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Politica
Renzi e Berlusconi insieme per costruire il Macron italiano

La maggioranza dei francesi votando Emmanuel Macron hanno scelto il centro, ridimensionando l'estrema destra e l'estrema sinistra. E hanno preferito con il 39enne Macron l'Europa (ma da riformare alle radici), bocciando radicalismi e populismi. Hanno liquidato i vecchi partiti, dai socialisti ai gollisti con le loro cariatidi e hanno privilegiato un candidato "light", liquido, flessibile, premiando i valori della formazione, del curriculum, dell'esperienza. Un manager che viene dall'Ena, un tecnico che ha gia' fatto il ministro quanto basta per capire come si fa, ma abbastanza poco per evitare di contaminarsi col passato (e' una creatura del pessimo Hollande) rischiando di bruciarsi.

Arriva dunque dalla Francia e dal cuore dell'Europa una svolta: rinnovamento, anche radicale, ma nella continuita', non rottura. Riformismo e gradualismo e non destrutturazione e disruption. Rottamazione ma senza vaffa, per usare categorie nostrane.

Quale insegnamento per l'Italia, mi chiedeva stamane la brava collega e conduttrice di Radio 24 Giulia Crivelli?

Mutatis mutandis e considerato che la Francia e' per storia, tradizioni e costume politico e civile e regole di governance completamente diversa dall'Italia, con un puro divertissement proviamo a domandarci: a chi puo' essere assimilato in Italia il percorso vincente di Macron? Cioe' chi in Italia puo' esprimere e rappresentare questo "centro" liberale, moderato,europeista, economicista, efficientista eppur attento quanto basta alle disuguaglianze, alle discriminazioni, ai diritti sociali?

Procedendo per esclusione certamente non potrebbero ne' Beppe Grillo ne' Matteo Salvini (e tanto meno la Meloni), troppo radicali e troppo "estremisti". E alla guida di formazioni che ormai assomigliano più a partiti che non a movimenti, essendo organizzati gerarchicamente con pletoriche strutture centrali e periferiche e partecipando a molti governi locali.

La ricerca va dunque rivolta in quell'area vasta dell'attuale geografia politica italiana che parte da destra con Silvio Berlusconi e arriva a sinistra con Matteo Renzi (a sinistra dell'ex premier no, con Bersani e c. che intonano ancora bandiera rossa nei convegni, siamo ormai alla nostalgia e al vintage).

Il centro dunque... Dopo la liquefazione della Dc quel centro in Italia non c'e' piu'.O meglio,e' abitato da molti soggetti politici, da Pierferdinando Casini agli eredi di Mario Monti ,da Angelino Alfano a rimasugli single del vecchio pentapartito (dc, psi, psdi, pri, pli)... Ma anche qui, poca roba: politicanti di professione in cerca di poltrone,stipendi e pensioni, mai riusciti a diventare polticamente qualcuno o qualcosa.

Restano dunque Matteo Renzi e Silvio Berlusconi. Chi dei due potrebbe eventualmente riflettere sull'esperienza d'Oltralpe e sfruttare l'occasione per riempire la casella scoperta e candidarsi a rappresentare il nuovo corso che balugina sotto la torre Eiffel?

Renzi ha dalla sua il vantaggio dell'eta', ma ha dietro un partito pesante, che ne blocca i movimenti e lo inchioda al passato (sebbene si sia liberato, ma in gran ritardo, di vecchi matusalemme che non hanno esitato ad azzopparlo violentemente in occasione del referendum del 4 dicembre, mandando in soffitta ogni tentativo di rinnovamento istituzionale e abbarbicandosi al conservatorismo dello status quo).

Berlusconi troppo vecchio, malandato e ingombrante, ha pero' dalla sua il vantaggio di un partito che non c'e', essendo da sempre stato comandato e finanziato da Arcore. E quindi potrebbe con più' facilità' trasformarlo in movimento affidandosi a un uomo nuovo preso dall'esterno della politica.

E' quello che sta facendo con incontri di personaggi dotati di curriculum e facce nuove, colloqui serrati con tecniche da vera e propria selezione del personale. Da li' e' uscito un anno fa Stefano Parisi, che non ha sfigurato come candidato sindaco di Milano contro un colosso come Giuseppe Sala portando a casa un risultato lusinghiero e dando poi vita proprio a un movimento,Energie per l'Italia, con un programma molto moderato ma anche molto performante e incisivo.

Puo' essere Parisi, opportunamente corroborato, il Macron italiano? Come lui e' un ex socialista, come lui ha una grande esperienza da gran commis e poi da manager e imprenditore privato, e' distinto, piacevole e ben vestito, veloce e tempestivo in tv. Dopo alcune sue uscite ritenute un po' troppo aggressive verso la vecchia guardia, e' entrato nel cono d'ombra forzitaliota, senza cadere del tutto. Ci puo' stare, ma va appoggiato da Arcore senza se e senza ma (mentre invece Berlusconi brucia sempre tutti i suoi delfini perche' alla fine vuole andarci lui a Palazzo Chigi).

Quel che appare certo comunque e' che dall'entourage del Cavaliere piu' che da quello di Renzi possa uscire il jolly un po' bo-bo (bourgeois e bohémien) capace di lanciare un programma e una politica solidamente riformista e moderna,innovativa ma non rivoluzionaria,di rinnovamento nella continuita', come si diceva negli anni '80.

Ammenocche'... ammenocche' Renzi e Berlusconi non si mettano d'accordo con coraggio e alla luce del sole e non costruiscano insieme quel Partito della nazione, figlio della confluenza di Pd e Forza Italia, piu' volte evocato ma piu' volte smentito o ucciso nella culla in questi anni.

Certo,per i piu' sarebbe un pastrocchio e un incesto questa unione tra Forza Italia e Pd,maggioranza e opposizione,che potrebbe chiamarsi Forza Pd (o Partito dell'Italia). Ma nell'era della post politica ne' di destra ne' di sinistra,sarebbe l'idea piu' cinicamente intelligente per superare l'impasse e il collo di bottiglia politico e istituzionale in cui e' finita l'Italia fiutando il segnale di svolta che arriva dalla Francia.

Insieme Renzi e Berlusconi potrebbero trovare quel Renzusconi premier capace di rappresentare e riscuotere la fiducia di entrambi e della maggioranza degli italiani.. Stefano Parisi? La Boschi? Gentiloni? Calenda? Delrio? Avanti,insieme alla ricerca del nostro o della nostra Macron. Manca un anno alle elezioni, con un buon marketing e robusti investimenti si può fare.

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matteo renzisilvio berlusconiemmanuel macroneliseo





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