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Politica
Renzi odiato perché non ha il tocco umano


Un articolo di Massimo Recalcati, sulla Repubblica (clicca qui per leggerlo) ha il titolo: “L’odio per Matteo e il lutto della sinistra”. Il testo non è sempre facile ma credo di averne ricavato due concetti: uno, Renzi è odiato perché inassimilabile come uomo di sinistra; due, la sinistra stessa è morta e non vuole accettarlo. Renzi col suo comportamento fa notare quella morte ed assurdamente il partito lo tratta come se fosse la causa, e non soltanto il messaggero di quell’avvenimento. La tesi è suggestiva, ma forse si possono proporre alcune obiezioni.

La sinistra dura e pura, quella utopica e massimalista, quella comunista e rivoluzionaria, oggi è improponibile. In Unione Sovietica il più grande esperimento di marxismo si è risolto in un fallimento e tutti i Paesi che hanno potuto liberarsi del comunismo l’hanno fatto con entusiasmo. Gli stessi Paesi che ancora oggi si proclamano comunisti, il comunismo o l’hanno  eviscerato dal punto di vista economico, come ha fatto la Cina, oppure, come Cuba, dimostrano ancora oggi che quel sistema è fonte di miseria e di illibertà. Nel mondo sviluppato, se qualcuno richiama le antiche ricette della sinistra, ottiene soltanto di provocare un allarme. Dunque la sinistra non dovrebbe affatto odiare chi le indica una nuova via e, sperabilmente, il modo di ottenere nuovi successi.

Per queste ragioni il Pd e in generale la sinistra avrebbero dovuto amare, non odiare, Matteo Renzi. E in buona misura, da principio l’hanno anche fatto, vedendolo correttamente non come un affossatore ma come un riformatore della sinistra. Questa infatti – contrariamente a quanto pensa  Recalcati – non morirà mai. Essa  rappresenta infatti il punto di vista idealistico e al limite utopico di tanta brava gente, magari di poca cultura storica, certo di grande cuore.

È vero che Renzi proclamava brutalmente la sua intenzione di mandare in pensione i vecchi leader, ma perché riteneva necessario un rinnovamento (“Con questi leader non vinceremo mai”, proclamava Nanni Moretti), non per far morire il partito. Voleva dunque rigettare i vecchi fanatismi e i vecchi steccati e proporre una nuova politica; flessibile, pragmatica, tollerante. Soprattutto più inclusiva che divisiva: prova ne sia che dialogava persino con Berlusconi. E questa immagine che dette di sé fu una delle principali cause del suo fulminante successo. Un successo – si badi – non limitato soltanto alla sinistra, ma esteso al centro e più o meno all’intero Paese.

Forse la pretesa “inassimilabilità” di Renzi, su cui Recalcati si dilunga, è stata vista più come un pregio che come un difetto, e il suo piglio di condottiero risoluto e vincente ha fatto il resto. Molta parte dell’Italia ha sognato di avere trovato in lui chi l’avrebbe salvata dalla crisi e dalla decadenza. Era un viatico di gloria. Se il miracolo non è durato, è stato per motivi economici e soprattutto umani.

L’Italia in crisi prima è stata delusa dalla mancanza di risultati. Poi è stata irritata dalle infinite bugie e dal trionfalismo vuoto del Presidente del Consiglio. Infine si è indignata dinanzi al suo evidente egocentrismo, ai suoi modi a volte sgarbati, alla sua insopportabile invadenza. Così nel dicembre del 2016 ha avuto una crisi di rigetto. Prima sembrava che a Renzi tutte le ciambelle riuscissero col buco, poi che la fortuna l’avesse del tutto abbandonato. Prima era sempre “vincente”, anche contro venti e maree, poi è stato visto come perdente ed è clamorosamente passato da simpatico ad odioso, per riprendere il concetto di Recalcati.

L’influenza del dato umano e personale è stata ancora più chiara nei rapporti con i colleghi di partito. Il suo modo di fare imperativo, arrogante e all’occasione irridente, gli ha creato un numero incalcolabile di nemici, ma lui non se ne è affatto preoccupato. E così il calo di gradimento, da prima sussurrato, a poco a poco ha raggiunto i  livelli minacciosi del tuono. Prima era sembrato stravagante che qualcuno lo criticasse, poi è sembrato sorprendente che qualcuno lo difendesse.

Può anche darsi che le ragioni politiche di cui parla Recalcati abbiano qualche reale fondamento, ma rimane il sospetto che gli oppositori di Renzi le abbiano cercate e trovate per giustificare la loro lotta contro un uomo che odiavano. E continueranno ad odiare, qualunque cosa farà. Lui per giunta ricambia cordialmente odio e disprezzo, figurarsi quante probabilità ci sono di avere una sinistra unita e vincente.

Finita la guerra, e a volte persino durante (si ricordi un famoso Natale della Prima Guerra Mondiale), i fanti che fino al giorno prima hanno cercato volenterosamente di ammazzarsi possono fraternizzare, perché nella guerra non c’è nulla di personale. Al contrario, fra i coniugi che si separano, possono nascere odi inestinguibili anche se prima non si sono mai torti un capello. E i greci, quando hanno dovuto creare il paradigma dell’odio, hanno scelto due fratelli, Eteocle e Polinice. Nella vita il “tocco umano” è essenziale. Purtroppo Renzi ne è totalmente sprovvisto.

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