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Politica
Referendum, no avanti di 10 punti. Allarme per Renzi. Sondaggi choc

"Si sta allargando la forbice a favore del no. Ad agosto eravamo a 51 contro 49, a inizio settembre a 52-48 e oggi siamo arrivati a 55-45. Anche se il 35% degli italiani potrebbe ancora cambiare opinione". Alessandro Amadori, vice-presidente dell'Istituto Piepoli, delinea con Affaritaliani.it un quadro decisamente poco rassicurante per il premier e per il Pd in vista del referendum istituzionale.

I motivi di quest'avanzata netta del no? "L'opinione pubblica non è per niente soddisfatta di come sta andando l'economia italiana e ritiene che il governo Renzi non stia facendo abbastanza. A deludere sono la crescita, la disoccupazione e le tasse ancora troppo elevate", spiega Amadori. "La questione dei migranti ha una sua valenza ma nettamente inferiore rispetto all'economia".

E se si andasse a votare per le Politiche a febbraio-marzo dopo l'eventuale bocciatura delle riforme e le possibili dimissioni del presidente del Consiglio? "La notizia della mancata approvazione delle riforme costituzionali, come accade in Borsa, è già stata scontata e quindi non cambierebbero molto le percentuali. Il Pd sarebbe primo intorno al 31%, seguito dal M5S al 27. La Lega di Salvini al 12% e Forza Italia all'11. Poi Fratelli d'Italia-An al 5%. Ncd-Area Popolare e Sinistra Italiana otterrebbero il 3% a testa. Altri partiti complessivamente 8%". Osservando questi numeri, e considerando che la legge elettorale in vigore - con la probabile bocciatura dell'Italicum da parte della Corte Costituzionale - sarebbe il Cunsultellum (proporzionale), nemmeno sommando i voti (e i seggi) di Pd, Forza Italia e Ncd-Ap si avrebbe una maggioranza in Parlamento. Il rischio di ingovernabilità modello Spagna sarebbe quindi elevatissimo.

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