Renzi: "Al referendum partita ancora apert
Renzi e i primi 1.000 giorni da premier. "Al referendum partita ancora aperta"
Mille giorni alla guida del Governo, un numero tondo che equivale a più di due anni e mezzo da inquilino a Palazzo Chigi. Nel carosello di impegni che contraddistingue la marcia di avvicinamento al referendum del 4 dicembre (stamani Berlino per il G7, a seguire un seminario degli alfaniani nella Capitale, stasera Bari per promuovere le ragioni del Sì) il premier trova lo spazio per una conferenza stampa “celebrativa” sui risultati raggiunti da presidente del Consiglio dei ministri. Si parte con l'economia, nodo cruciale in tempi di crisi. Gli occupati, sottolinea Renzi ai giornalisti «sono 656mila in più, 487mila di questi sono dipendenti a tempo indeterminato. Gli inattivi sono meno 665mila, -1,1% il tasso di disoccupazione, -5,9 quella giovanile». Per il premier sono Istat, quindi indiscutibili. Molto resta da fare sul fronte dell'occupazione ma «è giusto evidenziare» quanto fatto «insieme alle 157 crisi occupazionali risolte in questi mille giorni».
Poi c’è il tema caldissimo delle riforme, in particolare quella del bicameralismo. Renzi ricorda che il suo Governo «è nato per fare le riforme costituzionali, le abbiamo fatte e deciderà il cittadino se vanno bene o no. Nostro compito era anche portare a casa la ripartenza che va ancora piano ma è molto più forte di prima». Il 4 dicembre si avvicina, e Renzi ammette che sul referendum confermqativo «la partita è aperta».
Il No è oggi in testa nei sondaggi, ma «abbiamo visto che non sempre i sondaggi ci azzeccano», sottolinea il premier segretario, convinto che gli italiani «sceglieranno in base al quesito. Abbiamo infatti sgombrato il campo dai temi della deriva autoritaria e del combinato disposto con la legge elettorale». Da riformatore quale si definisce considera invece «naturale» la fibrillazione dei mercati: «È ovvio che con il Sì va su il Pil, con il no va su lo spread. Ma non è questa la carta che il Governo intende giocare».
La domanda d’obbligo che arriva dai giornalisti è quella sul futuro dell’Esecutivo in caso di una sconfitta del No alle urne. Per Renzi, in questo caso, «cosa accadrà al Governo lo scopriremo solo vivendo», ma di una cosa si dice certo: che il referendum può «segnare il cambiamento per l'Italia». Il suo Governo - insiste - «è nato per cambiare, ove i cittadini bocciassero queste riforme verificheremo la situazione politica. Continuo a pensare che ci sia nella pancia profonda del Paese una voglia di cambiamento, sono convinto che tutto si deciderà per come sarà fatto l'ultimo miglio di campagna elettorale». Lui è ottimista anche per quanto riguarda l’affluenza: «Penso che voteranno in tanti».
A una omanda sugli interventi per il settore del credito Renzi spiega che il Governo «non risolve le questioni di una singola banca» ma si occupa di «difendere i correntisti, cosa che abbiamo fatto e per cui confermo l'impegno. Nessuno perderà un centesimo del proprio conto corrente». Renzi rassicura sul rispetto di questo impegno nei prossimi mesi, « nonostante non si sia fatta una bad bank o un intervento pubblico nel sistema in passato, come in Spagna e Germania».