A- A+
Politica
Renzi, dal voto francese il disco verde per le elezioni anticipate?

Due ombre si stagliano minacciose sulle primarie del Partito Democratico che nei seggi-gazebo di domenica 30 aprile chiude, nel disinteresse generale, una partita tutta interna con la scontata incoronazione di Matteo Renzi. La prima riguarda apparentemente un piccolo dettaglio, un granello dal peso di un pietrone, con l’autorevole agenzia internazionale Fitch che cancella di botto il segno “+” abbassando il rating dell’Italia da ‘BBB+” a ‘BBB’ a causa della perdurante difficoltà del nostro Paese: rischi politici con il diffondersi del populismo, crescita economica debole, ritardo nel consolidamento dei conti pubblici.

La seconda riguarda un evento d’Oltralpe, i risultati delle elezioni in Francia, con ripercussioni in tutta Europa, in primis nella politica italiana. Una situazione, quindi, di pesante incertezza, nel traballante quadro economico e politico del Belpaese, per lo più assente dalle primarie del Pd, di fatto avvitate nelle beghe interne e nei tatticismi di sempre, per la solita lotta di potere. Il flop annunciato dai sondaggi (il 30 aprile si prevedono ai gazebo meno di 1.5 milioni, la metà dei 3 milioni di votanti del 2013!) conferma la fine della spinta propulsiva delle primarie siffatte ed è la cartina del tornasole dello stato di salute del pidì, sempre più visto dagli italiani non come partito innovatore, baricentro di una nuova sinistra riformista libera dagli orpelli dogmatici del passato ma come baluardo dell’establishment, mero strumento elettorale in mano ai poteri forti nel gioco perverso della commistione fra politica e affari.

A Renzi e al suo Giglio magico sono addossate le responsabilità di questa evoluzione-involuzione politica e organizzativa del Pd ma al contempo non convincono gli “scissionisti” fondatori del nuovo movimento “Articolo uno” per quello che appare un salto nel passato, il ritorno alla sinistra “pura e dura” dei pochi ma buoni, protestataria e minoritaria. Da ciò le fosche previsioni elettorali per le prossime politiche, con il Pd renziano dato attorno o addirittura sotto il 25% e con il nuovo partito promosso da Bersani&C ben sotto il 10%. Di fatto, la possibilità del Pd e della sinistra di finire all’opposizione, con il centrodestra potenzialmente vincente (se unito), e soprattutto con il M5S dato dai sondaggi quale primo partito alle urne e proteso verso Palazzo Chigi. Qui siamo. Ecco il peso della cancellazione del “+” da parte dell’agenzia Fitch che – al pari degli avvertimenti di Bce e Fondo Monetario - mette i paletti all’Italia imponendo al governo un duro percorso obbligato a cominciare dal rimettere mano alla “manovrina di primavera” che in autunno può trasformarsi in una vera e propria mazzata (con nuove tasse e balzelli) per famiglie e imprese per trovare altri 45 miliardi, pena la debacle economico-finanziaria. Si tratta, come è facilmente intuibile, di una patata bollente difficilmente gestibile da un governo come l’attuale fiaccato e disorientato dalle turbolenze del Pd, una manovra d’autunno da autolesionismo elettorale per chi la promuove, vera e propria doccia gelata per gli italiani i quali troverebbero il modo di reagire alle urne con la punizione del Pd e il premio per le opposizioni, in testa M5S e anche Lega.

Dopo il 30 aprile, ripreso lo scettro del Partito democratico, Renzi imporrà l’alt – senza eccezioni - a una manovra succhiasangue di questo tipo, pensando alle urne e non ai conti in rosso del Paese. Il nuovo segretario tornerà al monologo, giocando a tutto campo, infischiandosene di Orlando ed Emiliano - le “belle statuine” delle primarie - imponendo i suoi voleri a Gentiloni e avviando la campagna elettorale e tessendo le manovre per le alleanze, senza schemi e senza paletti, con un unico obiettivo: tornare a Palazzo Chigi.

Sulla seconda ombra, quella del voto francese condizionato dall’ultimo atto terroristico dell’altro ieri, Renzi dovrà scegliere subito la sua strategia, a prescindere dalla legge elettorale che resterà così com’è, armonizzando per le due Camere la legge elettorale uscita dalla sentenza della Consulta. In Italia nessun partito supererà il 40% dei voti e quindi altra via non c’è per formare un nuovo esecutivo se non quella delle alleanze e delle coalizioni. Comunque, se l’onda sovranista di Le Pen&C si infrangerà sulla barriera posta da Macron o Fillon, con la destra ko, Renzi ne trarrà le conseguenze, troverà il casus belli per imporre a Gentiloni di alzare bandiera bianca puntando al voto anticipato prima possibile.

Per quale sbocco? Una inedita alleanza per un nuovo governo imposto dalla realtà dei fatti: Pd-Forza Italia e frange centriste. Un inciucio? Sì, se Renzi e Berlusconi continuano furbescamente a tacere e fanno il gioco delle tre carte, mercanteggiando. No, se Renzi e Berlusconi avranno il coraggio di presentarsi apertamente agli elettori come coalizione chiamandoli al voto su un chiaro e concreto programma di governo basato sul risanamento dei conti e sulla ripresa nonché sulla sicurezza dei cittadini. Utopia? Un quasi-miracolo che in Italia però è stato fatto in epoche passate. Di fatto, la riproposizione della conventio ad exludendum della prima Repubblica che tenne il Pci (arrogantemente chiuso e isolato nella sua “diversità”) sempre fuori dalla stanza dei bottoni, valida oggi per il M5S, altrettanto arroccato nella sua presunta “purezza” ideologica e morale e incontaminazione politica. In caso contrario, con una sberla pesante dai cugini d’Oltralpe, e con il Pd incapace di un nuovo progetto politico e di nuove alleanze, anche l’Italia cambierà presto musica e suonatori aprendosi, fra timori e speranze, ai voleri di Grillo. Il Grillo che con la ramazza leninista vuole spazzar via non il capitalismo e i capitalisti ma tutti i partiti per sostituirli con uno solo. Il suo.

Tags:
renzielezioni franciamatteo renzi





in evidenza
Caso gioielli, Scotti punge Fagnani: “Belva addomesticata? Devi fare i nomi”

La conduttrice vs Striscia la Notizia

Caso gioielli, Scotti punge Fagnani: “Belva addomesticata? Devi fare i nomi”


in vetrina
Affari in Rete

Affari in Rete


motori
Lamborghini Urus SE: l'icona dei super SUV diventa ibrida

Lamborghini Urus SE: l'icona dei super SUV diventa ibrida

Testata giornalistica registrata - Direttore responsabile Angelo Maria Perrino - Reg. Trib. di Milano n° 210 dell'11 aprile 1996 - P.I. 11321290154

© 1996 - 2021 Uomini & Affari S.r.l. Tutti i diritti sono riservati

Per la tua pubblicità sul sito: Clicca qui

Contatti

Cookie Policy Privacy Policy

Cambia il consenso

Affaritaliani, prima di pubblicare foto, video o testi da internet, compie tutte le opportune verifiche al fine di accertarne il libero regime di circolazione e non violare i diritti di autore o altri diritti esclusivi di terzi. Per segnalare alla redazione eventuali errori nell'uso del materiale riservato, scriveteci a segnalafoto@affaritaliani.it: provvederemo prontamente alla rimozione del materiale lesivo di diritti di terzi.