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Politica
Regionali, Lega pronta a correre da sola. Cdx a pezzi. E campagna anti-Meloni
Giogia meloni, Antonio Tajani e Matteo Salvini

Regionali, Lega da sola anche in Basilicata. Meno probabile in Piemonte. Salvo miracoli dal vertice tra i leader, lo strappo ormai è quasi inevitabile

 

Matteo Salvini pronto a trattare la resa? La Lega cede sulle Regionali? Niente affatto. Alla vigilia del Consiglio federale del Carroccio che si terrà lunedì 15 gennaio a Milano fonti leghiste ai massimi livelli spiegano che il vicepremier e ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture non ha alcuna intenzione di soccombere ai diktat di Giorgia Meloni e di Fratelli d'Italia. "Hanno fatto tutto loro, a questo punto può accadere di tutto. Davvero di tutto", spiegano le fonti leghiste. In primo luogo la Sardegna dove ormai Paolo Truzzu è partito con la sua campagna elettorale. Il sindaco di Cagliari, di Fratelli d'Italia, ha convinto Forza Italia, Udc e altre liste minori.

Ma Christian Solinas è pronto anche lui a correre con la Lega, il Partito Sardo d'Azione e altre due liste civiche di imprenditori locali. Una clamorosa scissione, salvo miracolo, alle elezioni del 25 febbraio che potrebbe favorire Alessandra Todde, candidata del M5S sostenuta dal Pd (anche se la corsa solitaria dell'ex Governatore Renato Soru complica la situazione anche nel Centrosinistra).

Ma lo strappo leghista, che qualcuno potrebbe ribattezzare la vendetta di Salvini per la mancata riconferma di Solinas in Sardegna e la candidatura di Truzzu, potrebbe con molte probabilità ripetersi anche in Abruzzo dove il presidente uscente, Marco Marsilio, è proprio di Fratelli d'Italia. Anche iin questo caso la Lega potrebbe correre con una suo candidato e alcune liste civiche. Ancora da valutare la situazione nelle regioni dove i Governatori sono di Forza Italia: Basilicata con Vito Bardi e Piemonte con Alberto Cirio.

In questi casi, nonostante lo schiaffo di Antonio Tajani che ha detto no alla proposta di eliminare il vincolo dei due mandati per consentire a Luca Zaia di ripresentarsi nel 2025, la Lega è meno rigida, quantomeno sul Piemonte. Cirio ha un ottimo rapporto sia con Salvini sia con Riccardo Molinari, capogruppo alla Camera e leader del Carroccio piemontese e quindi non dovrebbero (condizionale d'obbligo) esserci strappi. Diversa la situazione in Basilicata dove la Lega come ritorsione per le scelte di Forza Italia potrebbe schierare Pasquale Pepe.

E, in prospettiva, anche nel 2025 laddove non ci fosse la legge sul terzo mandato e Fratelli d'Italia pretendesse di candidare in Veneto Luca De Carlo, coordinatore regionali, la Lega potrebbe rispondere con Roberto Ciambetti, braccio destro di Zaia e molto popolare in Veneto, e correre da sola con la popolarissima Lista Zaia.

Ma la Lega è unita su questa posizione intransigente? Sicuramente i capigruppo e il vice-segretario Andrea Crippa sono al fianco di Salvini senza se e senza ma. Giancarlo Giorgetti, vice-segretario anche lui, si tiene defilato e pensa ai (grossi) problemi del suo ministero. I presidenti delle regioni del Nord hanno una posizione forse più morbida, ma perfino Massimiliano Fedriga, il più moderato dei leghisti, stamattina si è espresso a favore del terzo mandato (il 'salva-Zaia') sposando quindi in pieno la linea del segretario.

Non solo. Sempre fonti del Carroccio spiegano che qualunque decisione prenda Meloni su candidarsi o meno alle Europee come capolista, la Lega non farà sconti e imposterà la campagna elettorale lanciando il messaggio forte di nessun compromesso con la sinistra e soprattutto niente Ursula-bis, ("Che ha fatto un sacco di danni"), proprio per mettere in imbarazzo la premier che con la presidente della Commissione ha stretto un forte legame. Vedi i tanti viaggi a Tunisi.

Ed è proprio sul tema dell'immigrazione, gestito in questi mesi direttamente da Palazzo Chigi in particolare con il sottosegretario Alfredo Mantovano, e solo in parte dal ministero dell'Interno di Matteo Piantedosi, che la Lega darà battaglia. Senza attaccare direttamente la presidente del Consiglio il messaggio sarà però chiarissimo: con Salvini al Viminale e i suoi Decreti sbarchi quasi azzerati, con la strategia del dialogo in Europa di Meloni sbarchi triplicati. D'altronde i numeri sono questi, c'è poco da confutare.

E, ciliegina sulla torta, la candidatura ormai data per certa al 99% del generale Roberto Vannacci nella circoscrizione centro (Roma e il Lazio) proprio per togliere voti a Fratelli d'Italia dove Meloni e i suoi giocano in casa. Ovviamente questa situazione di altissima tensione, salvo improbabili ricuciture (vedremo se ci sarà un vertice tra i leader in settimana), non potrà non avere pesanti ripercussioni sul governo e sulle riforme in Parlamento.

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