Una voce clamorosa scuote il Pd. Bersani & Co. pronti allo strappo
Minoranza Pd: niente sì al referendum istituzionale
Tensione alle stelle nel Partito Democratico. La chiusura netta prima di Guerini e Seracchiani, poi di Boschi e Renzi a qualsiasi modifica alla legge elettorale ha fatto ulteriormente infuriare la minoranza dem. Fonti vicine a Pierluigi Bersani e agli altri leader della sinistra Pd, contattate da Affaritaliani.it, parlano di "misura colma" e di "situazione esposiva".
Il presidente del Consiglio dal Giappone si è affrettato a negare ogni legame tra l'Italicum e le riforme costituzionali. Ma è inevitabile che il collegamento ci sia tutto. E infatti il timido sì espresso nelle scorse settimane da Bersani, Cuperlo e Speranza al referendum di ottobre starebbe per trasformarsi nella decisione di lasciare libertà di voto. Schierarsi per il no, come ha già fatto il senatore Felice Casson o come probabilmente farà Massimo D'Alema, sarebbe forse un passo eccessivo (ma non escluso del tutto), però già non dire votate sì a quegli elettori del Pd che si riconoscono nella minoranza è comunque uno schiaffo non da poco a Renzi, alla Boschi e all'intera classe dirigente del Partito Democratico.
Lo showdown sta insomma per iniziare. Anche perché, come ha spiegato perfettamente Davide Zoggia (sinistra dem ) ad Affaritaliani.it, l'impressione (praticamente la certezza) è che il premier voglia trasformare i comitati per il sì al referendum nell'embrione di un nuovo soggetto politico centrista (il Partito della Nazione?) con Verdini, Alfano, Scelta Civica, Tosi e forse anche una parte di Forza Italia.
Una mossa che provocherebbe ovviamente l'uscita immediata della minoranza dem. Sempre che la scelta di non schierarsi per il sì al referendum non porti già nelle prossime settimane al divorzio che ormai, fuori e dentro il Pd, danno per scontato tra Renzi e il gruppo di Bersani e Speranza.