Referendum, tutte le irresponsabilità di una campagna destinata al fallimento
La riforma Costituzionale soggetta al referendum del 4 dicembre 2016 è stata approvata dal parlamento eletto con le elezioni politiche del 24-25 febbraio 2013 (il nome di Renzi, allora sindaco di Firenze, non è presente su alcuna lista), il cui risultato, alla camera, è: Italia Bene Comune (PD) 29,55%, Centro Destra 29,18%, M5S 25,56%.
Renzi, reduce della schiacciante vittoria alle primarie del PD, il 18 gennaio 2014, stipula, con Berlusconi (anch'egli non parlamentare), il Patto del Nazareno con il quale, due persone fisiche (su 60 milioni di abitanti) si accordano sui contenuti della riforma costituzionale e della nuova legge elettorale da proporre al Parlamento. Il M5S e la Lega, guidate da due soggetti (Grillo e Salvini) anch'essi né deputati, né senatori, si defilano, strumentalmente, senza voler entrare, fino all'epilogo, nella partita.
Il 22 febbraio 2014, nasce, sotto la regia di Giorgio Napolitano, uno dei PdR più interventisti della storia repubblicana, l'esecutivo Renzi, sostenuto dal PD e da una serie di parlamentari, fuoriusciti dai partiti che li avevano fatti eleggere in liste bloccate, per formare nuovi gruppi parlamentari autonomi. Una maggioranza artefatta rispetto al voto popolare, senza alcuna legittimazione politica e che, già il giorno del giuramento, è minoranza nel Paese (rappresenta meno di 1/3 dei voti validamente espressi), dà mandato ad un governo di farsi promotore di una riforma costituzionale e di una nuova legge elettorale (per sopravvenuta incostituzionalità di quella vigente).
Poiché Renzi ritiene che l'indicazione del Presidente della Repubblica sia appannaggio della maggioranza (leggasi suo), nell'eleggere Sergio Mattarella, perde, per ripicca, l'appoggio alle riforme di Berlusconi e FI. Nel frattempo, la legge elettorale della camera, viene approvata con il voto di fiducia. Quella del Senato, dando per acquisita la scomparsa del stesso eletto direttamente, non viene neanche discussa; in altri termini, fingendo di dimenticare che le leggi si fanno a Costituzione vigente, si agisce, colpevolmente, come se la modifica fosse stata già approvata.
Senza che nessuno si sia presentato agli elettori chiedendo e/o proponendo se e come modificare l'assetto istituzionale, vengono modificati, su indicazione di un accordo fatto, in privato, da due persone (Berlusconi-Renzi) ed a maggioranza non rafforzata, 47 articoli su 139 della Costituzione, per cui da confermare, tutto o niente, con referendum popolare, una moltitudine di modifiche del tutto eterogenee.
Il 15 aprile 2016, con la sua promulgazione, si apre una vergognosa campagna referendaria, nella quale, tutti, finanche i bambini delle scuole elementari, sentono il bisogno di schierarsi in una crescente isteria collettiva. Confondendo il referendum con un quiz, nel quale la risposta esatta possa risultare una sola, dopo poche settimane, l’intera Italia scivola in una bolgia infernale. In una marasma, nel quale giuristi e opinionisti alimentano la confusione fra merito e metodo, efficienza ed efficacia, stabilità, governabilità ed rappresentatività, la pubblica opinione smarrisce la direzione di marcia ed ogni speranza di consapevolezza.
Ciò premesso, il 4 dicembre 2016 verrà sottoposta la scelta fra lo status quo ed una sola delle innumerevoli modifiche possibili, preconfezionata da due persone fisiche (Renzi e Berlusconi) per un esecutivo privo di legittimazione politica ed in difetto di una minima, preventiva, presentazione delle reali e possibili alternative: infatti, tanto per esporre una delle tante opzioni possibili, NOI, avremmo potuto dare indicazione per una Repubblica Presidenziale o Cancellierato.