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Politica
Renzi? Peggio la claque di politici e manager che ora finge di non conoscerlo

Chi parla, nel piccolo - anzi nel piccolissimo - di una storia politica, ha avuto solo danni dall’opposizione a Matteo Renzi: contro il Nazareno, insieme ad altri amici, siamo usciti da Forza Italia, ricevendo un trattamento umano e politico da cani (non era ancora la stagione dell’attenzione brambillesca agli animali, evidentemente…); e personalmente, per quella scelta, sono stato pure sollevato dalla presidenza di una commissione parlamentare. Ma questo davvero rileva poco.

Resta il fatto che alcuni di noi, dall’inizio, non si sono fatti ammaliare dalla grande fascinazione che circondava Renzi. Con i miei amici, non siamo dunque sospettabili di simpatie “etrusche”.

Tre-quattro anni dopo, cioè adesso, Renzi sembra drammaticamente passato di moda, e c’è una specie di gara a prenderne le distanze. L’ossessiva promozione del suo libro ha prodotto commenti sarcastici e perfino scherno; su Internet c’è un dileggio quotidiano; anche “intellettuali” e “spin doctor” che fino a ieri erano più renziani di Renzi fanno a gara a rilasciare interviste al vetriolo.

Troppo comodo, a me pare. Peggio di Renzi c’è solo quella claque politica, mediatica, imprenditoriale, che ora fa finta di non conoscerlo, ma che per 36-48 mesi lo ha pompato, “dopato”, sostenuto.

Resta indimenticabile una campagna referendaria venezuelana, quella del 4 dicembre scorso, nella quale, tranne poche oasi di libertà, il fronte del sì poté dilagare, in violazione di qualunque correttezza informativa. Resta indimenticabile il sostegno dei giornaloni al triennio renziano, con toni che neanche la stampa progressista inglese aveva dedicato a Tony Blair dopo tre vittorie elettorali. Resta indimenticabile il sorrisino di scherno di chi ti spiegava che stava nascendo un nuovo “ventennio”, che non eri né sveglio né “cool” a sufficienza per capirlo. Resta indimenticabile una Confindustria che si piegava a fare volantinaggio, dai convegni ai rapporti del centro studi. Resta indimenticabile una Rai occupata in modo militare, e una Mediaset che lo “sparava” perfino negli show del sabato sera. Restano indimenticabili direttori, commentatori, opinionisti, retroscenisti, che ripetevano a pappagallo la lezioncina del giorno cucinata da Filippo Sensi, e che ora - con la stessa faccia e la stessa sicumera - pontificano sugli errori fatali di Renzi.

Il guaio è che Renzi passa, forse è già passato. E loro restano.

***

POSTILLA SUI VITALIZI

HO VOTATO A FAVORE DELLA LEGGINA ANTI-VITALIZI, MA...TEMPI CUPI

Ho votato a favore della cosiddetta leggina anti-vitalizi. La legge, per com'è scritta, non meritava un voto a favore, a onor del vero. Primo, perché la demagogia del richettismo è perdente rispetto alla più forte demagogia grillina (tra fotocopia e originale si sa cosa prevarrà...), e lo scoglio di una leggina non arginerà certo il mare dell'antipolitica. Secondo, perché la leggina fa acqua da tutte le parti, giuridicamente e politicamente. Anzi, giuridicamente è stata scritta - a me pare - anche con il retropensiero che tanto sarà affossata (dalla Corte Costituzionale o in altra sede). Ciò detto, l'ho comunque votata nella speranza/illusione che (almeno per qualche mese) quest’arma di distrazione di massa sia tolta dal tavolo e si cominci a parlare di cose serie: tasse, spesa, debito, banche, ruolo dell'Italia in Europa, immigrazione, sicurezza, piccole imprese. Basta cazzate, grazie. Da ultimo, due note di folklore: da un lato, la sempre maggiore volgarità di certa antipolitica, e, dall'altro lato, l'improvvisa loquacità pro-vitalizi di deputati di cui - in quattro anni - in Aula non si era quasi mai sentita la voce. Altri segni inequivocabili di quanto i tempi siano cupi.

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