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Politica
Il governo Renzi? Un regime senza alcuna legittimità


Di Paolo Sensini

Ed eccoci giunti all’epilogo del 2015. Un anno anche questo da dimenticare, il secondo che vede a capo del governo Matteo Renzi, ultimo presidente del consiglio non eletto da nessuno. Una sequela di “strappi” che ormai configurano un vero e proprio regime che ha sì, in ossequio ai maneggi presidenziali voluti da Giorgio Napolitano, un crisma legale, ma che però è sprovvisto di ogni attributo di legittimità.
Ma questo ai reggitori della Repubblica delle (ex) banane italiana non importa affatto, perché l’unica cosa che interessa loro è il monopolio della “narrazione mediatica”, e in ciò bisogna riconoscere che la scelta dell’ex boy scout di Rignano sull’Arno si è dimostrata al momento azzeccata. Chi avrebbe infatti una tale faccia tosta da propalare ogni giorno simili balle con il candore di un bambino? Chi potrebbe mentire giurando e spergiurando con tanta convinzione? Chi, ancora, riuscirebbe a spacciare una realtà per il suo opposto facendo credere di raccontare la pura verità?
Ci vuole talento, e anche tanto. In questo, il peones fiorentino ha dimostrato di averne, ma solo per svolgere tale compito. Tutto il resto è un’accozzaglia di manovre una più sgangherata dell’altra. Renzi si era fatto largo tra la gerontocrazia del PD brandendo la parola d’ordine “rottamazione”, ma una volta scalata la gerarchia del Partito ha solo sostituito le persone a lui invise e lasciato immutato il metodo. Quindi, dopo aver conquistato le primarie, è stato inopinatamente sbalzato nel febbraio 2014 a capo del governo senza averne alcun titolo o merito.
Prometteva di snellire una macchina burocratica (statale, regionale, provinciale e comunale) che ha ormai come unico compito di rendere impossibile la vita di chi produce, ma dopo quasi due anni di governo tale escrescenza è, se possibile, addirittura più pervasiva e invadente. Tuonava contro gli “sprechi di Stato” e su una spesa pubblica incontrollabile ma sinora, dopo fiumi di retorica in tal senso, non si è visto alcun taglio significativo. Anzi, si prevede che nel 2016 le uscite dello Stato cresceranno di nuovo (altri 9 miliardi in più), fino a raggiungere un totale di 840,6 miliardi di euro. Giurava che con lui “i giovani” sarebbero infine arrivati a trovare lavori dignitosi e all’altezza dei loro meriti, ma ogni anno, nonostante le declamazioni a reti unificate, si registrano afflussi di centinaia di miglia di ragazzi laureati o meno che se ne vanno all’estero come avveniva tra le fine dell’Ottocento e i primi del Novecento.
Se spostiamo l’attenzione sulla politica estera italiana il quadro è ancora più fosco, perché il paese è considerato un’entità di nessun peso sull’arena internazionale, buono solo a inviare truppe cammellate laddove NATO e Stati Uniti comandano. In questo, bisogna riconoscerlo con onestà, la colpa non è certo di Renzi, perché è solo l’ultimo a ereditare scelte e servitù che gravano da molti anni sul destino di quell’espressione geografica chiamata Italia. Di suo c’è solo l’entusiasmo e l’esuberanza inebetita con cui si fa carico di un simile fardello, spacciandolo come una missione nobilitante per l’intera nazione.
Insomma, sembra di assistere a un gigantesco show dove i fatti, se non si uniformano all’ideologia proclamata dal governo, tanto peggio per loro. E tutto il resto sono lamentazione dei “gufi” che gli “remano contro”. Cioè, in pratica, quasi tutti gli abitanti di questa disgraziata contrada.
Dovunque si profilano aumenti di tasse e tariffe, ma il ministero della Verità dichiara che dal prossimo anno “tutti pagheranno meno”. Si potrebbe dire che siamo entrati a pieno titolo nell’èra della governance orwelliana, intendendo con essa l’inversione della logica e dei fatti. Un lavoro sicuramente ben preparato dalla scuola pubblica dove vengono formate le future generazioni. Ma non basta ancora, e il prossimo passo consisterà nella persecuzione legale per i “gufi”, come vengono definiti con vezzo ornitologico gli oppositori di Renzi, che si ostinano chiamare le cose con il loro nome.
Al momento non sono previsti i Gulag per rieducare i “nemici del popolo”, ma una categoria sociale su cui scaricare tutti fallimenti governativi e la frustrazione popolare già esiste: l’evasore fiscale. Per ora è su questa figura di novello “sabotatore” che la disinformacija governativa ha dirottato le ire e distolto l’attenzione dei cittadini dai veri problemi che li affliggono. Ma presto, la feconda immaginazione al potere, saprà di nuovo stupirci.
Ci aspetta dunque un 2016 difficile in cui occorre tanta dignità e coraggio, due qualità oggi alquanto rare ma di cui abbiamo un gran bisogno. Buon anno a tutti.
 

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