A- A+
Politica
Renzi, ecco l’ultima sfida per tornare a Palazzo Chigi. Sinistra addio?

Di Massimo Falcioni

La sinistra italiana è smarrita, incapace di districarsi nelle sue infinite beghe interne e di lanciare un progetto di svolta per affrontare i problemi del Paese. Non c’è nessuna base comune su identità, linea politica, leadership, alleanze.  In questa sinistra spezzatino “stracotto” c’è un unico comune denominatore: il settarismo, l’autoreferenzialità, il sospetto dell’uno verso l’altro, l’odio reciproco. Dai vertici alla base è così. Ognuno pensa di essere depositario della verità, di essere nel giusto, di poter fare da solo, al massimo di ritenere possibile una alleanza con gli ex compagni di viaggio se però nell’altro partito si cambiano musica e suonatori.Renzi sa con chi non stare ma è ancora indeciso con chi stare.

Renzi è un ex diccì privo però del concetto sturziano di “temperanza”, tutto proteso a mettere insieme le geometrie, non i valori. Le etichette al Pd quale partito di sinistra “moderata” sono fuorvianti quanto inutili perché interessi e valori non sono mai moderati: è la politica che li modera e qui manca proprio la politica. Da ciò il pantano in cui sta Renzi che anche nell’ultima direzione del Pd ha mostrato di non saper andare oltre il solito refrain incentrato sul partito maggioritario che va da solo alle elezioni, in grado di raggiungere il 40% dei voti perché è l’unica diga per l’alt a Salvini e a Grillo.

Renzi dimentica che la politica è dinamica, sbaglia nei suoi toni da ducetto nel bacchettare i suoi (scialbi e inutili) contestatori interni quali Cuperlo, Orlando&C (con l’aggiunta di Franceschini ecc.) i quali però non hanno capito che il segretario non è oggi condizionabile dall’interno e che l’attuale confronto è tempo perso e caso mai serve al segretario per cercare futuri capri espiatori in caso di debacle elettorale. Quella di Renzi non è una strategia politica sostenuta da una visione di come portare l’Italia fuori dalla crisi ma è una scorciatoia tattica al limite del blitz per tornare a Palazzo Chigi, non con una maggioranza di “sinistra” ma con un esecutivo di centro-sinistra col trattino messo per l’intervento (mai dire mai!) di Silvio Berlusconi. Già. Poi chi vivrà vedrà. Con l’epilogo del cambio delle insegne del Partito democratico a Partito della Nazione. Addio elettorato di “sinistra”?

E’ proprio quel che Renzi vuole inaugurando, appunto, l’era della terza Repubblica, quella del renzismo&C. Un gioco dai contorni nebulosi e dal risultato tutt’altro che scontato in un Paese sul piano inclinato, con un grigio governo Gentiloni che s’arrabatta sul trapezio, isolato, senza sotto nessun tappeto.  C’è infatti un crepuscolo indecoroso che alimenta la disaffezione dei cittadini e l’inquietudine sulla qualità della politica e dei politici assolutamente inadeguati al compito. Da troppi anni, inneggiando alla esigenza di distruggere la partitocrazia si arranca con una partitocrazia senza partiti e con il trionfo del pirandellismo politico.  E’ fallita l’idea di una riduzione verticistica della complessità democratica, dell’uomo solo al comando: i partiti sono stati svuotati di rappresentatività democratica continuando l’occupazione devastante delle Istituzioni dove ognuno fa gli affari suoi.

C’è una linea di frattura che percorre ogni schieramento e ogni partito, senza trovare uno sbocco per colmare il solco fra politica/istituzioni e cittadini e per affrontare i reali problemi aperti. Renzi, con una prognosi fatta a lume di naso, ritiene di aver la medicina giusta per far uscire il Paese da questo quasi-caos riproponendo a muso duro la sua linea: “Chi non è con me è contro di me”, chi è contro il Pd mette l’Italia in mano alle destre, alla Lega e/o al M5S. Per cui tutto quel che resta alla sua sinistra e alla sinistra del Pd non esiste, se esiste è perdente e quindi meglio stare alla larga se non si vuole sprofondare con i perdenti regalando l’Italia ai “barbari”.

Quindi gli appelli per spostare Renzi sulla retta via, a sinistra, non hanno senso. E non ha senso demonizzare Berlusconi, la cui alleanza può diventare decisiva proprio per evitare il disastro di un governo dei “barbari”. Tanto meno, all’opposto, ha senso l’antirenzismo tout court rilanciato a Piazza Santi Apostoli da Bersani&compagni, pur in versione Pisapia. Questa sinistra di scarsa credibilità capace solo di guerre civili al proprio interno, non ha una prospettiva politica e alle urne raccoglierà voti per una sterile testimonianza minoritaria. Manna per Grillo. Soprattutto per Berlusconi, pronto alla resurrezione. Matteo gioca l’ultima carta: “o la va o la spacca”.        

Tags:
renzirenzi palazzo chigirenzi governo





in evidenza
Al via le riprese del primo docufilm sulla vita privata di Alberto Sordi

Guarda le immagini

Al via le riprese del primo docufilm sulla vita privata di Alberto Sordi


in vetrina
Meteo: freddo a ripetizione. Weekend gelido con neve

Meteo: freddo a ripetizione. Weekend gelido con neve


motori
Alfa Romeo, dal DTM alle Super 2000 in scena al Museo Alfa di Arese

Alfa Romeo, dal DTM alle Super 2000 in scena al Museo Alfa di Arese

Testata giornalistica registrata - Direttore responsabile Angelo Maria Perrino - Reg. Trib. di Milano n° 210 dell'11 aprile 1996 - P.I. 11321290154

© 1996 - 2021 Uomini & Affari S.r.l. Tutti i diritti sono riservati

Per la tua pubblicità sul sito: Clicca qui

Contatti

Cookie Policy Privacy Policy

Cambia il consenso

Affaritaliani, prima di pubblicare foto, video o testi da internet, compie tutte le opportune verifiche al fine di accertarne il libero regime di circolazione e non violare i diritti di autore o altri diritti esclusivi di terzi. Per segnalare alla redazione eventuali errori nell'uso del materiale riservato, scriveteci a segnalafoto@affaritaliani.it: provvederemo prontamente alla rimozione del materiale lesivo di diritti di terzi.