Fondatore e direttore
Angelo Maria Perrino

Renzi non ha più Speranza

Renzi, referendum e minoranza Pd

Di Gianni Pardo
video fabbrini renzi


Alberto Maggi, su questo stesso giornale (leggi qui), riferisce che Roberto Speranza, “che finora aveva tenuto un atteggiamento più soft rispetto non solo a Massimo D'Alema ma anche a Pierluigi Bersani”, ha annunciato il suo no al referendum. Fin qui la notizia sarebbe banale, se non si notassero le parole con le quali l’ex capogruppo del Pd alla Camera ha annunciato quel “no”: “Sono stanco di leggere interviste, segnali di fumo, criptoaperture, mozioni farlocche”, “Il tempo delle parole è finito”. E Maggi conclude: “l'uscita di Speranza è il segno che orma la misura è colma”. L’articolo è notevole non soltanto per la notizia e i particolari che dà, ma soprattutto perché riesce a comunicare il sentimento che sta dietro questo annuncio. Uno stato d’animo che merita commento.

Per qualunque importante decisione politica, ognuno ha le sue buone ragioni. Per esempio, quando Alfano decise di disobbedire a Berlusconi, rimanendo al governo, fu perfettamente cosciente del vantaggio che gliene veniva e dei problemi che un giorno avrebbe potuto avere. E avrà. E fece quel passo con un notevole imbarazzo nei confronti di Berlusconi, l’uomo che l’aveva portato a quella carica. In fondo ha sempre tenuto a dare l’impressione che i rapporti umani fra di loro si potessero ricucire.

Il caso di Roberto Speranza è opposto. La decisione è del tutto ragionevole, e non è tale da doversene vergognare. È infatti evidente che Renzi non cambierà mai l’Italicum prima del referendum. E neppure dopo, se lo vince. Sicché l’unica soluzione, per chi non ama quella legge elettorale- e storce il naso dinanzi a certe modifiche costituzionali, è quella di buttare giù Renzi. Ma stavolta c’è un dato ulteriore, che Maggi così descrive: “la misura è colma”. Naturalmente non si tratta di una misura morale, perché la politica non è sottoposta all’etica. Si tratta piuttosto di un errore tecnico imperdonabile, per descrivere il quale può essere utile prenderla alla lontana.

Il Cristianesimo ha introdotto il dovere morale come un’ovvietà. Non soltanto molte persone cercano veramente di vivere in modo onesto e corretto, ma anche coloro che non lo fanno sentono il dovere di fingere che lo fanno. A parole siamo tutti da prendere ad esempio e “L’ipocrisia” - scriveva La Rochefoucauld - “è l’omaggio che il vizio rende alla virtù”.

I greci invece, pur stimando chi era onesto e morale, avevano un atteggiamento più tollerante ed erano comprensivi nei confronti delle debolezze umane. Non erano affatto severi, come certi romani dell’epoca repubblicana, e soprattutto non come, molti secoli dopo, dei protestanti come Calvino. Richiedevano la virtù, ma senza eccessi. Non dimentichiamo quel greco che chiedeva l’esilio di Aristide perché era stanco della sua fama di uomo integerrimo. Del resto neanche gli dei erano dei modelli di comportamento. Giove era un adultero impenitente e Apollo per rivalità artistiche scorticò vivo Marsia: a questo punto non si poteva certo essere inflessibili con i mortali. E tuttavia qualcosa non perdonavano quegli stessi dei: l’eccesso. Lo chiamavano hybris. E quando si commetteva questo “peccato”, la punizione poteva essere spietata. Latona, gelosa ed irata, manda Febo e Artemide ad uccidere i quattordici figli di Niobe, perché costei ne aveva vantato troppo la bellezza. I greci avevano la religione della moderazione.

Dunque un ateniese dell’età classica non avrebbe preteso da Renzi il mantenimento delle promesse, il rispetto degli avversari o lo stile pacato e sorridente di un Giulio Andreotti. Avrebbe accettato che fosse spudorato, arrogante, violento, ambizioso e spietato, perfino: ma senza arrivare ad un tale eccesso da disturbare gli dei. E l’abbandono di Speranza, con le sue motivazioni, è soltanto l’indice di questa mancanza di misura del nostro giovane Premier. Una caratteristica che lo ha spinto a commettere l’errore forse più grave della sua vita: legare il “sì” al referendum alla sua permanenza al potere. Perché proprio questo collegamento potrebbe spingere milioni di italiani a votare “no”.

Ora il nostro Premier cerca di fare marcia indietro ma, come nota Giorgio Napolitano, è impossibile. Se col referendum gli andrà bene, avrà tentazioni “caudillistiche”, se sarà costretto a lasciare Palazzo Chigi, Renzi avrà molte difficoltà a rimontare in sella. Come dice Maggi: “Contro il governo [ci sono] tutto il Centrodestra, i 5 Stelle, e la sinistra sia dentro il Pd sia fuori, come Sel e Rifondazione”. Con la sua “hybris” si è fatto un tale numero di nemici, che se cade si accorgerà anche di essere rimasto solo. Senza Speranza.

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