Referendum, se vince il no? Pronto il Renzi-bis. Ecco chi resta e chi salta
Referendum, le voci sull'asse Palazzo Chigi-Quirinale
E se davvero al referendum istituzionale del prossimo 4 dicembre vincessero i no? Che cosa accadrebbe al governo e al presidente del Consiglio? Secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it, i piani post-voto sono già pronti sull'asse Quirinale-Palazzo Chigi. Matteo Renzi lunedì 5 dicembre, in caso di sconfitta dei sì sulle riforme, salirebbe da Sergio Mattarella rimettendo il suo mandato nelle mani del Capo dello Stato.
Ma - stando alle indiscrezioni che circolano nel Palazzo - non si andrebbe alle elezioni anticipate e non nascerebbe nemmeno un esecutivo istituzionale o di larghe intese. Il leader del Pd verrebbe rimandato in Parlamento dal presidente della Repubblica per verificare se ha ancora una maggioranza. E ovviamente senatori e deputati, spaventati dalla possibile vittoria dei 5 Stelle se si andasse alle urne, voterebbero sì ma non all'attuale governo, bensì a un Renzi-bis.
In Transatlantico e alla Buvette si spreacano le previsioni sui ministri in usciti e su quelli in entrata. A cadere sarebbe certamente Maria Elena Boschi, madrina della riforma costituzionale che verrebbe sacrificata da Renzi per accontentare la minoranza dem. Alfano confermato ministro dell'Interno e probabilmente promosso vicepremier. Anche Padoan resterebbe al suo posto al ministero dell'Economia come garante dei rapporti con Bruxelles, forte del sostegno di Mattarella.
Indubbiamente Renzi diventerebbe un premier "sotto tutela" del Colle e a saltare - si dice - sarebbero anche il ministro dell'Ambiente Galletti, dell'Agricoltura Martina e forse anche Delrio (Infrastrutture e Trasporti). C'è perfino l'ipotesi di un ingresso diretto del gruppo Ala nell'esecutivo, non con Denis Verdini ma con un paio di suoi parlamentari.
Non a caso Verdini è stato ancora una volta la ciambella di salvataggio di Renzi. Il gruppo Ala, infatti, al Senato ha salvato per l'ennesima volta la maggioranza che sostiene il governo. Mercoledì mattina l'aula di Palazzo Madama ha dato il via libera al rendiconto 2015 e all'assestamento 2016 del bilancio dello Stato al rendiconto 2015 e all'assestamento 2016 del bilancio dello Stato. Lo ha fatto rispettivamente con 142 voti favorevoli, 3 voti contrari e due astenuti sul primo ddl e con 143 sì, 92 no e 3 astenuti sul secondo.
Il quorum necessario a far licenziare il testo dall'assemblea, che si calcola in base al numero legale, era di 141 sì. Secondo quanto apprende l'agenzia di stampa Agi, a favore hanno votato anche i dieci senatori del gruppo di Denis Verdini, senza i quali a questo punto i provvedimenti non avrebbero potuto avere il via libera dell'Aula. E in caso di sconfitta al referendum è pronta la ricompensa del leader dem a Verdini, con buona pace della minoranza dem che otterrà una nuova legge elettorale e la defenestrazione della Boschi.