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Politica
L'effetto Brexit spaventa Renzi. Ora è allarme per il referendum

Modificare l'Italicum per scongiurare rischi sul referendum di ottobre. Una richiesta al presidente del consiglio Matteo Renzi che si fa sempre piu' pressante con il passare dei giorni. Al partito di chi chiede una modifica della legge elettorale si e' iscritto anche Gianni Cuperlo che ha riunito Sinistradem a Bologna, spiegando che un cambio in tal senso facilitera' il percorso anche sul referendum. Una richiesta, quella sull'Italicum, che nei giorni scorsi e' arrivata da piu' fronti. Innanzitutto dai centristi che ribadiscono la necessita' di siglare un patto contro i populismi, di assegnare il premio alla coalizione e non alla lista, ma anche dall'interno del Pd, con l'area che fa riferimento a Franceschini che ha ribadito al premier, riferiscono fonti parlamentari, di modificare schema, anche in conseguenza di quello che e' successo in Gran Bretagna.

L'offensiva lanciata nei confronti di Renzi e' partita dal voto di due giorni fa in Senato, dove i centristi con l'aiuto dei verdiniani e di Forza Italia, hanno fatto capire di essere determinanti sui numeri. E' continuata dalla minoranza Pd con Bersani e Speranza che hanno chiesto al presidente del Consiglio "una sterzata", altrimenti non ci sara' nessuna delega in bianco sui provvedimenti. Ma il premier, riferiscono fonti parlamentari del Pd, non e' intenzionato a trattare sul sistema di voto sotto le minacce o perche' alle Amministrative il Pd ha registrato un risultato non lusinghiero.

Il tema resta sul tavolo, c'e' una proposta di modifica della legge elettorale firmata da Pisicchio che arrivera' presto in Aula, ma al momento il segretario dem - sottolineano le stesse fonti - non assumera' alcuna iniziativa in questa direzione e punta ad aprire, anche con il rafforzamento della segreteria dem, ad un rilancio nel partito e ad una nuova fase di responsabilita' in Parlamento dopo il voto sulla Brexit. Lasciando margini al Parlamento di discutere della legge elettorale, ma senza porre alcun sigillo di suo pugno.

L'imperativo resta la battaglia sul referendum. Non a caso è stato un ministro come Maurizio Martina, ex bersaniano ormai molto vicino al segretario, a chiedere un cambio di passo, un Pd "da combattimento" che superi le divisioni interne per vincere la sfida ai populismi in Italia e in Europa. A disposizione ci sono tre mesi abbondanti visto che il referendum, precisano fonti dem, si terra' ad ottobre, probabilmente nella seconda settimana. Dunque nessuno slittamento.

L'obiettivo e' quello di condurre una campagna gia' da luglio, mettendo al servizio del Pd una squadra apposita che possa spiegare ai cittadini il merito della riforma costituzionale. "Se si perde il referendum - ribadiscono i renziani - c'e' solo il voto anticipato, nessuna alternativa di governo". L'ombra di David Cameron, e della sua uscita anticipata dalla scena politica a causa proprio di un referendum, incombe sullo scenario politico italiano e anche per questo Renzi sta cercando di porre un argine all'ondata populista che e' uno dei fattori alla base della vittoria del Brexit.

Sabato, a Palazzo Chigi, il premier ha continuato ad esaminiate il dossier con Pier Carlo Padoan, il sottosegretario Claudio de Vincenti e il ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, facendosi aggiornare sullo svolgimento del summit dei ministri degli Esteri a Berlino al telefono dal ministro Paolo Gentiloni. Nel pomeriggio, poi, Renzi e' volato a Parigi per incontrare Francois Hollande e pianificare la strategia da mettere in campo, di qui all'uscita definitiva della Gran Bretagna dall'Unione. Non solo: i due esponenti del Pse dovranno cominciare a gettare le basi per quel l'asse anti populista Pse-Ppe da proporre, prima fra tutti, alla Cancelliera tedesca Angela Merkel che vedranno lunedi' a Berlino.

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renzi brexit riforme pd governo





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