assieme all’indecisione e all’intenzione di astenersi, più diffusi tra l’elettorato ultracinquantenne, ove superano il 50%. Ma tra i giovani prevalgono nettamente i No che tra gli under24 conquistano addirittura tre elettori su quattro.

ITALICUM BOCCIATO DA 2 ITALIANI SU 3

Assai più consolidato appare l’atteggiamento negativo sulla riforma elettorale, l’Italicum. In realtà l’opinione su quest’ultimo è largamente determinata dal livello di conoscenza del tema e dall’orientamento politico generale, dato che si tratta – ma anche la riforma costituzionale lo è – di materia assai complessa e densa di risvolti tecnici, che solo un pubblico qualificato è in grado di cogliere pienamente. Nell’insieme, la maggioranza (63%) esprime la propria contrarietà all’Italicum. Con una ovvia forte accentuazione (78%) tra quanti dichiarano l’intenzione di votare per Forza Italia e, anche, tra gli elettori del Movimento Cinque Stelle, malgrado quest’ultimo, secondo la gran parte degli osservatori, appaia favorito – specialmente al ballottaggio – dal nuovo sistema elettorale. Viceversa, tra i sostenitori del Pd prevale nettamente (73%) l’approvazione della riforma.

Ma vi sono differenze assai significative in relazione al livello di competenza sui contenuti dell’Italicum. Tra coloro che dichiarano di padroneggiarli più o meno pienamente (abbiamo rilevato più sopra che si tratta di una quota minoritaria, ove è più accentuata la presenza di elettori del Pd) emerge un maggior favore alla riforma che qui raggiunge, seppur di poco (52%), la maggioranza. Man mano che il grado di conoscenza autopercepito del merito del provvedimento si attenua, si accresce invece l’avversità a quest’ultimo.

Nell’insieme, dunque, il panorama della consapevolezza degli italiani su entrambe le questioni – la riforma costituzionale e l’Italicum – risulta denso di incertezze. Con una più o meno diffusa avversione ai provvedimenti proposti. Che si inquadra nella più generale insoddisfazione che sembra connotare oggi l’elettorato.

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